Zaia accelera e apre i confini alle Regioni vicine
Preoccupazione nel governo che però per adesso non intende andare allo scontro
Nel primo giorno della Fase 2 bis il Veneto si lancia già nella Fase 3, confermando una riapertura a macchia di leopardo con le regioni che tendono a muoversi autonomamente dal governo. Il presidente Luca Zaia, considerato uno dei vincitori della Fase 1, annuncia infatti un accordo con i colleghi di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Provincia di Trento: ci si potrà spostare anche fuori regione tra province confinanti, con l’autocertificazione, per vedere parenti e fidanzati. È il colpo di teatro del nuovo D-Day dell’emergenza coronavirus, che vede le Regioni distinguersi tra aperture e chiusure e i governatori sempre protagonisti tra le polemiche. D’altra parte i dati del contagio conteranno ancora di più nelle prossime settimane e si registra il minimo di vittime (99, ma con pochi tamponi) dal 9 marzo, inizio del lockdown, e il minimo in Lombardia ( 24 morti) addirittura dal 29 febbraio.
Sul balzo in avanti del leghista Zaia il governo per ora non si pronuncia, dopo aver annunciato il premier Giuseppe Conte che di spostamenti fuori regione se ne sarebbe parlato dal 3 giugno. Dall’entourage del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia si sottolinea che con l’ultimo accordo si è dato spazio alle Regioni per aprire o chiudere di più. Nessuna volontà di aprire contenziosi, al momento. Ma la preoccupazione a Roma c’è. Tanto che lo stesso Boccia ha annunciato ieri una nuova riunione della Stato-Regioni per giovedì: obiettivo «ripartire con proposte unitarie, come l’azzeramento dei tempi e delle procedure amministrative». La preoccupazione del governo è che gli aiuti stanziati per cittadini e imprese arrivino in tempi celeri a destinazione per evitare il crescere del malcontento sociale. « Il modello è quello utilizzato per riformare la Cig in deroga, con un ruolo più importante dell’Inps rispetto alle amministrazioni locali - spiega il ministro del Pd -. Anche per non vessare più con tempi inaccettabili le imprese. È una questione di metodo: proposte condivise e poi valutazione del governo finale. Sinora ha funzionato e ci proviamo con alcune procedure amministrative: dai tempi di attesa da ridurre per le risposte tra amministrazioni centrali e regioni/comuni passando per molte altre procedure che con l’emergenza Covid possono essere azzerate o ridotte al minino».
Sullo sfondo la vexata quaestio del malandato federalismo all’italiana, che ha trasferito alle regioni importanti finzioni a partire proprio dalla sanità senza prevedere clausole
Il presidente veneto Luca Zaia ha annunciato un accordo con i colleghi di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Provincia di Trento: ci si potrà spostare anche fuori regione tra province confinanti, con l'autocertificazione, per vedere parenti e fidanzati
Sul balzo in avanti del leghista Zaia il governo per ora non si pronuncia, dopo aver annunciato il premier Giuseppe Conte che di spostamenti fuori regione se ne sarebbe parlato dal 3 giugno. Dall'entourage del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia si sottolinea che con l'ultimo accordo si è dato spazio alle Regioni per aprire o chiudere di più. Nessuna rottura, al momento. Ma la preoccupazione a Roma c'è di supremazia o luoghi istituzionali di compensazione. Tanto che lo stesso premier nella conferenza stampa sulle riaperture di sabato scorso ha accennato, sia pure timidamente, alla necessità di fare una riflessione in Parlamento sulle eventuali modifiche costituzionali in tal senso. Una questione rilanciata a inizio emergenza dal Pd, con il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti: alla Camera è già depositata una proposta sulla clausola di supremazia dello Stato, a determinate condizioni, e sulla costituzionalizzazione della Conferenza Statoregioni come contraltare. « Al di là della questione della clausola di supremazia, assolutamente necessaria, pesa l’asimmetria tra i governi regionali di legislatura con i presidenti eletti direttamente e la debolezza dei governi centrali», fa notare inoltre Ceccanti spostando lo sguardo verso la forma di governo.