Germania, cresce la fiducia Dal 15 giugno riaprono i confini con l’Europa
Da metà giugno cadranno i divieti verso i Paesi Ue Ancora dubbi sulla Svezia
La Germania riaccende i motori dell’industria del turismo europeo, spenti il 17 marzo per contenere i contagi del coronavirus. Forte anche del buon andamento dell’indice della fiducia Gfk che a giugno arriva -18,9 da -23,1 di maggio. Il governo tedesco, se saranno confermate le anticipazioni dell’agenzia Dpa, deciderà oggi di revocare dal prossimo 15 giugno l’allerta, cioè all’atto pratico il divieto, sui viaggi nei 31 Paesi europei “sconsigliati” dallo scorso 17 marzo con l’iniziativa “Weltweite Reisewarnung” su scala globale senza precedenti. Oltre ai 26 partner della Ue, la misura di riapertura riguarderà anche Regno Unito, Islanda, Svizzera, Norvegia e Liechtenstein: incerta l’inclusione della Svezia. Delle modalità di questo riavvio discuterà oggi anche il comitato del turismo del Bundestag.
La data del 15 giugno, già preannunciata dal ministro degli Esteri Heiko Maas e definita dal ministro Luigi Di Maio il “D-Day del turismo”, dovrebbe coincidere con iniziative analoghe in altri Paesi europei, nel tentativo di garantire a turisti e viaggiatori standard omogenei in Europa di salvaguardia della salute. Berlino intanto, stando ai contenuti di un documento contenente i «criteri di riabilitazione del turismo europeo» che verrà discusso oggi dal gabinetto Merkel, intende sostituire un generico blocco degli spostamenti non necessari in tutta Europa con consigli e avvertimenti per tornare a viaggiare nei 31, sottolineando per ogni Paese gli eventuali rischi con “informazioni di viaggio” mirate. Detto questo, non è sicuro che i cittadini tedeschi vengano fatti entrare in tutti i 31 Paesi.
Di certo, il ritorno dei turisti tedeschi è una svolta per l’industria del turismo in Italia, dove il flusso dei turisti dalla Germania - che vale 6 miliardi - è cresciuto del 30% all’anno negli ultimi anni, con 60 milioni di pernottamenti nel 2019.
In questi primi mesi della pandemia da Covid-19, la Germania ha applicato un lockdown “leggero”, rispetto per esempio a quello entrato in vigore in Italia. Pur perseguendo l’obiettivo primario di tutelare al massimo la salute, il governo federale tedesco e a seguire i 16 Länder hanno messo in atto un mix di chiusure e semi-aperture per evitare il collasso dell’economia e per scongiurare la totale interdizione delle libertà personali in democrazia, un obiettivo ripetuto costantemente dalla cancelliera Angela Merkel nei suoi ricorrenti appelli alla responsabilità individuale. Questo stesso metro potrebbe essere applicato ora da Berlino ai viaggi in Europa, dopo una lenta rimessa in moto del turismo su suolo tedesco.
L’industria turistica tedesca contribuisce per l’8,6% al Pil del Paese, pari a 345 miliardi (in base alle ultime statistiche dell’Omt, l’organizzazione mondiale del turismo), e non è considerata tra i settori maggiormente trainanti dell’economia. Tuttavia il suo peso, come del resto i servizi rispetto all’industria manifatturiera, è aumentato in virtù di dieci anni di crescita economica e una ricchezza più diffusa. Sono circa 11.000 le agenzie di viaggio in Germania, 2.500 i tour operator, 4.000 le aziende di bus turistici, oltre 220.000 le imprese nell’alberghiero e nel catering. Le agenzie di viaggio si sono fatte sentire con manifestazioni continue durante il lockdown, sostenendo la tesi - ardita in un Paese ossessionato dall’industria dell’auto - che il turismo vale, in termini occupazionali, tanto quanto il settore automobilistico. Lo Stato federale ha infine ascoltato le richieste di aiuto degli operatori turistici, garantendo da ultimo il 100% del rimborso dei viaggi saltati a causa del lockdown.