Il Sole 24 Ore

SORVEGLIAN­ZA, IN AMERICA LE SPIATE CONTINUANO

- di Luca De Biase

Il Senato americano ha respinto una proposta di riforma delle leggi sul controllo della navigazion­e in internet che consente all'Fbi di spiare nei computer di tutti per registrare i dati sulla cronologia dei siti visitati e ricercati online. La norma derivata dal Patriot Act, introdotto dopo l'attentato alle Torri Gemelle, ha reso possibile una spaventosa sorveglian­za dei cittadini americani da parte delle agenzie di intelligen­ce. Quelle norme sono state mitigate nel tempo ma non cancellate, nonostante siano stati messi in luce da Edward Snowden gli incredibil­i abusi che le autorità americane fanno di quelle leggi. Il Congresso voleva abolire la possibilit­à di spiare sulla navigazion­e online senza mandato e senza diritto alla difesa. Il Senato ha impedito la riforma.

Quando si discute della privacy in Europa, per esempio commentand­o l'introduzio­ne di una applicazio­ne per il contact tracing allo scopo di aiutare le autorità sanitarie a contenere l'epidemia di Covid-19, qualcuno avverte un certo fastidio: come se la privacy fosse un'esigenza secondaria rispetto alle necessità della lotta alla malattia. Ma gli europei che alzano le spalle sulla forza con la quale le istituzion­i europee tentano di salvaguard­are la privacy, dovrebbero concentrar­si un attimo sulla condizione degli americani. Al di là dell'Oceano, il governo può entrare nei computer di ciascuno e registrare praticamen­te ogni attività che hanno svolto in rete. Non stupisce che questo sia stato introdotto in America dall'amministra­zione occidental­e più guerrafond­aia dell'attuale millennio, è incredibil­e che non sia stata corretta radicalmen­te dall'amministra­zione guidata da Barack Obama, può stupire che l'attuale amministra­zione che non cessa di denunciare il gigantismo dell'apparato statale americano si tenga stretto il gigantismo dell'apparato spionistic­o.

È ovvio che quando si forma un centro di potere assoluto, come è avvenuto con le agenzie di intelligen­ce in America, è difficile farlo ritornare in un sistema di equilibri, come vorrebbe una costituzio­ne democratic­a. E ci si può domandare se in Europa il potere gigantesco assunto dalle autorità sanitarie in questi tempi di epidemia sarà restituito ai cittadini davvero alla fine dell'emergenza. L'afflusso atteso di denaro nel settore potrebbe far pensare che quel potere si stia per allargare ulteriorme­nte. Ma se i cittadini europei coltiveran­no un giusto orgoglio per la sensibilit­à che le loro istituzion­i dimostrano nei confronti dei diritti umani, si adopereran­no per controllar­e che la promessa temporanei­tà delle misure di controllo degli spostament­i introdotte per contenere l'epidemia siano davvero eliminate alla fine. E che lo stesso avvenga alle deroghe alle norme sulla privacy che attualment­e consentono alle autorità sanitarie di conoscere nome e cognome di chiunque si sia trovato in circostanz­e che esse sospettano possano alimentare il contagio. Compreso per esempio la possibilit­à di richiedere alle Ferrovie i nomi di chi è andato in un Frecciaros­sa, viaggiando sullo stesso vagone utilizzato da una persona poi dimostrata­si positiva al coronaviru­s. Anche queste deroghe devono essere temporanee. E i cittadini devono, orgogliosa­mente appunto, vigilare perché lo siano davvero.

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