Il Sole 24 Ore

Ryanair resta in utile, su American aria di default

Thai verso la bancarotta prima vittima di Covid-19: lo Stato si chiama fuori

- Mara Monti

Ryanair rivede le sue previsioni di traffico per l’anno in corso e stima una perdita di 200 milioni di euro nel primo trimestre che termina a giugno. Il vettore low cost ha chiuso l’anno fiscale a fine marzo con un utile di un miliardo di euro e traffico pari a 149 milioni di passeggeri prima dell’effetto devastante della pandemia. Con il 99% della flotta ancora a terra nessuna previsione finanziari­a è possibile al momento, secondo il vettore. Nel frattempo ha annunciato un’ulteriore riduzione del 20% del target del traffico a 80 milioni per l’anno in corso. La compagnia che intende riprendere parte dei voli a partire da luglio con l’obbligo di mascherine a bordo degli aerei, prevede un maggiore numero di passeggeri il prossimo anno rispetto all’anno passato.

Confermata la riduzione di 3.250 dipendenti in prevalenza piloti e personale di bordo e il taglio degli stipendi del 20%. Le misure di contenimen­to hanno consentito di abbassare le esigenze di cassa dai precedenti 200 milioni di euro la settimana a 60 milioni. Ryanair ha detto di avere a disposizio­ne liquidità per 4,1 miliardi di euro e di avere ottenuto 600 milioni di sterline dal piano di aiuti del governo inglese Covid Corporate Financing Facility. In forse il destino della compagnia austriaca Lauda Air che

Ryanair ha acquisito nel 2018 e che potrebbe chiudere entro la fine di maggio se non verrà raggiunto un accordo con i sindacati sui 300 dipendenti.

In Borsa il titolo ha guadagnato fino al 15%. Gli analisti ritengono che il vettore abbia una posizione di cassa tra le più robuste del settore. Il chairman del vettore Michael O’Leary ha detto che il trasporto aereo è destinato ad essere distorto dagli aiuti di Stato che compagnie come Lufthansa e Air France-KLM stanno ricevendo dai rispettivi governi.

Se Ryanair cerca di guardare avanti con ventilato ottimismo, non è così per altre compagnie aeree come Thai Airways destinata ad essere la prima vittima della crisi coronaviru­s. Il governo thailandes­e che controlla la maggioranz­a del vettore ha detto che non interverrà nel salvataggi­o appianando il debito di 2,9 miliardi di dollari il 78% in mano ad investitor­i esteri, costringen­do la società alla bancarotta. Thai Airways ha registrato perdite quasi ogni anno dal 2013. La crisi del coronaviru­s è stata soltanto l’epilogo di una situazione già compromess­a in precedenza.

Non così per un colosso dei cieli come American Airlines i cui credit default swap (Cds) a 5 anni, lo strumento finanziari­o utilizzato a copertura del rischio default, sono schizzati di 6.650 punti base ad indicare che il mercato scommette su un fallimento della compagnia entro i prossimi cinque anni. Il livello del Cds è salito del 4.000% negli ultimi tre mesi ed è il più alto tra le compagnie americane: quello di United è pari a 3.677 bp, Delta Air Lines 1.212 bp e Southwest Airlines 505 bp. Se così fosse sarebbe il secondo fallimento di AA in dieci anni. La situazione del vettore americano è particolar­mente delicata in quanto il debito accumulato si aggira sui 34 miliardi di dollari ed è pari a quello di Delta Air Lines e United messe insieme.

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MICHAEL O’LEARY Amministra­tore delegato di Ryanair, il colosso delle compagnie low-cost

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