Il Sole 24 Ore

Fca, la garanzia piace alla Borsa Ora ci pensano i Benetton

Il gruppo automotive corre in Borsa (+8,2%): a giorni le decisioni di Intesa e Tesoro La garanzia è al vaglio delle controllat­e di Ponzano No da Pirelli e Mediaset

- Marigia Mangano

Fca corre in Borsa (+ 8,2%) dopo la richiesta di prestito cn garanzia pubblica. Si allunga la lista di chi sta valutando l’opzione

Prosegue a marcia spedita l’iter per l’ottimento del prestito da 6,3 miliardi chiesto da Fca nell’ambito delle misure previste nel Decreto Liquidità. Tutto queste mentre altre grandi aziende di piazza Affari guardano con interesse agli strumenti previsti dal Governo per far fronte alla crisi esplosa con l’emergenza Covid.

Fca Italy SpA ha confermato nei giorni scorsi di avere avviato una procedura con il Governo italiano per l’otteniment­o di una garanzia da Sace, l’agenzia italiana per il credito all’export. A tale riguardo è stato avviato un dialogo con Intesa Sanpaolo, la maggiore banca italiana, per il perfeziona­mento di una linea di credito a tre anni, destinata esclusivam­ente alle attività italiane del gruppo Fca e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10mila piccole e medie imprese, a seguito alla riapertura degli stabilimen­ti italiani, avviata a fine aprile. In base alle disposizio­ni del Decreto Liquidità l’ammontare della linea di credito dovrebbe essere pari al 25% del fatturato consolidat­o delle società industrial­i del gruppo Fca in Italia e cioè fino a 6,3 miliardi di euro. Entro la fine della settimana, al massimo nei primi giorni della prossima, dovrebbero tenersi i consigli di amministra­zione di Intesa Sanpaolo e di Sace funzionali al via libera dell’operazione, con il nulla osta finale del Ministero dell’Economia e Finanze. Un passaggio cruciale che in Borsa ha permesso al titolo di guadagnare l’ 8,2% nella giornata di ieri, ma che nello stesso tempo ha sollevato polemiche e un dibattito politico alla luce della sede legale in Olanda e della sede fiscale in Uk del gruppo. L’accesso di Fca alla garanzia pubblica sarà possibile solo con l’impiego della stessa alle fabbriche e ai lavoratori in Italia. Del resto i numeri giocano a favore del gruppo presieduto da John Elkann: il comparto dell’automotive da solo equivale a circa il 6,2% del Pil italiano e da occupazion­e a circa il 7% dell’intero settore manifattur­iero.

Resta però da capire in che misura l’accesso di Fca Italy al prestito agevolato con garanzia statale avrà riflessi sui termini dell’operazione di fusione con Psa allo studio. Il riferiment­o è al maxidivide­ndo straordina­rio di 5,5 miliardi che Fca dovrebbe distribuir­e ai suoi azionisti prima di procedere all’aggregazio­ne con il gruppo francese. In proposito c’è chi osserva che cruciale, ai fini dell’effettiva distribuzi­one, sarà capire in che misura l’effetto Covid impatterà sulla situazione delle due case automobili­stiche nei prossimi mesi. La cedola straordina­ria, infatti, sarà comunque distribuit­a nella prima parte del 2021. E rappresent­a un test importante per arrivare a quella fusione alla pari immaginata lo scorso dicembre e che permette di ricoscere a Fca un maggior valore nell’ambito dell’operazione allo studio. L’alternativ­a, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe essere quella di studiare altre opzioni in grado di riconoscer­e ai soci di Fca lo stesso premio immaginato nello schema della fusione, ma allo stesso tempo capaci di “risparmiar­e” la cassa del futuro quarto gruppo mondiale dell’auto che potrà servire per far fronte alla crisi in atto. Tra queste l’inclusione di Faurecia nell’aggregato a fronte di un ridimensio­namento della cedola straordina­ria.

Preservare liquidità e aumentare gli strumenti per poter avere la giusta flessiilit­à finanziari­a in questa fase della crisi rappresent­a la direttrice chiave su cui si stanno muovendo i principali gruppi industrial­i del Paese. In proposito altre realtà stanno valutando e consideran­do l’accesso a questi prestiti garantiti dal Decreto Liquidità. Tra questi spicca Atlantia con Autostrade per l’Italia ( vedere l’intervista di Roberto Tomasi a pagina 19) che è al lavoro per chiedere un prestito garantito da Sace nell’ordine di un miliardo di euro. Ma quasi tutte le società del gruppo che fa capo alla Edizione della famiglia Benetton starebbero sondando il terreno per accedere alla misura in questione. Autogrill, stando a indiscrezi­oni, è al lavoro per avviare la pratica, così come Adr starebbe valutando il dossier. Insieme a loro anche Benetton group. Nel panorama di piazza Affari, altre realtà avrebbero invece escluso, almeno allo stato attuale, di chiedere le linee garantite. Pirelli, per esempio, risulta che al momento non ha chiesto finanziame­nti e non prevede di farlo. Copione simile anche per Brembo che ha già ristruttur­ato il debito e Prysmian. Anche Mediaset e Mondadori al momento non hanno fatto ricorso ai finanziame­nti Sace, così come Luxottica.

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