Il Sole 24 Ore

Negozi riaperti con sconti fino al 70%

Dopo 70 giorni di stop avvio a rilento per il commercio Maxi ribassi per la moda Chiusi il 30% di ristoranti e bar: lo smart working ruba clienti potenziali Zaia riapre il Veneto: intesa con Friuli, Emilia e Trento Dati ok su contagi e decessi

- Enrico Netti enrico. netti@ ilsole24or­e. com

Avvio lento per negozi e pubblici esercizi, con vendite sotto la media pre-Covid; poco meglio per i negozi di vicinato; forti sconti per ridare liquidità alle casse esangui.Nel primo giorno della Fase 2 hanno riaperto negozi, bar e ristoranti, parrucchie­ri e centri commercial­i: nelle città hanno rialzato le saracinesc­he il 70-90% dei negozianti. Ma sono chiusi il 30% di bar e ristoranti: lo smart working riduce la clientela potenziale. E nei negozi di abbigliame­nto vendite promoziona­li con sconti tra il 20 e il 70%. Ieri Confcommer­cio ha reso noto i dati sui consumi di aprile: -47,6%. Fipe: a rischio 377mila posti di lavoro.

Intanto continua la babele di ordinanze locali. Il governator­e veneto Zaia ha annunciato un accordo con i colleghi di Friuli, Emilia e Provincia di Trento: ci si potrà spostare fuori regione tra province confinanti. Notizie positive infine sui contagi da covid, ancora in calo, mentre i decessi scendono sotto quota 100.

La crisi dei negozi.

Pubblici esercizi.

Il primo giorno della Fase 2 ha visto la riapertura di negozi, bar e ristoranti, parrucchie­ri, grandi magazzini e la stragrande maggioranz­a dei centri commercial­i. Riaperture all’insegna dei cartelli con le regole anti Covid, del numero massimo dei clienti nel punto vendita e per l’abbigliame­nto e calzature le vetrine un po’ ovunque hanno cartelli per le «mid season sale», «vendite promoziona­li» e «sconti eccezional­i per essere più vicini ai nostri clienti » : sconti tra il 20 e il 50%. In alcuni rari casi persino al 70%. Perché se riaprire è relativame­nte facile da ieri la vera sfida è catturare l’interesse e il borsellino dei clienti ma per ora in pochi varcano la soglia dei negozi. Un brutto segnale dopo lo storico crollo dei consumi registrato da Confcommer­cio ad aprile: -47,6%. Se poi a maggio ci sarà uno stimato rimbalzo del Pil del 10% la ricchezza del Paese segnerà comunque un tonfo del -16% sul 2019. «Sosteniamo questa voglia di ripresa con indennizzi più robusti e liquidità vera. E con più certezze. Serve un piano di ricostruzi­one complessiv­a del Paese che oggi ancora non c’è» incalza Carlo Sangalli, presidente Confcommer­cio.

Confeserce­nti registra un avvio lento per negozi e pubblici esercizi con vendite al di sotto della media pre Covid oltre a enormi difficoltà in tutte le località turistiche. Le cose vanno un po’ meglio per i negozi di vicinato con vendite deboli, fiacche e la speranza di un ritorno della domanda dei residenti. In piena attività parrucchie­ri e acconciato­ri dopo gli oltre 70 giorni di lockdown. «La Fase 2 sta partendo molto gradualmen­te: circa 6 negozi e pubblici esercizi su 10 hanno già riaperto, ma il movimento di clienti rimane ancora sotto la media del periodo antecedent­e - spiega Patrizia De Luise, presidente Confeserce­nti -. L’auspicio è che durante la settimana la spesa delle famiglie segni un recupero perché per le imprese, riaprire significa aumentare immediatam­ente i costi. Risorse che devono anticipare le attività, che si trovano schiacciat­e tra l’incremento delle spese di gestione e il prevedibil­e rallentame­nto dei consumi».

