Autostrade, Cancelleri: no ai ricatti—
Il viceministro: via la concessione, nessuno conosce il dossier De Micheli Replica il Mit: è stato inviato a Conte. «Sorpresa» del Pd. Atlantia: nessun ultimatum, ora risposte
Ufficialmente il Governo è compatto contro Aspi: «No alla logica dell’ultimatum e del ricatto». Ma sotto la superficie la maggioranza è spaccata e le acque agitatissime. All’indomani della minaccia di Atlantia di sospendere 14,5 miliardi di investimenti sulla rete autostradale finché non si scioglie il nodo della garanzia Sace sul prestito da 1,25 miliardi chiesto dalla società, il M5S tiene alta la bandiera delle origini: la revoca della concessione ad Autostrade. Il Pd si muove a più velocità, ma la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ricorda che l’istruttoria del Mit su Autostrade è stata inviata a Palazzo Chigi. Da dove il premier Giuseppe Conte, terminale di tutte le tensioni, preferisce ancora evitare ogni commento.
Ad aprire il fuoco sin dal mattino sono i Cinque Stelle, che ne hanno per tutti. Il viceministro Giancarlo Cancelleri torna all’attacco dei Benetton, invita Pd e Iv a chiudere la vicenda con la revoca e sottolinea che il M5S «ha un piano serio»: commissariare Aspi,sostituire Spea con Anas, allontanare la penale per la revoca inserendola «come onere di subentro» e far partire il bando di gara per la nuova concessione. Aggiunge, contro la “sua” ministra, «che nessuno,neanche Conte, ha visto il dossier di De Micheli, che ha fatto insieme con Aspi una sorta di trattativa». Ma sembra sollecitare proprio il premier, contestato per il suo temporeggiare da mezzo M5S: «Quando riusciremo a discuterne? Il tempo è scaduto. A chi consegneremo il ponte di Genova?».
«Il Governo italiano non si piega ai ricatti», tuona di nuovo il viceministro pentastellato allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, che già aveva criticato la richiesta di garanzia statale sul prestito. Anche fonti Mit definiscono «inaccettabili» gli ultimatum e le minacce alle istituzioni. Ma al tempo stesso rimarcano sia l’invio del dossier alla presidenza del Consiglio «per avviare il confronto necessario prima della decisione che avverrà in Consiglio dei ministri» sia la differente posizione dialogante portata avanti da De Micheli, invocando rispetto per chi ha lavorato «senza mai fermarsi alla procedura di caducazione». Come a dire: la nota durissima di venerdì del Cda di Atlantia non giova e indebolisce l’ala dem più trattativista. «Sarebbe meglio cambiare toni», è il monito ad Aspi che arriva dal vicesegretario Pd Andrea Orlando. Mentre il sottosegretario Salvatore Margiotta riporta l’attenzione sul fattore tempo: «Una decisione va assunta, perché se non si decide poi non si può chiedere ad Atlantia di assumersi responsabilità rispetto a un programma di investimenti da fare».
Si torna dunque al punto di partenza: Palazzo Chigi. Conte è chiuso in un fortino assediato da ogni parte: sulla scuola, sul Mes, sul Codice appalti. Fonti parlamentari della maggioranza sono convinte che si farà portatore di una mediazione per risolvere il nodo Aspi che preveda una revoca solo parziale della concessione, limitatamente al tratto di Genova, per non sconfessare i Cinque Stelle. In cambio, come non disdegna parte del Pd, di un maxi-piano tra taglio tariffe e investimenti sulla scia di quello da 2,9 miliardi già proposto al Governo da Atlantia. Che ieri ha reagito ricordando che i 13 miliardi circa che la controllata Aspi dovrà raccogliere in sei anni per spese di investimento, manutenzione e rimborso debiti «rappresentano dieci volte il valore del prestito richiesto». E che il ricorso ai mercati per finanziarsi «non può essere reso inaccessibile da comportamenti o interventi legislativi che hanno reso di fatto incerto il futuro stesso della società». Nel mirino l’articolo 35 del Milleproroghe.
Cresce l'insofferenza di Cinque Stelle e Dem per i rinvii di Conte su un nodo che spacca la maggioranza