Il Sole 24 Ore

Prove di semplifica­zione sulla responsabi­lità contabile

Sul tavolo l’idea di limitare il danno erariale alla «colpa grave» per una serie di opere Allo studio anche l’aumento delle soglie che permettono gli affidament­i in via diretta

- Gianni Trovati gianni. trovati@ ilsole24or­e. com

I Comuni stanno iniziando in questi giorni la complicata digestione del decreto intitolato al Rilancio, ma la pioggia normativa anticrisi promette di proseguire a stretto giro con un nuovo provvedime­nto che proverà a sbloccare procedure e appalti. E anche in questo prossimo decreto, che il governo vorrebbe approvare nel giro di una quindicina di giorni anche se l’esperienza insegna che il calendario sdrucciola, il capitolo da gestire in Comune sarà ricco.

L’obiettivo, si diceva, è prima di tutto quello di liberare la spesa per investimen­ti che dopo le buone performanc­e degli ultimi due anni sta inevitabil­mente crollando sotto i colpi della crisi. E i fronti di intervento su cui è stato avviato il confronto fra gli enti locali e il governo sono parecchi.

Sul tavolo torna prima di tutto il tentativo di superare la «paura della firma» che paralizza i funzionari alle prese con un dedalo normativo spesso contraddit­torio. L’idea è vecchia ma la strada ipotizzata sembra nuova. Tramontata almeno per ora l’ipotesi di attribuire un controllo preventivo alla Corte dei conti per i lavori pubblici sopra una certa soglia con una norma che si è affacciata senza successo in più di un’occasione, i tavoli tecnici e politici ora puntano a una soluzione diversa: sospendere la responsabi­lità amministra­tivo-contabile per colpa grave, limitandol­a ai soli casi in cui emerge il dolo, almeno per una finestra temporale in grado di far ripartire la macchina e testare sul campo la novità. Su questo filone si innesta anche l’ipotesi ricorrente di intervenir­e sull’abuso d’ufficio, che però incontra troppi ostacoli politici per essere portata avanti davvero. Il confronto ora si concentra sui tempi e la tipologia di opere su cui testare la responsabi­lità “limitata” alla colpa grave: che inevitabil­mente accenderà presto il confronto anche con la Corte dei conti.

Sempre in fatto di deroghe alle procedure ordinarie, prende forma anche l’ipotesi di individuar­e una serie di opere «di interesse strategico locale» da affidare a commissari per replicare quello che il dibattito politico ha voluto battezzare « modello Genova » . Modello che ovviamente non è replicabil­e in sé (fortunatam­ente) per le condizioni in cui è nato; ma che in ogni caso suggerisce un’esigenza di semplifica­zione e unificazio­ne delle responsabi­lità. L’idea è di applicarlo per una serie limitata di opere, che dovrebbero superare una soglia di valore ipotizzata a 2 milioni di euro affidando al sindaco il compito di tirare le fila: ma proprio l’individuaz­ione della figura a cui affidare il ruolo di commissari­o, insieme al valore minimo da raggiunger­e per etichettar­e l’opera come « strategica » , sono i punti più sensibili della discussion­e.

In gioco tornano poi altre due soglie, quelle fissata dall’articolo 36 del Codice appalti per definire i casi in cui si può procedere con gli affidament­i diretti: l’ipotesi è quella di alzare da 40mila a 100mila euro il primo livello, quello che non impone nemmeno la consultazi­one preventiva delle imprese, e da 150mila a 350mila euro il secondo, che per i lavori chiede la valutazion­e di tre preventivi.

Tutto questo si accompagne­rebbe a una serie di misure per velocizzar­e i trasferime­nti agli enti locali dei fondi nazionali e comunitari per gli investimen­ti, perché ovviamente senza soldi non c’è procedura che tenga. Ma proprio questo aspetto sta imponendo ai tecnici al lavoro sul decreto di occuparsi anche di un problema più generale: quello della crisi complessiv­a dei conti comunali. In questo filone si colloca almeno l’allungamen­to a 10 anni del tempo utile per ripianare i deficit 2020, che con l’ordinario limite triennale rischiano di portare dritta al dissesto la maggioranz­a dei Comuni.

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