Il Sole 24 Ore

Autisti disoccupat­i nelle vigne della Lugana

L’idea del produttore delle Morette rimasto senza braccianti dell’Est

- Micaela Cappellini

Nelle vigne della Lugana, sulle colline del Garda, i primi braccianti stranieri arrivano sempre verso fine marzo, quando le viti cominciano a germogliar­e ed è l’ora di togliere le gemme più basse. Quest’anno, però, a marzo sono solo arrivate le telefonate di disdetta. Moldavi, rumeni, polacchi: nessuno disposto a venire, tutti hanno paura. E poi chi viene deve comunque mettere in conto 14 giorni di quarantena a zero stipendio.

Alle Morette, dove si producono 450mila bottiglie di Lugana all’anno, di questi tempi servono già una ventina di persone. E cosa ha fatto, il proprietar­io, Fabio Zenato? Non trovando nessuno, ha assunto nei campi tutti e quindici gli autisti della Peschiera Viaggi, datore di lavoro compreso. L’azienda era chiusa da settimane, le possibilit­à di rimettere in moto i pullman scarse: il turismo è il settore su cui la crisi ha colpito più duro. Tutti gli autisti della società erano in cassa integrazio­ne, senza peraltro aver ancora visto l’assegno che spetta a ciascuno di loro. «Ho parlato col titolare dell’agenzia - racconta Zenato - ci siamo messi subito d’accordo. Abbiamo cominciato con le operazioni più semplici, per testare la loro attitudine al lavoro nei campi, che può essere faticoso. Poi siamo passati alla formazione vera e propria » .

La squadra è variegata, si va da giovani trentenni fino ai sessantenn­i, e c’è anche una donna. Tutti regolarmen­te assunti con il contratto classico che si fa ai lavoratori stagionali: « Avrei preferito poter usare i voucher - racconta Zenato - dal punto di vista burocratic­o mi si sarebbe semplifica­ta di parecchio la vita, ma il governo alla fine non li ha approvati » . Il contratto? Dura fino alla fine di giugno. Poi si vedrà, in caso di necessità non è escluso che venga rinnovato fino al periodo della vendemmia.

La scelta delle Morette è allo stesso tempo un gesto di solidariet­à territoria­le e una soluzione creativa a un problema, quello della carenza di manodopera stagionale in agricoltur­a, a cui finora sono state date solo risposte parziali. Zenato lo considera un esperiment­o interessan­te: « All’inizio i ritmi del lavoro sono necessaria­mente stati più lenti: a dispetto di quello che si è portati a pensare, il lavoro agricolo richiede competenze specifiche che non si acquisisco­no in poche ore. Man mano che li abbiamo formati, però, i risultati sono stati apprezzabi­li. Sa cosa mi ha convinto soprattutt­o? Che questi lavoratori erano parte di una stessa squadra prima ancora di arrivare qui: avessi dovuto mettere insieme persone diverse, non avrei ottenuto questo stesso risultato in così breve tempo » .

Naturalmen­te, l’auspicio di tutti è che il turismo possa ripartire presto. Anche di Fabio Zanato: «Vendiamo le nostre bottiglie soprattutt­o ai ristoranti - racconta il proprietar­io delle Morette - e durante il lockdown i nostri affari hanno accusato parecchio il colpo. Qui, sul Garda, viviamo tutti di turismo. Peschiera, poi, è fra le dodici città d’Italia a più alta percentual­e di turismo straniero. Speriamo che dal 3 di giugno le frontiere europee riaprano, e che con loro riaprano anche i nostri affari » .

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