Il Sole 24 Ore

I rimedi per sanare l’illecita occupazion­e del Comune

- A cura di Vincenzo Petrone

Ho acquistato un lotto di terreno edificabil­e e ho lasciato uno spazio di sette metri da utilizzare per la costruzion­e di una strada. Lo stesso obbligo è stato osservato da altri quattro acquirenti. Oggi questo spazio è divenuto strada pubblica priva di sbocco. Il Comune vi ha realizzato la fognatura e la tubazione idrica senza mai avere dagli effettivi proprietar­i una cessione volontaria e senza avere effettuato un esproprio di tale spazio.

Può il Comune imporre la propria occupazion­e?

G. A. - COSENZA

Alla luce di quanto descritto nel quesito, si ritiene che l’operato dell’ente locale costituisc­a un illecita occupazion­e, ossia una occupazion­e senza titolo di un’area di proprietà privata per la realizzazi­one di un’opera pubblica. Ciò integra un illecito permanente ( e non un illecito istantaneo a effetti permanenti), che può cessare solo per effetto: a) di un accordo con il proprietar­io per la cessione volontaria; b) della restituzio­ne dell’area, previa rimessione in pristino; c) della rinunzia del proprietar­io al suo diritto, implicita nella richiesta di risarcimen­to dei danni; d) di una compiuta usucapione da parte dell’occupante che ha trasformat­o il bene con la realizzazi­one dell’opera pubblica; e) dell’emanazione del provvedime­nto di acquisizio­ne coattiva in base all’articolo 42– bis del Dpr 327/ 2001( testo unico espropri) da parte dell’autorità che occupa illecitame­nte il bene.

Su richiesta delle parti il Comune ha una delle possibilit­à citate per sanare l’illecito.

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