Pandemia, ora Pechino apre sull’inchiesta
All’assemblea dell’Oms il presidente cinese apre a una inchiesta sul Covid-19 Il direttore generale Tedros: «Rischio di nuovi contagi, cautela nelle riaperture»
Pechino ora apre a un’indagine internazionale sulla pandemia Covid-19. All’assemblea Oms il presidente Xi Jinping ha appoggiato una «inchiesta» sulla risposta alla pandemia. Pechino ha offerto all’Oms due miliardi di dollari e proposto di condividere un futuro vaccino, promuovendo in Cina un centro di risposta internazionale alle epidemie.
Tra forti pressioni e abili mosse diplomatiche, la Cina riesce a rintuzzare le critiche e bloccare o reindirizzare iniziative sgradite, alla 73esima assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità (che si sta svolgendo in modo “virtuale» tra i rappresentanti di 194 Paesi), proponendosi come campione di una risposta globale al Covid e mostrandosi generosa verso le nazioni in via di sviluppo e la condivisione di futuri vaccini.
In un video di 10 minuti, il presidente Xi Jinping ha detto di appoggiare una «inchiesta onnicomprensiva» sulla risposta globale alla pandemia da Covid- 19 guidata dall’Oms: il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus - che ieri ha tra l’altro raccomandato ai Paesi di non avere fretta nel riaprire le attività sottoposte a restrizioni - ha annunciato che l’inchiesta indipendente si farà ma «nel più vicino tempo appropriato » .
Fino alla vigilia, la Cina non ne voleva sentir parlare e aveva attaccato i Paesi che l’avevano proposta, irritandosi anche per una iniziativa in materia su cui la Ue e l’Australia avevano costruito un ampio consenso (che potrebbe essere discussa oggi).
Xi ha cambiato rotta, spezzando una lancia in favore dell’inchiesta, purché sia onnicomprensiva - focalizzata sulla risposta globale, non sulle origini del virus - e «dopo che la pandemia sia portata sotto controllo». Rivendicando trasparenza e responsabilità, il presidente ha quindi offerto all’Oms due miliardi di dollari (in contrasto stridente con gli Usa, che hanno congelato i loro finanziamenti) e proposto di fondare in Cina un centro di risposta globale umanitaria per combattere le epidemia.
Trovando accenti simili a quelli della Ue, si è opposto a esclusive sui vaccini, assicurando che considererà un «bene pubblico globale» i vaccini che saranno sviluppati in Cina.
Pechino ha anche trionfato nel bloccare l’ingresso di Taiwan nell’organizzazione come osservatore: Taipei ha ritirato la richiesta dopo aver riscontrato il successo delle pressioni contrarie di Pechino e l’assemblea è parsa ben contenta del rinvio. Per il segretario di Stato Mike Pompeo sarebbe la « mancanza di indipendenza » del filocinese Tedros a «privare l’assemblea della rinomata competenza scientifica di Taiwan sulla pandemia » e a « danneggiare ulteriormente la credibilità e l’efficacia dell’Oms » .
Che l’Oms abbia bisogno di riforme, l’ha riconosciuto anche il panel di supervisione dell’Organizzazione: ad esempio, andrebbero introdotti «successivi livelli di allerta» prima della dichiarazione di emergenza internazionale; soprattutto, però, è il budget annuale a essere troppo modesto. Il panel ritiene che di qui a fine anno l’Oms abbia bisogno di 1,7 miliardi di dollari, di cui ne mancano all’appello 1,3 miliardi (promesse cinesi escluse). Per il resto, il panel ha appoggiato l’idea di una indagine, «ma non durante il picco della risposta» e rilevato che una «crescente politicizzazione» rischia di intaccare gli sforzi anti-Covid.
Si sta intanto profilando una iniziativa franco-tedesca per la riforma dell’organizzazione (da elaborare durante l’imminente semestre di presidenza tedesco), con focus sul miglioramento del lavoro di coordinamento e sulla tempestività della raccolta di informazioni.
Tedros, infine, ha invitato a non aver fretta nell’abolire le restrizioni ad attività e movimenti: «È proprio perché vogliamo la ripresa più rapida possibile che invitiamo i Paesi a procedere con cautela. I Paesi che agiscono con troppa fretta senza mettere in atto un’architettura di salute pubblica per rilevare e sopprimere la trasmissione del virus, corrono il rischio reale di mettere in pericolo la loro ripresa».La maggior parte della popolazione mondiale, ha aggiunto, è ancora in pericolo.