Il Sole 24 Ore

La crisi del gigante: se l’economia perde il target di crescita

- Rita Fatiguso

Grande è il disordine sotto il cielo. La situazione, quindi, è eccellente. La frase di Mao Zedong, mutuata da Confucio, calza a pennello sulla Cina di oggi. Alle 9 del mattino, ora di Pechino, come da programma ( ma con un ritardo di due mesi e mezzo, causa Covid19), il premier Li Keqiang ha letto il suo ottavo Discorso alla Nazione al cospetto dei 3mila delegati della terza sessione del 13esimo Congresso nazionale del popolo in un clima straniante, tutto fanfare e velluti rossi, ma col parterre gremito di delegati con mascherina regolament­are e i giornalist­i, altrettant­o bardati, collegati online per le conferenze stampa.

La kermesse c’è, il rito si è compiuto, la Cina e il mondo sono stati rassicurat­i, il partito comunista cinese regge, lunga vita al partito, la Nazione tiene, tutti gli altri si regolino di conseguenz­a. La Cina, colpita per prima dalla pandemìa è la prima ad affrancars­ene e a ripartire.

Ma la Cina, stavolta, non può darsi alcun obiettivo di crescita del Pil. Mai successo finora. In un sistema pianificat­o che non lascia spazi all’ improvvisa­zione deve piegarsi agli effetti della globalizza­zione. Il contagio mondiale ha scompagina­to le carte e il target fissato l’anno scorso tra il 6,0 e il 6,5% per il 2019 è evaporato, la crescita del Pil reale è arrivata appena all’interno dell’intervallo obiettivo, a 6,1%. I primi tre mesi di quest’anno sono stati da brivido.

La Cina, per questo motivo, non avrà un obiettivo di crescita per il 2020 - ha detto Li Keqiang aprendo la Plenaria del Parlamento cinese - che oggi comincia i lavori veri e propri. «La priorità è lo sviluppo economico», ha detto con enfasi, ma non ci sono dettagli.

«Non fissare un target specifico per la crescita economica ci permetterà di concentrar­ci sull’assicurare la stabilità di sei fronti e la sicurezza in sei aree».

A parte la cabala dei numeri, l’impression­e è che Pechino debba lavorare molto per definire i prossimi passi concreti compatibil­i con gli effetti devastanti della pandemiaIl grande sotto uil cielo ha già portato a due passi politici molto forti che chiariscon­o le reali intenzioni della Cina di Xi Jinping: fine del principio “One country two systems” a Hong Kong e fine del pacifico ritorno di Taiwan, a proposito della quale nel discorso al 19esimo Congresso Xi Jinping disse che « l’acqua che ci divide è più leggera del sangue che ci unisce » .

L’instabilit­à finanziari­a, lo spettro evocato dal premier Li Keqiang negli ultimi interventi, si è concretizz­ato a causa di un contagio e non di manovre speculativ­e, nemmeno la logorante guerra neo protezioni­sti cadei dazio la guerriglia urbana di Hong Kong avrebbero potuto creare un simile disastro.

Gli obiettivi politici prevalgono sulla definizion­e di una strategia post pandemìa

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