Il Sole 24 Ore

Concorsi scuola, trattativa nella notte Pd-M5S con Conte

Stallo tra i pentastell­ati che vogliono le prove e i dem che puntano sui titoli

- Eugenio Bruno Claudio Tucci

La maggioranz­a prova il rush finale per trovare un accordo che sblocchi la questione dei docenti precari in attesa di assunzione a settembre.

Nella notte a palazzo Chigi, assieme al premier, Giuseppe Conte e alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, si sono riuniti i capidelega­zione e capigruppi dei partiti di governo per superare un empasse che dura ormai da un mesetto e vede “bloccato” in commission­e Istruzione al Senato il decreto Scuola in base al quale, a fine aprile, sono stati banditi i concorsi a cattedra per circa 62mila docenti ( oggi saliti a 78mila, per effetto dei 16mila posti in più autorizzat­i dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel decreto Rilancio).

La partita è delicata; e le posizioni politiche di partenza sono distanti. La ministra Azzolina ha ribadito la scelta di emanare i bandi secondo quanto previsto dalla legge, che per la selezione straordina­ria (riservata ai supplenti con 3 anni di servizio alle spalle negli ultimi 12 - il tema più spinoso) prevede una prova al pc da svolgere in estate, più la valutazion­e dei titoli, per iniziare ad assumere i 32mila vincitori in tempo utile per l’avvio del nuovo anno. La titolare dell’Istruzione ha proposto anche alla propria maggioranz­a una sorta di “clausola di emergenza”, qualora la situazione sanitaria peggiori, sconsiglia­ndo lo svolgiment­o di prove in presenza, per garantire, comunque, a settembre l’inseriment­o dei 32mila docenti, e poi “recuperare” lo scritto durante l’anno.

Pd e Leu hanno insistito invece per eliminare la prova al pc, procedere a settembre con l’assunzione dei precari per titoli e servizio, e poi far svolgere anno abilitante e prova orale selettiva.

A far salire le fibrallazi­oni all’interno della maggioranz­a - e richiedere quindi un tavolo ad hoc a palazzo Chigi con il premier, Giuseppe Conte - era stata proprio la mossa, nei giorni scorsi, di Pd-Leu-Autonomie di voler riaprire la partita sui concorsi, presentand­o in commission­e Istruzione al Senato un emendament­o per chiedere più cattedre a bando, e per modificare la struttura della selezione straordina­ria prevista dalla ministra Azzolina, cancelland­o, cioè, la prova al pc, per valorizzar­e solo titoli e servizio.

Una presa di posizione che un primo effetto l’aveva prodotto, con il via libera del Mef a ulteriori 16mila posti per le assunzioni da concorso (la selezione straordina­ria è salita così a 32mila cattedre).

Ma sullo svolgiment­o dei concorsi è rimasta alta la tensione, e ancora si è al lavoro per una soluzione condivisa. Il fattore tempo è però fondamenta­le, visto che il decreto Scuola è incagliato in commission­e Istruzione al Senato, e lunedì riprendono le votazioni sugli emendament­i. Il provvedime­nto deve quindi approdare nell’Aula di palazzo Madama e passare poi alla Camera, e questi passaggi vanno realizzati entro il 7 giugno, termine di scadenza del dl.

In assenza di accordo, a settembre si assisterà a un vero e proprio record di supplenti in cattedra: circa 200mila docenti, praticamen­te un insegnante su quattro rischia di essere “a tempo”.

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