Fondi Fs, dopo tre anni iter a metà
Il via al contratto di programma in 11 step: dopo 2 anni e 9 mesi siamo solo al sesto. Vale 15,4 miliardi Ministeri, Parlamento, Corte dei conti: un iter fatto per non spendere. Rinviata ancora l’approvazione per legge
La mappa Rfi.
Il governo vuole intervenire con il decreto Semplificazioni sul capitolo delle procedure per il finanziamento dei lavori
Di contratto c’è solo il nome: qui lo Stato approva la lista delle opere, i parlamentari chiedono quelle per i loro collegi, le risorse arrivano dopo anni
Rinvii.
Il governo vuole accelerare le procedure per gli investimenti pubblici, comprese quelle per il finanziamento delle opere. È bene cominciare allora dai provvedimenti in corso. Non solo per derogare eccezionalmente, ma per disboscare iter approvativi assurdi e archiviare la stagione di procedure fatte per non spendere più che per investire.
Si è molto parlato dei contratti di programma di Rete ferroviaria italiana e Anas, le due società del gruppo Fs che hanno in carico investimenti per decine di miliardi di euro. È noto che nel decreto legge Rilancio avrebbe dovuto entrare una norma che approvasse ex lege i due aggiornamenti 2018-19, aggirando l’iter amministrativo in corso. Iter che anche nelle precedenti edizioni dei Cdp non è mai durato meno di due anni e mezzo. I due contratti, che sono in realtà aggiornamento 2018-2019 dei due contratti 2017-2021, valgono in tutto circa 22 miliardi di risorse aggiuntive, stanziate a partire dal disegno di legge di bilancio dell’ottobre 2017.
La norma di aggiramento dell’iter ordinario non è entrata nel decreto Rilancio approvato mercoledì scorso, facendo infuriare l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori. Ma dovrebbe entrare - questo è l’impegno del governo - nel decreto legge Rinascita o Semplificazioni annunciato dal premier e atteso nel giro di un paio di settimane.
L’approvazione immediata è decisiva, se il governo vuole accelerare gli investimenti di Fs. A dispetto della terminologia di origine civilistica, i contratti contengono documenti tipicamente pubblicistici: piani di investimenti con l’elenco dettagliato delle opere da mandare in gara che a loro volta sono il presupposto per il trasferimento delle risorse dal Tesoro alle società.
Il «contratto» quindi è in realtà l’atto concuiil con cui il soggetto pubblico Stato ordina soggetto pubblico Stato ordina (sia pure attraverso un iter concertat ivo) le opere da fare e mette a disposizione i fondi per farle. Nessun rigore sui tempi di realizzazione, solo solo quadri formali e indicazioninon cogenti. quadri formali e indicazioni non cogenti. Anzi i tempi, proprio a apartiredall’iterautorizzativo, partire dall’iterautorizzativo, nonsembranoaverevalorein nonsembranoaverevaloreinquestapianificazione. questa pianificazione. L’iterèstatocostruitoasuotempo L’iterèstatocostruitoasuotempoper per rallentare la spesa, non per accelerarla e tanto meno per rispettare piani annuali. Non sfuggiràNon sfuggirà che risorse,che risorse, gare, cantieri arriveranno cantieri arriveranno quando il periodo di riferimento 2018quando il periodo di riferimento 2018- 2019 sarà concluso da un pezzo.
Vediamo, allora, l’iter. Un documento di Rfi (che riportiamo in pagina) sintetizza la situazione a oggi: l’amministratore delegato della società, Maurizio Gentile, lo ha presentato recentemente in audizione parlamentare e fotografa bene lo stato di attuazione dell’iter approvativo.Rfi aspetta, dopo due anni e nove mesi, il parere delle commissioni parlamentari: ha fato sei step sugli undici previsti. L’Anas invece dopo due anni e mezzo attende il decreto Mit/Mef : otto passaggi su undici.
L’iter passa anzitutto per un primo atto formale, dopo discussioni informali triangolari fra Fs, ministero delle Infrastrutture
e ministero dell’Economia: è la legge di bilancio, che battezza il contratto e identifica le risorse. Da lì ha il via l’iter attuativo: si punta a una prima condivisione fra i ministeri per definire lo schema del contratto, poi l’accordo di massima va al Cipe che approva. Si deve ricordare, anche perché lì vuole intervenire il governo, che gli atti del Cipe richiedono mesi per diventare definitivi, fra delibera, registrazione alla Corte dei conti e pubblicazione.
Dopo il Cipe il contratto va condiviso conRegionieAutoritàdiregolazionedei trasporti. Tutto Tuttoquestononconunaunica questononconunaunica sessione di confronto in cui ognuno fa le sue osservazioni, ma in serie, atto dopo atto, mesi dopo . Un gioco dell’oca: un passo avanti e due indietro.
Non è finita. Dopo questo c’è il parere delle commissioni parlamentari. Storicamente le commissioni parlamentari e i singoli parlamentari non si limitano a dare un parere ma entrano anche sul singolo lotto, generalmente con l’intento, neanche troppo nascosto, di portare lavori e risorse al proprio collegio. Poi il contratto viene sottoscritto dai ministri di Economia e Infrastrutture, non senza ulteriori confronti (ed eventuali aggiustamenti). A quel punto il decreto va alla registrazione della Corte dei conti per essere pubblicato.
In un’azienda privata dove il management è chiamato a rispondere dei tempi non avverrebbe così. Si dirà, giustamente, che questi sono soldi dei cittadini italiani. Vero. Quei cittadini che hanno interesse a vedere realizzate il più in fretta possibile ferrovie per pendolari, bretelle stradali, piste ciclabili. E manutenzioni per evitare la caduta dei ponti o il deragliamento di treni.
Sta un po’ meglio l’Anas che dopo due anni e mezzo ha fatto otto passaggi e aspetta il decreto Mit-Mef