I CALCOLI DEI LEADER DIETRO I TEST DEL SENATO
Nessuna suspense. Nonostante l'allarme del capogruppo Pd Delrio e del capo dei 5 Stelle Crimi mandati ai renziani – se sfiduciate Bonafede cade il Governo – nella maggioranza sono tutti convinti che oggi non accadrà nulla al Senato. E che le due mozioni contro il ministro della Giustizia, nonché capo delegazione del Movimento, non passeranno malgrado le incertezze fatte trapelare da Renzi e dai suoi. E' sempre lui l'elemento di instabilità ma quel far trapelare un'indecisione sul voto di sfiducia, viene liquidata dagli alleati come pura tattica negoziale, senza alcun rischio per la tenuta del Conte II al punto da far dichiarare a Di Maio che “il Governo è solido e lo dimostrerà”.
Dalle parti del Pd e 5 Stelle suggeriscono – piuttosto - di guardare a quell'appuntamento di ieri pomeriggio di Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi, alla vigilia del test al Senato. Ufficialmente si parla dei punti programmatici di Italia Viva, ufficiosamente sembra che i renziani stiano trattando per spuntare un altro posto nel Governo per Luigi Marattin, o come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, o alle Infrastrutture. Di lui si parla anche per la presidenza della Commissione Bilancio ma in corsa ci sarebbe pure un altro esponente di Iv, Gennaro Migliore, forse come sottosegretario alla Giustizia. Si vedrà se davvero c'è una trattativa oppure è come la raccontava Renzi qualche giorno fa in un'intervista quando sottolineava che “noi al Senato siamo la metà del Pd però abbiamo un decimo dei posti nell'Esecutivo” ma poi aggiungeva di essere disinteressato alle poltrone. Chissà.
Il fatto è che è entrato un tema nei calcoli dei partiti: le risorse – consistenti – che l'Ue si sta predisponendo a destinare anche al nostro Paese attraverso il Recovery Fund - dopo il patto Merkel-Macron - ma pure Mes, Sure e Bei. Un punto che cambia un po' il quadro italiano che prima era tutto a tinte fosche, fatto di un pesante debito pubblico e di un crollo del Pil e delle entrate fiscale. Questi soldi, invece, potrebbero dare non solo respiro all'economia ma, dal punto di vista degli attuali partiti di Governo, diventerebbero uno strumento politico con cui tenere il filo del consenso con il Paese. Ci sarebbe solo un “ma” e non da poco. E cioè le condizionalità che certamente l'Europa imporrà su come saranno spese quelle risorse: la Merkel ha già fatto capire che quelle del Recovery Fund saranno legate a un piano di riforme e a politiche economiche “solide”. Un vincolo che dovrebbe impedire la replica del decreto Rilancio, sbarrando la strada a una distribuzione a pioggia dei fondi in un'ottica più elettorale che di obiettivi strategici.
Davanti a questo nuovo scenario europeo e non potendo più contare sulle minacce di Renzi, Salvini si prepara a un flop al Senato e a un ritorno in piazza in tempi di Covid insieme alla Meloni e Forza Italia. Ma con quali argomenti? Se le scelte dell'Ue saranno confermate, le sue posizioni sovraniste saranno più marginali e per lui l'unica scommessa resta il disastro economico. Quello che il leader leghista non calcola, però, è che a quel punto, per rimettere insieme i cocci, apparirà più credibile Zaia, anche all'elettorato della Lega.