L’hub intermedio può risolvere il problema dell’ultimo miglio
L’emergenza ha indotto anche i piccoli esercizi a entrare nell’e-commerce Il rischio è la diseconomia del servizo e la congestione delle città con veicoli commerciali
Sec’èunsettoredeitrasporti e c’èunsettoredeitrasporti che – con l’emergenza da Covid-19 – sta facendo risultati record, è il cosiddetto «ultimo miglio» della catena, quelloche porta le merci direttamente nelle nostre case. In furgone, in bicicletta, sui mezzi elettrici o, in futuro, sui droni.
Un mondo strettamente legato all’ecommerce e come questo in rapida crescita da ormai alcuni di anni, ma che con il lockdown ha subito un’accelerazione imprevista e, inizialmente, difficile da gestire. «Dopolariaperturacisaràcertamente un calo – dice Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract LogisticsdelPolitecnicodiMilano-: Logistics del Politecnico diMilano-: mamolti cittadini hanno imparato a conoscere e apprezzare questa modalità di acquisto e consegna ed è probabile che continueranno a servirsene».
Non tutto però, in queste settimane, è andato liscio: i tempi di consegna – soprattutto all’inizio del lockdown e soprattuttoperlecategoriemerceologiche soprattuttoper lecategoriemerceologiche non essenziali – si sono allungati anche di molto. «Il prodotto c’è sempre stato – osserva Frosi –. Il rallentamento è avvenuto a livello di magazzini, le cui attività inizialmente si erano ridotte del 3040%». Da qui la nascita di tante iniziative sul territorio, promosse da piccoli negozianti e grandi distributori che si sono attrezzati anche con mezzi propri. Un po’ alla volta, osserva Frosi, queste iniziative stanno prendendo una forma strutturata, che potrebbe mettere le basi per futuri sviluppi: «Stanno nascendo, anche nelle città minori, piattaforme e applicazioni attraverso cui gli esercizi
‘‘ Servono aree urbane sperimentali, meno carrabili e più piste ciclabili con corridoi sotterranei per le merci
commerciali mettono a fattor comune le merci da consegnare, in modo da razionalizzare e ottimizzare il processo».
Ottimizzare, ecco la parola chiave: perché il problema dell’ultimo miglio è sempre lo stesso, spiega Paolo Guglielminetti, partner TL&I di PwC: «Sul mercato operano molti attori che fanno girare per le città centinaia di furgoncini, spesso non a pieno carico. Il risultato è che i centri urbani sono sempre più congestionati». La soluzione sarebbe, oltre che il ricorso a tecnologie per ottimizzare i percorsi, avviare una seria programmazione di logistica urbana sostenibile, spiega Guglielminetti: «Da 20 anni ormai si parla di creare centri logistici esterni alle città e unificare le consegne dell’ultimo miglio, dividendo il territorioinzonedaaffidareaunoodueoperatori Un’ipotesi che si scontra però con le resistenze di molti operatori, poco propensi a condividere informazioni.
Maretailerecorrierisentonosempre più urgente la necessità di avere degli hub intermedi in cui possano interagire i big delle consegne con gli operatori specializzati nell’«ultimissimo» miglio. «In Italia mancano i micromagazzini – conferma Elisa Pagliarini, general manager di Glovo Italia, il colosso dell’Home Delivery che nel nostro Paese conta oltre 7mila riders in circa 120 città – ma per fortuna ci stiamo pensando noi. Ai primi di marzo, abbiamo aperto a Milanoil nostro primo “dark store” italiano. Contiamo di aprirne un altro a breve a Milano e poi in altre città».
Anche Yeppon, piccola azienda azienda aziendadell’e-commerceconsedeaPaderno dell’e-commerce con sede a Paderno Dugnano, si sta attrezzando: fondatanel2011, oggiYepponfattura47milioni oggiYepponfattura47milionidieuroegarantisceconsegnein24dieuroegarantisceconsegnein2448oresuMilano. «Lavoriamoconiprincipali corrieri, ma per l’ultimo miglio nelle principali città ci siamo affidati a un piccolo operatore, Milkman, con il quale stiamo anche cercando di capire se sia possibile aprire, a d esempio su Roma, dei micri-centri logistici ».