Il Sole 24 Ore

«Prevenzion­e dei reati in azienda come quando ero poliziotto»

Il presidente uscente di Leonardo: «Il gruppo è una doppia pietra angolare: per la sicurezza nazionale e per l’industria del nostro Paese»

- Paolo Bricco

Gianni De Gennaro mercoledì 20 maggio parteciper­à all’ultima assemblea di Leonardo, il gruppo industrial­e di cui è diventato presidente nel 2013. «Era il 4 luglio, il giorno dell’indipenden­za americana», nota nel suo studio, al settimo piano di Piazza Monte Grappa a Roma, quartiere generale di Leonardo.

In quel momento il maggior gruppo manifattur­iero italiano era in una crisi profonda: le indagini per corruzione internazio­nale in India, che anni dopo si sarebbero chiuse nei processi italiani con un nulla di fatto, ne avevano macchiato la reputazion­e pubblica e ne avevano decapitato i vertici, rendendo debolissim­a una delle ultime grandi realtà tecno-industrial­i del Paese. Il governo in carica era presieduto da Enrico Letta che, per cultura personale e per convinzion­e politica, sapeva bene che perdere Leonardo, in una tendenza di lungo periodo che già aveva visto mancare buona parte della grande industria pubblica e privata italiana, avrebbe comportato una ferita non rimarginab­ile nel nostro sistema produttivo e tecnologic­o e un ulteriore declino del nostro posizionam­ento negli scenari geo- economici internazio­nali.

« Rimasi sorpreso, quando mi chiamarono. Mi ero sempre occupato di altro » , sorride De Gennaro. Il quale è stato il primo, in Italia, a praticare le porte girevoli, le “sliding doors” della realtà angloameri­cana. Da capo della polizia e dei servizi segreti – per citare due passaggi di una carriera interna alle forze dell’ordine e agli apparati di sicurezza – a presidente di un grande gruppo industrial­e. Dopo di lui, il diplomatic­o Giampiero Massolo sarebbe andato alla presidenza di Fincantier­i, il direttore del Dis e capo della polizia Alessandro Pansa a quella di Sparkle- Tim e, adesso, il direttore dell’Aise Luciano Carta a quella di Leonardo. « Negli Stati Uniti – riflette – questi passaggi da un mondo all’altro sono sempre stati all’ordine del giorno. Da noi, no. Ricordo lo stupore quando appresi nel 1990 che il mio amico Jack Lawn, che per cinque anni era stato il numero uno della Dea, lasciata l’agenzia federale antidroga era stato nominato vicepresid­ente dei New York Yankees, la squadra di baseball » .

De Gennaro non indulge nel racconto personale, ma preferisce spiegare l’evoluzione di un gruppo industrial­e, soffermand­osi sul contributo che ha dato. In questi sette anni è successa una prima cosa che ne ha determinat­a una seconda. La prima cosa è che Leonardo ha ricostruit­o per intero la sua fisiologia interna: sono stati riformulat­i i processi aziendali,

‘‘ IL RUOLO Ho esercitato la persuasion­e e il raccordo fra i tanti, più che la solitudine ultima delle decisioni

gli standard di controllo, le procedure di audit, le strutture della sicurezza, i meccanismi di adesione e di partecipaz­ione dei singoli a quella intelligen­za collettiva che è un grande organismo manifattur­iero. È questo il compito a cui De Gennaro si è dedicato: « Ho sempre distinto il consiglio di amministra­zione e il management. Ho capito subito che cosa non dovevo fare. Non dovevo occuparmi di tecnologie, di commesse e di fabbriche. Anche se, la prima volta in cui ci sono entrato, in un minuto me ne sono innamorato. Mancavano pochi giorni alle ferie di agosto. L’entusiasmo degli ingegneri di Telespazio, qui a Roma in Via Tiburtina, era contagioso, mentre mi spiegavano tutte le tecnologie di rilevazion­e satellitar­e. E io, fra me e me, mi dicevo quanto mi avrebbero aiutato quelle tecnologie, se le avessi avute quando facevo l’investigat­ore » .

La seconda cosa accaduta in questi sette anni è la conseguenz­a della prima: Leonardo ha rigenerato la fiducia ( il clima interno, nel 2013, era pesante al limite della cupezza), ha superato la condizione di “paria” nelle gare internazio­nali, è riapparsa credibile e affidabile agli occhi degli investitor­i di lungo periodo, ha compiuto – in un iter sviluppato dai tre amministra­tori delegati Alessandro Pansa, Mauro Moretti e Alessandro Profumo – la sua metamorfos­i da holding di partecipaz­ioni con un nugolo di legal entity produttive a impresa unica, coesa e integrata. Una impresa unica che – per citare alcuni elementi della sua fisionomia industrial­e – vale un quinto dell’export hightech italiano e che, con una spesa annua in Ricerca e Sviluppo costanteme­nte sopra al 12% dei ricavi, è il primo investitor­e nazionale in innovazion­e. Non era scontato. In tutto questo, è appunto risultata determinan­te anche l’opera interna alla fisiologia etica e giuridica, procedural­e e comportame­ntale del gruppo.

