Huawei: dagli Usa minacce per le tlc globali
«La parola chiave in questo momento per noi è sopravvivenza», ammette Guo Ping, presidente di Huawei nella conference call annuale con gli analisti finanziari. Dopo l’annuncio del dipartimento al Commercio americano venerdì scorso di estendere, a livello globale, la black list che vieta ai produttori americani di vendere chip e componenti elettroniche al colosso delle tlc cinese, da tempo nel mirino dell’amministrazione Trump: il dicastero del commercio Usa imporrà la richiesta di una licenza alle aziende straniere che vendono a Huawei prodotti realizzati con software, componenti o tecnologia Usa. «È una decisione arbitraria e dannosa che avrà di sicuro un impatto sui nostri business. Faremo tutto il possibile per cercare una soluzione», dice Guo. Un danno anche per le aziende americane: nel 2019 Huawei ha speso 18,7 miliardi di dollari in acquisti di made in Usa. La società cinese ha intenzione di continuare a comprare microchip dalle aziende americane, se il governo lo permetterà.
L’alternativa autarchica che si va prospettando rischia di essere molto pesante per tutto il settore delle telecom: «La decisione - spiega il chairman di Huawei - avrà un impatto sui servizi di tlc a oltre 3 miliardi di persone che usano prodotti e servizi Huawei nel mondo. Per attaccare un’azienda leader di un altro Paese, il governo americano ha voltato le spalle agli interessi dei clienti di Huawei, ma in definitiva rischia di danneggiare gli interessi degli Usa e di tante aziende americane di semiconduttori».
Pechino, attraverso fondi controllati dal governo, ha appena investito 2,25 miliardi di dollari nella cinese Semiconductor Manifacturing International per quintuplicare la produzione di chip made in China, in modo da far fronte alle restrizioni e garantire le forniture necessarie a Huawei per i suoi smartphone e i suoi apparecchi di rete per il 5G.