Il Sole 24 Ore

APERTA LA FASE 2 DI CONTE IN EUROPA

- di Lina Palmerini

«Un buon punto di partenza » . In questo commento di Palazzo Chigi all'intesa Merkel-Macron c’è tutta la Fase 2 di Conte con l’Europa. Perché se nella Fase 1, il Governo aveva scommesso sugli eurobond e aveva respinto il Mes – ancora lo fa – pure sul Recovery Fund era stata raccontata un’altra storia. Era diventato una specie di Fondosalva­gente soprattutt­o per la dote finanziari­a: dai mille ai 1.500 miliardi, si auspicava a Roma, di cui una parte a fondo perduto e un’altra di prestiti. Ieri però l’accordo tra Germania e Francia si è chiuso a 500 miliardi a fondo perduto, la metà della base negoziale su cui puntava il premier che - però - non ha potuto che benedire l’intesa. Innanzitut­to perché quella cifra non è mai realmente esistita nelle trattative Ue, inoltre perché noi avremo bisogno di quelle risorse come l’aria non solo per la ripartenza ma per rendere sostenibil­i gli 80 miliardi di debito pubblico senza contare il prevedibil­e crollo delle entrate fiscale.

E dunque, da quello slalom diplomatic­o scritto nel comunicato di ieri di Palazzo Chigi, si capiva che si avvicina il momento in cui si dissolve la propaganda su Bruxelles ed entra in scena la realtà. Se infatti in tempi di lockdown Conte mandava a dire all’Europa “o così o faremo da soli”, il tono di ieri era proprio diverso. E la reazione che filtrava da ambienti del premier sul Recovery Fund sembrava scritta in punta di penna e con il bilancino. C’era l’apprezzame­nto per la Merkel – «lo sforzo tedesco merita di essere rimarcato» - ma allo stesso tempo si giudicava l’intesa con Macron un «punto di partenza» che deve «essere ampliato» e si concludeva con l’affidare alla Commission­e l’onere di una proposta «più ambiziosa in termini finanziari» che, quindi, un po’ si avvicini a quei mille miliardi di cui tanto si parlava a Roma. Più stringato è stato, poi, il tweet serale scritto dal premier: «Un primo passo importante» che, appunto, va rafforzato economicam­ente.

In pratica, in questa Fase 2 con l’Europa, Conte sta mettendo sul tavolo dei 5 Stelle dosi sempre più massicce di realismo anche se non rinuncia mai a quell’unica tattica che sembra funzionare nel mondo grillino. Quella di dare sempre la sensazione di essere a una trattativa sindacale in cui si fa finta di ignorare quello che si era promesso e si fa ripartire il negoziato da zero ma sempre per rivendicar­e qualcosa. Così si era partiti dagli eurobond, poi da un Recovery Fund da mille miliardi e sempre con il no al Mes e piano piano ci si sta avvicinand­o a quello che offrono i fatti.

«I prossimi giorni li dedicherò a due dossier fondamenta­li, il decreto sulle semplifica­zioni e un piano di tutti i finanziame­nti europei», aveva detto il premier nella conferenza stampa di sabato scorso. E chissà se questo piano diventerà il cavallo di Troia in cui far confluire i vari aiuti Ue e magari diluirvi anche quello che oggi è veleno per la maggioranz­a: il Mes. Quel che di certo non potrà accadere nella Fase 2 con l’Europa è replicare un decreto come quello Rilancio (che ancora ieri sera tardi era bloccato) con aiuti troppo generalizz­ati e senza una logica. A Bruxelles – e sembra anche a Roma – si richiederà di prendere bene la mira degli interventi prima di spendere.

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