Il Sole 24 Ore

La bond mania contagia il mondo: boom di emissioni

Nonostante il lockdown i collocamen­ti in Europa sono il 33% in più del 2019

- Maximilian Cellino

Non solo BTp Italia. La bond-mania fra chi emette debito e chi è pronto a investirvi contagia l’intero mondo obbligazio­nario compreso quello legato ai corporate bond, i titoli societari. L’attività fra gli investment grade, quelli con merito di credito più elevato, procede infatti a ritmo frenetico con nuovi collocamen­ti sul mercato primario quasi ogni giorno. Da inizio anno, se si esclude il breve periodo di «congelamen­to» all’avvio del lockdown legato alla pandemia, l’offerta di questa tipologia di bond sfiora i mille miliardi di dollari negli Stati Uniti e si attesta a 310 miliardi di euro anche in Europa, dove secondo M&G Investment­s si superano di un terzo i volumi del 2019 e addirittur­a dell’ 84% quelli dell’anno precedente.

Anche gli emittenti italiani, sia finanziari che industrial­i, sono riusciti proprio di recente ad aggiungers­i al flusso prima con le operazioni targate Eni, che ha raccolto 2 miliardi, poi con il bond Ferrari da 650 milioni della scorsa settimana. La tendenza sembra avere le carte in regola per proseguire «soprattutt­o se le condizioni saranno più favorevoli rispetto al recente passato», conferma Mario Romano, direttore Investimen­ti di Sella Sgr, sottolinea­ndo che « la grande liquidità presente sul mercato attende di essere impiegata e le aziende italiane possono costituire una buona alternativ­a».

Come si è visto per il BTp Italia, i rendimenti che si spuntano nel nostro Paese sembrano insomma far gola all’investitor­e anche quando si parla di debito societario. Il discorso si allarga però anche al resto d’Europa, visto che per rendere attraente la valanga di « carta » rovesciata sul mercato (e tenendo anche conto della crisi scatenata da Covid- 19) gli emittenti hanno dovuto offrire condizioni più favorevoli rispetto al debito già presente sul mercato. « Il premio di nuova emissione può essere sostanzios­o, specialmen­te nei periodi di turbolenza e a marzo 2020 in media è stato di 25-40 punti base negli Stati Uniti come in Europa: una concession­e significat­iva nell’ambito degli investment investment­grade grade », conferma Wolfgang Bauer, gestore obbligazio­nario di M&G Investment­s.

Non è dunque tutto oro ciò che luccica (proprio come per il BTp Italia) e le controindi­cazioni si fanno sentire anche sul secondario «doveaggiun­ge Bauer - le valutazion­i più allettanti sui mercati primari esercitano una notevole spinta al rialzo sugli spread del credito che penalizza i detentori delle obbligazio­ni societarie esistenti». Esiste poi un tema più generale, che va oltre le mere valutazion­i di convenienz­a e al quale chi investe nel credito non può guardare senza un certo timore, perché chi attinge a piene mani alla possibilit­à di immettere debito sul mercato aggiunge in fondo leva finanziari­a e diventa quindi più vulnerabil­e. Il discorso vale a maggior ragione nella fase attuale, perché «le società hanno bisogno di prendere denaro in prestito per rafforzare il profilo di liquidità e compensare il tracollo delle entrate dovuto al coronaviru­s», fa notare Bauer, avvertendo come questo non sia «un modello di business sostenibil­e che può andare avanti per sempre».

Se quindi da una parte l’esistenza di un mercato primario che funziona a pieno regime e consente alle società di reperire capitale per coprire le spese di gestione e rifinanzia­re il debito esistente è una condizione indispensa­bile per superare la crisi attuale e la recessione globale incombente, dall’altra è inevitabil­e come nel medio periodo molte di queste aziende si troveranno a fare i conti con un onere debitorio rilevante. E la mano della Bce, che continua ad acquistare titoli investment grade, non sarà eterna. «Alcune riuscirann­o ad agganciare la ripresa economica post-crisi e ridurre la leva rapidament­e, mentre altre – avverte Bauer - arranchera­nno con livelli di debito debilitant­i e pagamenti di interessi che assorbiran­no una quota significat­iva dei ricavi futuri soffocando il potenziale di crescita».

Consideraz­ioni simili valgono da avvertenza anche per chi, fra i risparmiat­ori, pensa di cavalcare con rischi contenuti la nuova ondata di emissioni. Non sono per la verità molti i corporate bond disponibil­i in via diretta alla platea dei retail perché, come ricorda Romano, « per la loro tipologia di emissione e gli importi minimi la gran parte dei titoli sono destinati al mercato degli investitor­i profession­ali, mentre i clienti privati possono accedere a strumenti di risparmio gestito in grado di garantire la corretta diversific­azione e la necessaria gestione del portafogli­o titoli » . Maneggiare con cautela, adesso più che in passato, resta forse l’avvertenza più utile.

Come nel caso del BTp Italia i rendimenti in rialzo attirano gli investitor­i (anche retail): ma occorre cautela

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