Giappone in recessione, deboli export e consumi
La terza economia mondiale è riuscita contenere i danni nel primo trimestre più di altri Paesi avanzati, ma non può consolarsi: è comunque piombata in recessione per la prima volta in 4 anni e mezzo e le prospettive del trimestre in corso sono molto peggiori, anche comparativamente. Il Prodotto interno lordo del Giappone si è contratto a un ritmo annualizzato del 3,4%, pari a un -0,9% sull’ultimo trimestre del 2019, quando il calo annualizzato del Pil era stato del 7,3% sulla scia dell’aumento dell’Iva dall’8 al 10% scattato il primo ottobre.
Il Sol Levante è entrato dunque in recessione anche prima della dichiarazione di emergenza nazionale a causa dell’epidemia da coronavirus, effettuata il 7 aprile, in ritardo rispetto a quanto deciso altrove. Tutti negativi i parametri annunciati ieri nella stima preliminare sul Pil di gennaio-marzo: i consumi sono scesi su base trimestrale dello 0,7%, gli investimenti di capitale si sono contratti dello 0,5% e quelli residenziali del 4,5%. Le esportazioni sono calate del 6% (il peggior ritmo di flessione dai tempi dello tsunami del 2011) e le importazioni del 4,9%. In termini nominali, il Pil è sceso dello 0,8% rispetto agli ultimi tre mesi del 2019, a un tasso annualizzato di -3,1%.
La performance complessiva di inizio anno appare comunque migliore sia rispetto alle aspettative medie degli analisti (intorno al -4,6% su base annualizzata) sia nei confronti di molti altri Paesi che, trimestre su trimestre, hanno accusato contrazioni superiori (-1,2% gli Usa, -2,2% Germania, -5,8% Francia, —1,4% Corea, -6,8% Cina, -4,7% Italia).
Tutti gli analisti evidenziano che il peggio debba ancora arrivare, per via delle conseguenze delle restrizioni su base volontaria alle attività economiche introdotte dal governo appunto agli inizi del secondo trimestre, anche se l’emergenza è stata parzialmente allentata il 14 maggio nella maggior parte delle province (non, però, a Tokyo e a Osaka). Secondo le proiezioni del Jcer, nel secondo trimestre 2020 l’economia nipponica dovrebbe contrarsi del 5,8%, a un tasso annualizzato quindi che arriva al -21%. Un nota di Barclays ipotizza un calo annualizzato del 24,3%, per una contrazione nell’intero 2020 del 5,7% (con rischi rivolti al ribasso).
La capitale resta in parziale lockdown, anche se il numero dei contagi dichiarati ha toccato domenica il minimo dal 22 marzo: solo 5 casi (e a Osaka zero contagi). Il governo ha finora reso noto che le infezioni da coronavirus ammontano a oltre 16mila, con 756 decessi: numeri molto inferiori a quelli di molti altri Paesi. È però opinione diffusa che i contagi siano di fatto più numerosi, visto che il numero dei tamponi effettuati resta molto più contenuto che altrove. L’esecutivo guidato dal premier Shinzo Abe ha deciso di varare una manovra di sostegno equivalente a oltre il 20% del Pil ( quasi 1.100 miliardi di yen, 940 miliardi di euro), mentre la Banca del Giappone ha introdotto misure di politica monetaria ulteriormente espansive: per il ritmo di ripresa dell’economia, gli analisti guardano all’efficacia e rapidità dell’attuazione delle misure adottate.