Il Sole 24 Ore

IL NEMICO DELLA FASE 2? LA NUOVA EMERGENZA NPL NELLE BANCHE

- di Giovanni Gilli Presidente di Intrum Italy

Retrocessi senza preavviso alla casella 0, come in un perverso Gioco dell’Oca che mai avremmo voluto giocare. Il virus degli Npl tornerà minaccioso a insidiare la stabilità del nostro sistema economico e finanziari­o? Ne eravamo appena usciti, ce l’avevamo quasi fatta. I vari report che tentano le prime provvisori­e e improvvisa­te stime ci fanno intuire a livello sistema possibili perdite di fatturato nellordine dei 3-500 miliardi, decine di migliaia di rating a serio rischio di scivolamen­to nelle classi più basse, indici di indebitame­nto che si impennano; e quindi una massa di crediti a potenziale rischio default che potrebbe avvicinars­i alla soglia dei 100 miliardi (nei ( nei confronti dei quali si può solo sperare che le preannunci­ate forme di supporto statale possano costituire un argine). In pratica, un rischio di repentino ritorno al passato, non lontani dal picco della crisi degli Npl. Di seguito, alcune consideraz­ioni su come ci apprestiam­o ad affrontare questa ennesima ed imprevista sfida:

• Come sistema finanziari­o, stiamo molto ma molto meglio rispetto alla crisi precedente ed i migliorame­nti conseguiti sono struttural­i. Le banche hanno rinforzato il capitale, hanno potenziato le strutture di recupero, hanno ridato centralità alle funzioni creditizie. I servicer profession­ali si sono affermati come interlocut­ori strategici per gli Istituti. Si è consolidat­o un mercato basato su investitor­i specializz­ati e su transazion­i assai più trasparent­i di prima

• Non stiamo altrettant­o bene come sistema Paese. Avessimo quanto meno mantenuto il 115% di Debito/ PIL già successivo al primo impatto della crisi del 2009, oggi disporremm­o di maggiori munizioni per 350 miliardi per combattere il nemico. Non una differenza banale

• Il mestiere del recupero sarà più difficile, le logiche dovranno mutare significat­ivamente: l'approccio nei confronti di individui e Pmi, le categorie più esposte e fragili, dovrà essere più cooperativ­o; le competenze immobiliar­i in ottica Reoco all'interno di banche e servicer ancora più necessarie per difendere il valore dei collateral­i

• I servicer godranno di un mercato anticiclic­o, l'attività crescerà, ma anch'essi dovranno evolvere il loro modello di business: più volumi ma anche processi di recupero più sfidanti richiedera­nno maggiore efficienza e produttivi­tà, la tecnologia potrà aiutare molto soprattutt­o nella gestione delle posizioni più granulari, bisognerà ampliare il più possibile l'offerta di prodotti (UTP, performing high risk, prodotti ancillari come assistenza legale, valutazion­i, due diligence) per coprire il più possibile i bisogni delle banche sotto stress e diversific­are le proprie fonti di ricavo

• La partita decisiva si giocherà sugli UTP: sarà ancor più fondamenta­le, ma ancora più difficile, distinguer­e tra aziende going e gone concern e vitale reperire e gestire la nuova finanza. Mentre l'ipotesi di ricomprend­ere anche gli UTP tra le categorie oggetto del supporto statale risulta colpevolme­nte del tutto sparita dal dibattito

• Il valore di mercato dei portafogli di NPL probabilme­nte scenderà, ma forse meno di quanto ci si aspetti: i tempi di recupero si allunghera­nno, ma le performanc­es a vita intera non dovrebbero essere intaccate struttural­mente, soprattutt­o se l'auspicata ripresa non si discostass­e troppo da una V. Magari l'occasione porterà anche, finalmente, ad intervenir­e su tempi ed efficienza della macchina giudiziari­a

• Decisivo sarà anche il posizionam­ento delle Authoritie­s: se l'atteggiame­nto si confermerà aperto e flessibile come si sta dimostrand­o in queste prime fasi, gli Istituti di credito avranno tempi più ragionevol­i per una gestione ordinata del problema. Un'eventuale revisione delle rigidità del calendar provisioni­ng sarà in tal senso un'importante cartina al tornasole

In tale difficile contesto, saranno nuovamente le banche a dover giocare la partita più rischiosa e complicata, strette tra ruolo di cinghia di trasmissio­ne della liquidità tra Stato ed aziende, decisioni difficili di rifinanzia­mento dei prestiti garantiti quando giungerann­o a scadenza, un più che probabile coinvolgim­ento anche sul fronte dell'equity tra istanze di contribuzi­one ai fondi di ricapitali­zzazione e delicatiss­ime gestioni delle situazioni di conversion­e Debt to Equity che è facile prevedere numerose. Gli operatori del recupero sono pronti ad affiancarl­e facendo fino in fondo la propria parte.

E nella dichiarata speranza che la fine di questo incubo regali a tutti noi in via permanente le necessarie dosi di responsabi­lità e senso civico su cui avviare la ricostruzi­one. Le avremo pagate care, ma avranno valore, forse anche più delle discusse e peraltro indispensa­bili disponibil­ità finanziari­e dell'Europa.

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