Il Sole 24 Ore

Gualtieri: fondi europei in aiuto ai settori

L’audizione di Gualtieri. Per il ministro dell’Economia la manovra avvia «la strategia per la ripresa» che va completata con le risorse comunitari­e. Pressing sull’attuazione dai bonus agli interventi Cdp

- Gianni Trovati

Una manovra che avvia la strategia per la ripresa, da completare facendo ricorso alle risorse comunitari­e. È quanto ha ribadito il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, durante l’audizione sul Decreto Rilancio. Ripresa da sostenere con piani specifici per alcuni settori, «penso al turismo come all’automotive, che auspichiam­o potrà anche contare su risorse di un Fondo europeo per la ripresa». Gualtieri ha ricordato come al progetto che la Commission­e Ue presenterà oggi il governo italiano abbia contribuit­o con un forte impegno politico. Venerdì intanto arriverà il primo dei tre miliardi messi a bilancio per i Comuni, e lo stesso accadrà per 150 dei 500 milioni alle Province.

Il bonus-bis bonus- bis da 600 euro, relativo ad aprile, «è stato pagato ieri», e gli inciampi della prima tornata saranno risolti «in questi giorni». Venerdì arriverà il primo dei tre miliardi messi a bilancio per i Comuni, e lo stesso accadrà per 150 dei 500 milioni alle Province. Mentre il governo «è al lavoro sui decreti attuativi » per far partire le diverse misure, dalle ricapitali­zzazioni Cdp agli aiuti ai profession­isti.

Proprio alla corsa all’attuazione il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dedica un pezzo importante della sua audizione informale sulla manovra anticrisi alle commission­i Bilancio di Camera e Senato. Perché l’esperienza del decreto marzo e di quello dedicato alla liquidità non è stata felicissim­a, e il Mef ha messo sotto pressione tutte le strutture per evitare repliche degli inghippi che hanno complicato la vita di chi si è rivolto per esempio all’Inps. Ma i primi uffici su cui si esercita il pressing sono quelli di Via XX Settembre, al centro di un’impresa non banale visto che per rendere operativa tutta la manovra di decreti ne servono 98 ( si veda il Sole 24 Ore del 20 maggio).

Tra loro c’è appunto quello per gli aiuti ai profession­isti, tema su cui non si spegne la polemica. Gualtieri spiega che l’esclusione dagli aiuti a fondo perduto colpisce solo «i redditi molto alti», perché per gli altri il meccanismo proporzion­ale alla perdita di fatturato non avrebbe potuto offrire più dei 2.200 euro in tre mesi portati dai bonus. Ma i commercial­isti non ci stanno ( si veda articolo in pagina 27), sostengono che il 54% degli studi ha perso ad aprile più di un terzo del fatturato, il 35% ha perso più di 10mila euro e solo il 36% ha avuto i 600 euro.

Sulla strategia di fondo della manovra, in ogni caso, Gualtieri non intende flettere. Respinge secco le obiezioni sulla frammentaz­ione delle risorse in una rete fittissima di interventi circoscrit­ti («decreto laqualunqu­e» secondo la definizion­e di Fdi), spiega che il «miracolo» di un intervento unico buono per tutti inon esiste in natura, e invita a guardare il decretone dentro «un percorso» che deve dare gambe alla « strategia per la ripresa». Con quali soldi? Qui la questione si fa più complessa. Perché la manovra ha esaurito i 55 miliardi di indebitame­nto autorizzat­i dal Parlamento, ma all’orizzonte c’è il cantiere degli aiuti europei. Che naturalmen­te poggiano prima di tutto sui progetti di Recovery Fund, insieme al Sure per le politiche del lavoro e agli interventi Bei.

Da lì potranno arrivare risorse utili per quei piani di rilancio settoriali che in manovra sono di fatto quasi assenti: Gualtieri cita « turismo e automotive » come esempi, ma l’elenco dei candidati è lungo quasi quanto la tabella dei codici Ateco. E contempla anche i Comuni che si vedranno accreditar­e dopodomani una quota di aiuti proporzion­ale alle loro entrate 2019, ma lamentano un rischio dissesto praticamen­te generalizz­ato senza nuovi interventi.

Ma il pacchetto europeo comprende anche il Mes, che continua a dividere la maggioranz­a ( e l’opposizion­e). Sul punto Gualtieri coglie l’occasione dell’ormai tradiziona­le botta e risposta con il presidente della commission­e bilancio della Camera Claudio Borghi. Al leghista, che polemizza sul fatto che il «fabbisogno aggiuntivo» sanitario indicato dal decreto sia solo di 1,7 miliardi, ben lontano dal limite di finanziame­nto ammesso per il Mes a 36- 37 miliardi ( (2% 2% del Pil), Gualtieri ribatte che «il Mes può finanziare spese dirette e indirette e di contenimen­to del virus » e che «la platea di spese potenzialm­ente finanziabi­li da questa linea di credito va ampiamente oltre 1,7 miliardi e potrebbe anche potenzialm­ente superare il 2% del Pil » che viene indicato come il benchmark per il Mes. Un punto, quello dell’utilità di un prestito allo 0,1% per un Paese che si finanzia a tassi una quindicina di volte più elevati, su cui Gualtieri dovrà faticare ancora per convincere i tanti scettici nella maggioranz­a ( non solo nel Movimento Cinque Stelle), che puntano ad annegare la questione nel bacino più complessiv­o dei fondi comunitari per rendere più digeribile un eventuale cambio di rotta.

Sul Mes il ministro ribadisce, in polemica con Borghi, che la platea delle spese finanziabi­li è ampia e va anche oltre il 2% del Pil attivabile

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Iter del decreto. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha aperto ieri la settimana di audizioni sul decreto. EPA

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