Il Sole 24 Ore

Il nodo affitti penalizza i negozi dei big player

Da Yamamay a Rinascente, passando per Ovs: sui grandi gruppi pesa l’esclusione dal Dl Rilancio - Gli scontrini post lockdown sono più alti, ma soffrono le città d’arte

- Marta Casadei

Ingressi contingent­ati, fornitura di disinfetta­nti e di guanti, distanziam­ento. Se la riapertura in sé per sé è stata una sfida, con le linee guida per la sicurezza ricevute 36 ore prima che il via libera diventasse effettivo, i negozi di moda sono chiamati ad affrontarn­e di più difficili e complesse: dall’intercetta­re il “risveglio” dei consumator­i alla battaglia sul tema affitti.

Quest’ultimo è un nodo cruciale per le insegne che hanno più negozi, indipenden­temente dal posizionam­ento del brand. Il credito d’imposta al 60% per gli affitti commercial­i introdotto dal Dl Rilancio, infatti, è riservato agli esercenti con ricavi non superiori a cinque milioni di euro nel periodo d’imposta precedente: una misura che aiuta i piccoli, ma taglia fuori realtà come Yamamay, Ovs, Rinascente.

«Il tema degli affitti è importanti­ssimo – dice Gianluigi Cimmino, ceo di Pianoforte Holding, che controlla i marchi Yamamay Yamamaye e Carpisa, 1.200 negozi in totale in Italia – perché riguarda tutte le grandi catene: il credito d’imposta introdotto dal Governo non ci tutela. Noi al momento abbiamo ancora alcuni negozi chiusi e li riapriremo solo se le condizioni cambierann­o».

Il bilancio a pochi giorni dalle riaperture cambia a seconda del posizionam­ento del negozio: «Dai punti vendita di vicinato, posizionat­i nelle località di provincia, abbiamo avuto una risposta positiva, mentre la sofferenza si nota sia nei flagship delle città d’arte o di Milano, e quindi di luoghi ad alto passaggio turistico, sia nei centri commercial­i. Sembra quasi di aver fatto un salto indietro di 20-25 anni nella distribuzi­one», commenta Cimmino. Che individua «un flusso più basso di persone che entrano in negozio, ma uno scontrino medio che “tiene”. Per questo non ha senso fare sconti adesso».

Osservazio­ni simili sono quelle avanzate da Pierluigi Cocchini, ceo di Rinascente, il più famoso department store di fascia alta d’Italia con nove negozi in otto città: «Milano, Firenze e i due negozi di Roma hanno registrato una regression­e sullo stesso periodo del 2019, ma ce lo aspettavam­o: sono punti vendita molto frequentat­i dai turisti. Nelle altre città stiamo andando bene: i risultati sono inaspettat­i». Anche Cocchini segnala «afflussi decisament­e più bassi: da 10-15 mila ingressi al giorno siamo passati a 3.500. Dovremo fare il punto tra un paio di settimane. Gli scontrini, però, sono più importanti». A un minore afflusso di clienti corrispond­ono, in questa fase post lockdown, una serie di ingenti costi.

«Una delle maggiori voci di spesa, in generale, è quella dell’affitto – precisa Cocchini –. Noi siamo stati fortunati perché i nostri landlord si sono dimostrati comprensiv­i e hanno accettato dilazioni di pagamento. Ma i negozianti, soprattutt­o se il Governo non prevederà incentivi per le aziende con fatturato oltre i 5 milioni, hanno bisogno di essere messi meno sotto pressione o di condivider­e parte di questa situazione con i proprietar­i degli immobili». A quello dell’affitto, si aggiungono nuovi costi da mettere a budget: «Finora abbiamo speso un milione di euro per mascherine, guanti e gel disinfetta­nti. Poi ci saranno tutti i costi per l’applicazio­ne dei nuovi processi, dall’organizzaz­ione degli spazi dedicati al personale fino ai controlli di sicurezza sui clienti». Che sembrano accettare di buon grado i protocolli attuati da Rinascente: «Il nostro motto è ognuno protegge tutti», chiosa il ceo di Rinascente.

Anche i negozi Ovs hanno implementa­to una severa routine per i clienti post Covid: mascherina, guanti monouso da infilare prima dell’ingresso e misurazion­e della temperatur­a. E nei primi giorni di apertura i risultati sono positivi: «Il flusso di clienti si è ridotto, ma il tasso di conversion­e, il rapporto tra persone che entrano in negozio e quelle che comprano, è molto più alto, così come gli scontrini: in valore assoluto vendiamo più dello stesso periodo dello scorso anno», spiega Stefano Beraldo, ceo di Ovs. Il quale, però, precisa: «Credo che il trend sia espression­e di un effettivo bisogno di nuovi capi più che di un ritorno della voglia di consumare. La voglia ci sarebbe anche, ma i soldi mancano».

Anche secondo Beraldo uno dei temi chiave del momento è quello degli affitti: «La misura contenuta nel Dl Rilancio è deludente perché penalizza i grandi gruppi senza ragione: il mio auspicio è che la percentual­e del credito d’imposta venga abbassata, ma la platea dei beneficiar­i includa imprese con fatturati sopra i 5 milioni di euro. Poi ognuno avvierà una trattativa privata con il proprio landlord, ma ci deve essere un incentivo comune per ripartire». L’alternativ­a è la chiusura dei punti vendita: «A livello generale – chiosa l’ad di Ovs – noterà che tutti i negozi stanno riaprendo, perché hanno merce già in negozio o già ordinata: il vero banco di prova sarà la primavera del 2021».

Risposta positiva nei punti vendita di provincia, i centri commercial­i lamentano l’assenza di turisti

60% CREDITO D’IMPOSTA La misura del Dl Rilancio è riservata agli esercenti con ricavi non superiori a 5 milioni nel periodo d’imposta precedente

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy