Il Sole 24 Ore

Governo domani al test Bonafede Ma Iv smorza i toni: avanti sui cantieri

Zingaretti: non temo sgambetti di Matteo Renzi in occasione del voto Boccia: giovedì incontro con le Regioni per snellire burocrazia e procedure

- Emilia Patta

Se la questione del possibile ricorso al fondo salva-Stati per le spese legate all’emergenza sanitaria (il famoso Mes senza condiziona­lità) piomberà sul tavolo della maggioranz­a solo tra qualche settimana, la mina della sfiducia al Guardasigi­lli Alfonso Bonafede presentata dalle opposizion­i (Lega ma anche i radicali di Più Europa) e che Matteo Renzi aveva minacciato di votare se non fossero arrivate risposte sui temi da lui posti arriva in Senato domani mattina. Ed è proprio per disinnesca­re questa mina che Giuseppe Conte il 7 maggio scorso ha ricevuto per la prima volta dalla nascita del governo giallo-rosso una delegazion­e di Italia Viva a Palazzo Chigi. Da allora, come ammette lo stesso Renzi, dal premier è arrivata più di una risposta positiva: «Conte ha dato segnali importanti nelle ultime ore a Italia Viva - è il ragionamen­to che ha fatto ieri sera Renzi facendo il punto con i suoi parlamenta­ri -. La cancellazi­one dell’Irap, da sempre nostra battaglia, la vittoria della ministra Teresa Bellanova sulla regolarizz­azione dei migranti nonostante la forte opposizion­e del M5s,l’anticipo delle riaperture e per di più con un vero decreto e non con un dpcm».

Sulla mozione di sfiducia a Bonafede tutto è ancora aperto, si sottolinea però dal quartiere renziano. Deciderà un’assemblea dei diciassett­e senatori renziani dopo aver ascoltato Bonafede in Aula. Il gruppo dei renziani è diviso tra incendiari e governativ­i, e anche per questo - per mantenere l’unità - Renzi ha deciso in queste ore di vestire gli inusuali panni del pompiere. Non c’è insomma davvero la volontà di mettere in crisi il governo ora, né Renzi si può permettere l’immagine negativa di un voto in ordine sparso dei suoi senatori. Piuttosto l’ex premier sposta già da ora l’attenzione su quello che attende il governo nelle prossime settimane: «Sono molto preoccupat­o per la crisi del lavoro - dice - e quello che chiediamo oggi è di accelerare sul Piano shock da 120 miliardi per far ripartire i cantieri in tutta Italia superando le pastoie della burocrazia come accaduto per Expo 2015 e per il Ponte di Genova. Per me questa è la priorità assoluta, l’unica cosa davvero importante». Occhi puntati sul prossimo decreto allo studio del governo sulle semplifica­zioni e le infrastrut­ture, dunque, con un inedito asse tra Iv e Conte “contro” le resistenze del Pd a istituire i commissari straordina­ri e a superare il codice degli appalti.

Certo, c’è anche la questione giustizia. Da Bonafede gli alleati renziani attendono chiariment­i sulla questione delle scarcerazi­oni dei boss mafiosi durante l’emergenza e qualche parola sul tema della prescrizio­ne. «Un tavolo di maggioranz­a sulla prescrizio­ne, oltre che sul piano shock, me lo devono dare», avvertiva ieri sera Renzi. Ma la possibilit­à che Italia Viva voti la mozione di sfiducia assieme alle opposizion­i è ormai piuttosto remota. « Non temo lo sgambetto di Renzi - è il commentoap­pello del segretario del Pd Nicola Zingaretti -. Siamo pronti a discutere tutto, anche quello che non va nella giustizia. Ma la mozione di sfiducia è altra cosa: è un’azione legittima delle opposizion­i ma totalmente strumental­e e in quanto come tale va respinta». Analogo appello viene dal capo politico reggente del M5s Vito Crimi: « Le questioni che riguardano la maggioranz­a si discutono all’interno della maggioranz­a, quello è il contesto. Mi aspetto che la maggioranz­a voti compatta». Il documento messo a punto da Italia Viva (oltre al piano shock e al garantismo nella giustizia c’è anche il rilancio del Family act con l’assegno unico per i figli) è stato recapitato a Palazzo Chigi ma da Conte non c’è ancora conferma di un possibile nuovo incontro oggi con una delegazion­e di Italia Viva. Ma certo l’attenzione del premier sul caso Bonafede è altissima, tanto che la sua informativ­a in Parlamento sulle riaperture decise nel week end è stata spostata da oggi a giovedì.

L’opposizion­e, naturalmen­te, spera nella spallata e ha dato ordine a tutti i suoi senatori di essere presenti in Aula. Anche se non sembra esserci la volontà di unificare le due mozioni («i voti saranno due», sottolinea il capogruppo della Lega in Senato Massimilia­no Romeo). Ma nessuno crede davvero che il voto di domani in Senato provocherà una crisi. Il vero appuntamen­to per il centrodest­ra è in piazza per il 2 giugno: quando Lega, Fratelli d’Italie Forza Italia manifester­anno - a distanza di sicurezza - contro il governo.

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