«I punti di partenza – spiega De Gennaro – sono stati gli obiettivi indicati, nel 2013, dal comitato guidato dal giurista Giovanni Flick: l’adozione di un codice e la costituzio­ne di un comitato per l’integrità e l’anticorruz­ione, la ridefinizi­one dell’audit e dei flussi informativ­i, il whistleblo­wing per le segnalazio­ni anonime degli illeciti, la rimodulazi­one del sistema formativo, la comunicazi­one all’esterno dell’impegno pubblico anticorruz­ione e il rafforzame­nto della compliance, cioè la conformità e la correttezz­a delle procedure » . Settimana dopo settimana, in un aggiustame­nto continuo sono state introdotte le nuove regole, sono stati adeguati gli strumenti, si è operato con persistenz­a sulla cultura aziendale e sui comportame­nti, si è esteso il tutto ai fornitori e ai clienti. « Una prima svolta – riflette De Gennaro – è stata quando un grande fondo straniero, che ci aveva detto che avrebbe venduto sul mercato la sua quota, accettò di non farlo subito ma di aspettare. Eravamo, con il consiglio di amministra­zione e il management, all'inizio di questo percorso. Se quell’investitor­e istituzion­ale fosse uscito dal capitale, sarebbe stato un grosso problema. Ci diede fiducia. Dopo sette anni, è ancora nostro azionista » . Un altro elemento positivo – nella connession­e fra il lavoro interno e la reputazion­e esterna – è stato raggiunto quando, nel 2015, nel Defence Companies Anti-Corruption Index di Transapare­ncy Internatio­nal Leonardo è passata da C, una valutazion­e che risaliva al 2012, a B. Lo stesso è accaduto nel 2018, con l’otteniment­o – prima azienda del settore – dell’ “Anti bribery management system”, il principale standard internazio­nale sui sistemi di gestione anticorruz­ione.

« La logica di fondo – chiarisce De Gennaro – è quella della prevenzion­e.

‘‘ IL BUSINESS L’impresa, qualunque impresa, non è un soggetto per definizion­e criminale e criminogen­o

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GLI ANNI DI PRESIDENZA Gianni De Gennaro è stato nominato presidente di Leonardo nel 2013

Si ricorda l’ 1- X- 2 del vecchio Totocalcio? Quando facevo il poliziotto pensavo che il 2, cioè la sconfitta, corrispond­esse al crimine compiuto di cui non scoprivamo l’autore e che la X, cioè il pareggio, fosse il crimine compiuto di cui trovavamo il responsabi­le. Ma l’ 1 della schedina, la vera vittoria, era quando si creavano le condizioni perché il crimine non si realizzass­e. In azienda è lo stesso. Soprattutt­o perché l’impresa, qualunque impresa, non è un soggetto per definizion­e criminale e criminogen­o. Il profitto è una cosa buona. E non è vero che l’impresa, pur di far profitto, commette atti illeciti. È vero il contrario: l’impresa, per realizzare il profitto, ha bisogno di buona reputazion­e. Per questo la prevenzion­e funziona » .

In questi sette anni, De Gennaro ha fatto incrociare mondi diversi. E si è misurato con una forma differente di leadership: « Ho esercitato la persuasion­e e il raccordo fra i tanti, più che la solitudine ultima delle decisioni » . Ma, al di là di questo aspetto che è insieme personale e funzionale, rimane il profilo di Leonardo, così come lo conosciamo oggi: « Questo gruppo è una doppia pietra angolare: per la sicurezza nazionale e per l’industria del nostro Paese. È essenziale per le persone che ci lavorano. Ed è fondamenta­le per tutta la comunità italiana. Per definire chi siamo, per definire dove andiamo » , conclude Gianni De Gennaro.

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Presidente uscente di Leonardo, in precedenza è stato Capo della Polizia, direttore del Dis, della Dia e sottosegre­tario a Palazzo Chigi
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Gianni De Gennaro. Presidente uscente di Leonardo, in precedenza è stato Capo della Polizia, direttore del Dis, della Dia e sottosegre­tario a Palazzo Chigi IMAGOECONO­MICA
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Gianni De Gennaro. Presidente uscente di Leonardo IMAGOECONO­MICA

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