REVISIONE EUROPEA PER FAVORIRE IL RILANCIO
Siamo sicuri che l’Italia sia il vero problema dell’area euro? Il nostro Paese ha avuto sempre un avanzo primario, rispettando le regole, rientrando anche da procedure di deficit eccessivo. L’Italia con l’esperienza del governo guidato da Mario Monti è riuscita a superare una crisi particolarmente dura, peraltro proveniente da mercati esteri. La spesa pubblica del nostro Paese, al netto degli interessi, è rimasta pressoché costante. L’Italia ha certo avuto un tasso di crescita molto basso, dovuto alle nostre ben note carenze: burocrazia, deficit infrastrutturale, servizi non all’altezza e squilibri territoriali ancora troppo marcati. Abbiamo l’area economica più vitale dell’Unione europea, le regioni del Nord, ma mezzo Paese che non riesce a tenere il passo.
L’Ue nasce – art. 2 del Tue – con l’obiettivo di promuovere una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarieta tra stati membri. L’Italia fece inserire tre emendamenti per rafforzare la volontà di raggiungere tali obiettivi. Fu così che fu recepito il principio di deroga al patto in presenza di cause straordinarie. Ora ci troviamo nel mezzo di una situazione più che straordinaria, perché non riguarda un solo Paese, ma il mondo intero.
I valori iniziali del 3% per l’indebitamento e del 60% per il debito totale, riferiti al Prodotto interno lordo, furono approvati perché all’epoca si pensava che il loro raggiungimento tendenziale costituisse una garanzia per la stabilità della moneta e della economia. Scarsa attenzione, a mio avviso, è stata data all’altro limite stabilito, ovvero quello relativo al controllo dei surplus, nei bilanci degli Stati. Ora occorre leggere lo sforamento da parte della Germania del limite fissato, per il surplus al 6% con riferimento al concetto di coesione. L’esigenza è mantenere un equilibrio all’interno dell’Eurozona. Volumi di esportazione eccessivi rispetto alle importazioni riducono gli spazi commerciali agli altri Paesi della medesima area valutaria.
La Germania sfora ininterrottamente questi parametri dal 2012 fino a raggiungere il picco dell’ 8,4 per cento.
Questo dato rende incomprensibile
LA SITUAZIONE STRAORDINARIA (CHE È GLOBALE) RICHIEDE MODIFICHE DEI TRATTATI
che manchi nella Germania la capacità e/ o la volontà politica di ridurre così gli squilibri all’interno dell’Unione.
Altro elemento generatore di squilibri è rappresentato dalla sistematica sottrazione di imponibile tributario posta in essere da Stati, che all’interno dell’Unione si caratterizzano come territori con fiscalità ridotta tale da attrarre sistematicamente nuovi soggetti economici. Così come il diverso trattamento doganale che avviene in alcuni Stati.
Emblematico il caso Fca con il decreto liquidità. Sede legale in Olanda, per beneficiare a livello di capogruppo di una norma del diritto societario olandese che permette di attribuire ad alcune azioni un voto plurimo, domicilio fiscale nel Regno Unito per beneficiare di un minor impatto fiscale sulla distribuzione dei dividendi. In Italia Fca alimenta una filiera produttiva che comprende innumerevoli aziende dell’indotto con circa 300mila addetti.
Orbene, il gruppo nato dalla fusione di Fiat e Chrysler richiederà l’attivazione di questo strumento per circa 6,3 miliardi di euro a tasso agevolato e rimborsabile in tre anni, attraverso la sua controllata con sede in Italia. Questa misura rispetta tutti i termini di legge, ma certamente introduce tematiche di politica economica e di opportunità politica, tenuto conto del contesto attuale.
Si apre, in considerazione di anacronistici poteri di veto , una doverosa riflessione sulle modalità di funzionamento dell’Unione europea. Occorre un modello Ue più efficiente, altrimenti potremo dire che a livello di burocrazia l’Europa supera abbondantemente l’Italia.
Occorre concretamente e urgentemente richiedere di modificare i Trattati.
L’Italia, terza economia dell’Ue, costituisce un tratto fondamentale della filiera industriale dei settori strategici nei quali la Germania è leader mondiale anche e soprattutto, grazie al livello qualitativo delle nostre produzioni. Siamo tra i più importanti Paesi esportatori, con surplus ormai consolidati della nostra bilancia dei pagamenti. La seconda fase dell’emergenza sanitaria può trasformarsi in un’emergenza finanziaria se non si interviene subito con le risorse necessarie al più basso costo possibile.
Amministratore delegato
Armonia Italy Fund