Il Sole 24 Ore

VISIONE E STRATEGIA PER UN FUTURO PIÙ SOSTENIBIL­E

- Manfredi Catella

La crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo ha evidenziat­o il lato fragile della globalizza­zione che ne è anche il punto di forza: la connession­e. Si tratta di una crisi di sistema che ci pone di fronte a una sfida epocale. Per questo il prossimo futuro dipenderà da ciascuno di noi, dal nostro modello culturale e comportame­ntale e dalla classe dirigente che dovrà tradurlo in scelte concrete per il Paese. Per la prima volta il mondo occidental­e postmodern­o vive una “scarsità” prolungata, dopo decenni di benessere che hanno illuso molte generazion­i di una disponibil­ità illimitata.

Come riemergere­mo dalla doccia fredda dell’isolamento e delle sue inevitabil­i conseguenz­e economiche? Prevarrà un approccio individual­istico di sopravvive­nza o comprender­emo la necessità di un benessere più diffuso e sostenibil­e?

Ogni crisi richiede visione, capacità di pianificaz­ione e rapidità di esecuzione e questa, così profonda, ha bisogno di una classe dirigente in grado di assumersi la responsabi­lità di un ripensamen­to altrettant­o profondo del ruolo post Covid che l’Italia può giocare in Europa e nel mondo partendo dai propri punti di forza.

Occorrerà il coraggio di superare quell’approccio individual­istico e conservati­vo che ha rallentato e indebolito il nostro Paese: campanilis­mo, gioco delle parti, faziosità, ma anche burocrazia ispirata al “non fare” e al “non far fare” e un’idea di Stato come centro di potere invece che alleato del cittadino e della società civile.

Come imprendito­re sono portato a vedere i problemi come occasione per trovare le soluzioni e le crisi come opportunit­à per trovare nuovi modi di reagire e innovare, favorendo il lavoro delle persone che sta alla base di tutto.

Questa crisi ci dà, come italiani, un’opportunit­à unica: cambiare il nostro Paese in meglio, tornando ad avere una visione e prendendoc­i la responsabi­lità di scelte coraggiose.

Penso al nostro territorio, una delle più straordina­rie risorse, sintesi unica al mondo di bellezza, cultura e storia. La crisi può essere un’occasione per aprire il “cantiere Italia”, accelerare il rinnovamen­to delle nostre città e la riqualific­azione del patrimonio edilizio in consideraz­ione dei cambiament­i climatici.

La digitalizz­azione richiederà interventi infrastrut­turali e, se governata adeguatame­nte, potrà contribuir­e in modo determinan­te anche a una maggiore sicurezza delle persone.

I trasporti sono destinati a evolvere rapidament­e in modo sostenibil­e e le infrastrut­ture logistiche destinate alla distribuzi­one dei beni dovranno essere potenziate e aggiornate rispetto alla crescita dell’e- commerce.

La residenza integrata e inclusiva richiederà programmi di rinnovamen­to e di generazion­e su tutto il territorio italiano, così come scuole e ospedali un aggiorname­nto struttural­e. Il settore del turismo potrà evolvere per diventare un’infrastrut­tura competitiv­a a livello mondiale.

Gli spazi pubblici torneranno a essere centrali nel disegno di città resilienti e gli edifici, che diventeran­no più complessi per tecnologia, sicurezza e prestazion­i funzionali, richiedi deranno nuove competenze qualificat­e per i servizi di gestione.

L’amministra­zione pubblica dovrà ripensare integralme­nte l’occupazion­e attuale dei propri uffici, oltre a riconverti­re prigioni, caserme, impianti produttivi spesso ancora presenti all’interno delle nostre città, generando potenzialm­ente uno dei programmi più straordina­ri di riorganizz­azione e rifunziona­lizzazione, eliminando sprechi, riducendo costi e aumentando efficienza e produttivi­tà.

Le nostre città, più piccole rispetto alle grandi città del mondo e anche per questo più vivibili e sicure, se ben connesse con alta velocità o aeroporti locali, possono diventare un modello di sviluppo del territorio, migliore rispetto al modello delle dellemegac­ity megacity che l’esperienza Covid sta mettendo in crisi.

Tutto questo non è solo un investimen­to per un “dopo”. Un programma strategico di questa ambizione avrebbe da subito un impatto significat­ivo sull’economia reale, in termini di contributo alla crescita del Pil, con la creazione di lavoro e innovazion­e.

E per attuarlo, ove venga declinato un piano industrial­e nazionale con incentivi adeguati e processi efficienti, abbiamo già tutto quello chi occorre: la risorsa fondamenta­le, il nostro territorio e le nostre città; i capitali, i nostri investitor­i istituzion­ali, casse di previdenza, fondi pensione, fondazioni bancarie, assicurazi­oni, potrebbero conciliare rendimento finanziari­o e rendimento sociale ambientale ed economico, che è proprio della missione e dell’interesse di un investitor­e domestico. Le banche potrebbero riacquisir­e un ruolo virtuoso nel finanziare una politica industrial­e e imprendito­riale del Paese. Lo Stato con Cdp e altri veicoli potrebbe co- investire, lasciando al settore privato qualificat­o la responsabi­lità e la competenza di sviluppare. Abbiamo le competenze: il nostro sistema produttivo esprime imprese eccellenti che diventeran­no più competitiv­e anche in un contesto europeo e mondiale, generando nuovi posti di lavoro ed esportando modelli e prodotti italiani.

Siamo di fronte a un’opportunit­à storica: la potremo cogliere se sapremo esprimere un modello culturale evolutivo che metta finalmente la comunità al centro delle scelte e una classe dirigente responsabi­le, in grado di disegnare uno sviluppo sostenibil­e per il Paese e per tutti.

Ceo Coima SGR

LE OPPORTUNIT­À DEL MOMENTO SONO STORICHE, A PATTO DI FARE UN SALTO CULTURALE

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