In Italia sotto tiro l’offerta di giornali gratis
Sotto la lente degli inquirenti la diffusione illegale dei pdf di quotidiani e periodici
Un’edicola digitale personalizzata totalmente gratuita, con consegna del bouquet dei giornali prescelti all’orario più gradito. È questo il settore di business che sta dando problemi, almeno in Italia, alla piattaforma Telegram, finita nel mirino di tre uffici giudiziari per un ventaglio di ipotesi di reato. Illeciti che travalicano l’ambito strettamente digitale (accesso abusivo a sistema informatico) partendo dal furto di file, spaziando poi dalla ricettazione al riciclaggio e rischiando di approdare infine anche sul delicatissimo terreno fiscale.
Alle iniziative della Procura di Bari, con i primi sequestri a fine aprile di decine di chat di Telegram con annesse le edicole in Pdf di quotidiani e periodici, si è aggiunto il 12 maggio scorso il Tribunale di Roma, dove il Gip Anna Maria Gavoni ha emesso un decreto di sequestro tramite oscuramento dei canali della chat russa utilizzati per la pirateria editoriale. Il provvedimento cautelare del Gip capitolino, affidato per l’esecuzione al Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Gdf, segna un cambio di passo importante nell’indagine perché dribbla la collaborazione di Telegram (offerta alla Procura di Bari nell’individuazione delle catene di distribuzione dei Pdf pirata) e si rivolge direttamente agli Isp, cioè ai distributori di segnale dell’ultimo miglio, soggetti del tutto neutri nella catena di trasmissione della rete. Ma mentre per gli Isp è ormai prassi oscurare siti e domini internet che violano il diritto d’autore ( anche in questa stessa indagine sono stati trovati 28 indirizzi “www” di pirati editoriali, già tutti sequestrati) la piattaforma di messaggistica istantanea di Telegram raggiunta dal decreto del Gip romano rappresenta un enorme problema. Gli Isp si trovano infatti di fronte a una drammatica alternativa nell’eseguire la chiusura delle 8 chat incriminate: non potendo per legge scansionare tutto ciò che passa per Telegram - i controlli a setaccio sono vietati dalla Direttiva europea e dalla legge italiana per evidenti ragioni di privacy - i fornitori dell’ultimo miglio dovrebbero staccare/oscurare completamente l’intero servizio di messaggistica istantanea nato in Russia, con ripercussioni immaginabili per milioni di utenti italiani. La situazione è in stallo, l’associazione degli Isp formalmente non ha preso posizione ma è chiaro che nelle prossime ore si dovrà trovare una via d’uscita.
Intanto l’inchiesta di Bari, nata dall’esposto della federazione editori giornali e come quella di Roma ancora svolta nei confronti di persone da indentificare, ha già prodotto i primi risultati, anche se è vero che i 114 canali sequestrati sono stati rimpiazzati quasi istantaneamente da altri “ignoti” utenti. Ciò dimostra, secondo alcuni commentatori, che l’idea di neutralità delle piattaforme di servizi come Telegram ( (ma ma anche WhatsApp, Google, Facebook ecc) è ormai una finzione giuridica che funge più che altro da schermo. Anche perché i versanti più interessanti delle indagini, a Bari come a Roma fino all’ufficio di Milano, stanno dirigendosi verso la redditività di questi servizi, gratuiti per gli utenti ma molto redditizi per i gestori della piattaforma che lavorano sulla profilazione dei navigatori e quindi sulla targhetizzazione pubblicitaria. La realizzazione di profitti porterebbe i magistrati sul terreno più insidioso per tutti i big della rete: l’elusione/evasione fiscale.