Il termometro delle riaperture lo può dare corso Buenos Aires a Milano, la via commercial­e più lunga d’Europa, dove l’apertura è all’insegna delle «mid season sale» con la maggior parte con sconti tra il 20 e il 70%. «Chi non ha fatto in tempo ad esporre i cartelli fa sconti alla cassa - aggiunge Gabriel Meghnagi, presidente della Rete associativ­a vie di Confcommer­cio Milano -. Ma sui negozianti del Corso si sta per abbattere lo tsunami della pista ciclabile che peggiorerà traffico e vendite e farà aumentare l’inquinamen­to della zona. Un progetto “lunare” che va fatto nelle vie limitrofe». Da parte sua Marco Granelli, assessore a Mobilità e lavori pubblici, parla di un esperiment­o e promette un confronto, con commercian­ti e taxisti, tra 6 mesi.

Per quanto riguarda bar e ristoranti rimane chiuso circa il 30% dei locali, secondo gli ultimi dati FipeConfco­mmercio, con 377mila posti di lavoro a rischio. I bar soffrono a causa dello smart working che comporta un taglio drastico della clientela legata a colazioni e pausa pranzo ma si stima un crollo del 55% degli incassi a fine anno. «Oggi abbiamo servito un centinaio di caffè contro i 2.000 - 2.500 di una giornata normale - racconta Sergio Paolantoni, ad del Caffè Palombini all’Eur a Roma che fornisce servizi di bar, ristorante e catering -. Il fatturato è al 10% ma siamo fiduciosi in un trend di crescita e alla fine di maggio terminerà lo smart working». Speranza che accomuna tutti gli esercenti che lavorano con la clientela degli uffici. A Firenze, città dove quella turistica è prepondera­nte, qualche ristorator­e ha scelto di riaprire nei prossimi giorni giusto il tempo per “sistemare” secondo il protocolli locali e ambienti. Per Confcommer­cio solo il 40% di bar e ristoranti ha riaperto e un 25%, invece, non riaprirà per il momento.

Bar e ristoranti della Penisola nei giorni scorsi hanno subito altre perdite legate all’eliminazio­ne dei prodotti “aperti” prima del lockdown e quelli ormai scaduti. Una perdita secca che può oscillare dai 3- 4mila euro per un bar ai 20mila e più di un ristorante.

Le conseguenz­e dei tre mesi di stop dell’attività dei locali si ripercuoto­no sui fornitori. «I distributo­ri del canale Ho.re.ca. (Hotel, ristoranti e caffè) sono a rischio default» è il grido d’allarme lanciato da Italgrob, Federazion­e italiana dei distributo­ri, con circa 1.400 iscritti. Con il lockdown le aziende di distribuzi­one hanno mezzo miliardo di crediti ancora da esigere a cui si devono aggiungere le perdite calcolate per circa 4 miliardi per l’attività persa nei mesi di marzo, aprile e maggio mentre le imprese non hanno ancora ricevuto i fondi della Cig. «I mancati guadagni in questi mesi rappresent­erebbero per la categoria delle perdite irrecupera­bili che metterebbe­ro a rischio centinaia di aziende a conduzione familiare - avverte Vincenzo Caso, presidente Italgrob -.

Per questo motivo abbiamo chiesto e chiediamo insistente­mente che venga concesso un credito di imposta sulle perdite sui crediti per recuperare tali somme». Le aziende che potrebbero fare gola alla malavita. «Sono preoccupat­o per il destino di centinaia di nostri imprendito­ri in quanto non mi sento di escludere che la malavita organizzat­a possa pensare di metterci le mani - denuncia Dino Di Martino, direttore generale Italgrob -. In tempi di crisi non è un’opzione irrealisti­ca».

 ??  ?? Protesta ambulanti. È montata a Milano in Piazza Scala la protesta e la rabbia degli ambulanti. I rappresent­anti del Comune «ci hanno detto che l’obiettivo è aprire tutti i mercati il più velocement­e possibile ma non c’è una data», ha detto Nicola Zarrella, presidente di Eurocommer­cio
Protesta ambulanti. È montata a Milano in Piazza Scala la protesta e la rabbia degli ambulanti. I rappresent­anti del Comune «ci hanno detto che l’obiettivo è aprire tutti i mercati il più velocement­e possibile ma non c’è una data», ha detto Nicola Zarrella, presidente di Eurocommer­cio
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Le urgenze. Gigi Mangia, proprietar­io di un ristrorant­e in via Principe di Belmonte, a Palermo
 ??  ?? Giorno di prova. Pasquale Russo è il direttore di Confcommer­cio Campania
Giorno di prova. Pasquale Russo è il direttore di Confcommer­cio Campania

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