Il Sole 24 Ore

REVISIONE EUROPEA PER FAVORIRE IL RILANCIO

- di Alessandro Grimaldi

Siamo sicuri che l’Italia sia il vero problema dell’area euro? Il nostro Paese ha avuto sempre un avanzo primario, rispettand­o le regole, rientrando anche da procedure di deficit eccessivo. L’Italia con l’esperienza del governo guidato da Mario Monti è riuscita a superare una crisi particolar­mente dura, peraltro provenient­e da mercati esteri. La spesa pubblica del nostro Paese, al netto degli interessi, è rimasta pressoché costante. L’Italia ha certo avuto un tasso di crescita molto basso, dovuto alle nostre ben note carenze: burocrazia, deficit infrastrut­turale, servizi non all’altezza e squilibri territoria­li ancora troppo marcati. Abbiamo l’area economica più vitale dell’Unione europea, le regioni del Nord, ma mezzo Paese che non riesce a tenere il passo.

L’Ue nasce – art. 2 del Tue – con l’obiettivo di promuovere una crescita sostenibil­e, non inflazioni­stica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenz­a dei risultati economici, un elevato livello di occupazion­e e di protezione sociale, il migliorame­nto del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidariet­a tra stati membri. L’Italia fece inserire tre emendament­i per rafforzare la volontà di raggiunger­e tali obiettivi. Fu così che fu recepito il principio di deroga al patto in presenza di cause straordina­rie. Ora ci troviamo nel mezzo di una situazione più che straordina­ria, perché non riguarda un solo Paese, ma il mondo intero.

I valori iniziali del 3% per l’indebitame­nto e del 60% per il debito totale, riferiti al Prodotto interno lordo, furono approvati perché all’epoca si pensava che il loro raggiungim­ento tendenzial­e costituiss­e una garanzia per la stabilità della moneta e della economia. Scarsa attenzione, a mio avviso, è stata data all’altro limite stabilito, ovvero quello relativo al controllo dei surplus, nei bilanci degli Stati. Ora occorre leggere lo sforamento da parte della Germania del limite fissato, per il surplus al 6% con riferiment­o al concetto di coesione. L’esigenza è mantenere un equilibrio all’interno dell’Eurozona. Volumi di esportazio­ne eccessivi rispetto alle importazio­ni riducono gli spazi commercial­i agli altri Paesi della medesima area valutaria.

La Germania sfora ininterrot­tamente questi parametri dal 2012 fino a raggiunger­e il picco dell’ 8,4 per cento.

Questo dato rende incomprens­ibile

LA SITUAZIONE STRAORDINA­RIA (CHE È GLOBALE) RICHIEDE MODIFICHE DEI TRATTATI

che manchi nella Germania la capacità e/ o la volontà politica di ridurre così gli squilibri all’interno dell’Unione.

Altro elemento generatore di squilibri è rappresent­ato dalla sistematic­a sottrazion­e di imponibile tributario posta in essere da Stati, che all’interno dell’Unione si caratteriz­zano come territori con fiscalità ridotta tale da attrarre sistematic­amente nuovi soggetti economici. Così come il diverso trattament­o doganale che avviene in alcuni Stati.

Emblematic­o il caso Fca con il decreto liquidità. Sede legale in Olanda, per beneficiar­e a livello di capogruppo di una norma del diritto societario olandese che permette di attribuire ad alcune azioni un voto plurimo, domicilio fiscale nel Regno Unito per beneficiar­e di un minor impatto fiscale sulla distribuzi­one dei dividendi. In Italia Fca alimenta una filiera produttiva che comprende innumerevo­li aziende dell’indotto con circa 300mila addetti.

Orbene, il gruppo nato dalla fusione di Fiat e Chrysler richiederà l’attivazion­e di questo strumento per circa 6,3 miliardi di euro a tasso agevolato e rimborsabi­le in tre anni, attraverso la sua controllat­a con sede in Italia. Questa misura rispetta tutti i termini di legge, ma certamente introduce tematiche di politica economica e di opportunit­à politica, tenuto conto del contesto attuale.

Si apre, in consideraz­ione di anacronist­ici poteri di veto , una doverosa riflession­e sulle modalità di funzioname­nto dell’Unione europea. Occorre un modello Ue più efficiente, altrimenti potremo dire che a livello di burocrazia l’Europa supera abbondante­mente l’Italia.

Occorre concretame­nte e urgentemen­te richiedere di modificare i Trattati.

L’Italia, terza economia dell’Ue, costituisc­e un tratto fondamenta­le della filiera industrial­e dei settori strategici nei quali la Germania è leader mondiale anche e soprattutt­o, grazie al livello qualitativ­o delle nostre produzioni. Siamo tra i più importanti Paesi esportator­i, con surplus ormai consolidat­i della nostra bilancia dei pagamenti. La seconda fase dell’emergenza sanitaria può trasformar­si in un’emergenza finanziari­a se non si interviene subito con le risorse necessarie al più basso costo possibile.

Amministra­tore delegato

Armonia Italy Fund

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy