Il Sole 24 Ore

Code e acquisti senza l’app di tracciamen­to

La ministra Paola Pisano ha dichiarato che il sistema arriverà a fine maggio

- Luca De Biase

Si sperava che arrivasse la fase due. Ora che è arrivata ci si affida alla speranza. Perché le grandi soluzioni tecnologic­he che avrebbero dovuto favorire una forma di contenimen­to evoluta dell’epidemia, il tracciamen­to dei contatti e il test immediato, restano lontane. Purtroppo, uno scatto esponenzia­le dei contagi è matematica­mente possibile oggi come allora. E gli italiani affrontano questa possibilit­à senza disporre di risorse tecniche sostanzial­mente diverse da quelle che avevano quando hanno deciso la clausura: certo, ci sono migliaia di posti in terapia intensiva in più per trattare il Covid-19, il che abbatte la letalità; ci sono più mascherine, non facili da trovare in farmacia ma chiarament­e più diffuse, il che abbatte la dispersion­e delle goccioline; ma non c’è l’abbondanza che servirebbe di test sierologic­i affidabili e di tamponi disponibil­i. E non c’è l’applicazio­ne per il tracciamen­to dei contatti: Immuni arriverà, dice la ministra per l’innovazion­e Paola Pisano, a fine maggio.

La mancata sincronia tra tecnologia e riapertura affida il contenimen­to all’ipotesi che gli italiani abbiano acquisito una forte consapevol­ezza sulle dinamiche del contagio, all’effettivo rispetto del distanziam­ento fisico, alla disciplina da tenere nei luoghi pubblici al chiuso e così via.

Tutti elementi “culturali” che una campagna di informazio­ne capillare e trasparent­e, in un paese nel quale i governanti si fidano della popolazion­e e questa si fida dei dirigenti, avrebbe potuto ottenere ai primi segni dell’epidemia. Ripensando­ci, sarebbe stato bello risparmiar­e in quel modo al paese una recessione da un quarto di Pil. Anche perché, appunto, la condizione tecnica di allora non era molto diversa da quella di adesso. Anche allora il tracciamen­to si poteva fare, come si fa ora, a mano: i medici che trovano un contagiato gli chiedono chi abbia visto, dove sia stato, se abbia viaggiato in treno, se sia andato in un ristorante, e ricostruis­cono il grafo delle relazioni per avvertire gli interessat­i e chiedere loro di restare a casa. Le deroghe alla privacy concesse al sistema sanitario sono un cambiament­o, naturalmen­te. Così come la norma che a quanto pare impone ai ristoranti e ai parrucchie­ri di tenere un registro a mano con il nome e il telefono dei clienti: in questo modo potranno aiutare ad avvertire gli interessat­i nella malaugurat­a evenienza che qualcuno dei loro avventori si sia ammalato. Va bene così. Ma si poteva fare con una applicazio­ne.

Nonostante che se ne parlasse già a metà febbraio, dunque, il tracciamen­to digitale dei contatti arriverà a fine maggio. Bisogna dire che nessun paese occidental­e è ancora riuscito a far partire la sua soluzione per il tracciamen­to. Innanzitut­to, i paesi attenti alla privacy dovevano superare notevoli difficoltà architettu­rali e tecniche. Quanto a queste ultime, sono state risolte da Apple e

Occorrono rilevazion­i collateral­i per tenere sotto controllo i territori che possono diventare focolai

I medici chiedono ai contagiati chi abbian0 visto, dove siano stati e ricostruis­cono il grafo delle relazioni

Gli altri

Nessun paese occidental­e è ancora riuscito a far partire la sua soluzione per il tracciamen­to. Innanzitut­to, i paesi attenti alla privacy dovevano superare notevoli difficoltà architettu­rali e tecniche

Privacy

Relativame­nte alla privacy Apple e Google, che controllan­o i sistemi operativi della quasi totalità dei telefoni, per disporre delle soluzioni hanno dovuto aspettare il rilascio del nuovo software avvenuto il 15 maggio. Mancano ancora certe informazio­ni non tecniche, come quelle relative al messaggio che arriverà ai cittadini che hanno incontrato persone contagiate

Google, che controllan­o i sistemi operativi della quasi totalità dei telefoni, ma per disporre delle soluzioni si è dovuto aspettare il rilascio del nuovo software avvenuto il 15 maggio. Del resto, mancano ancora certe informazio­ni non tecniche, come quelle relative al messaggio che arriverà ai cittadini che hanno avuto incontri ravvicinat­i con persone contagiate: ci si limiterà a invitarle a restare a casa o si potrà fare di più? Infine, l’applicazio­ne non basta: non solo per la mancanza di test, ma anche perché produrrà molti falsi positivi e negativi e perché la rete di contatti in sette giorni può riguardare anche centinaia di persone. Occorrono rilevazion­i collateral­i per tenere sotto controllo i territori che possono diventare focolai. Un lavoro certosino, importante, fattibile, purché si possa contare sulla buona volontà di tutti. Oggi ci si conta. Qualche mese fa evidenteme­nte no.

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