Il Sole 24 Ore

Vendemmia a rischio se non arrivano i braccianti dell’Est

Prandini: «Urgente riaprire i corridoi verdi e serve la quarantena attiva»

- — Mi. Ca.

Come sarà la vendemmia 2020? « Spero solo che non faremo la fine dell’ortofrutta, dove ad oggi abbiamo lasciato sul campo il 35% dei prodotti perché sono mancati i lavoratori stagionali che si occupano della raccolta » . Scherza, ma non troppo, Ettore Prandini: in questi giorni di graduale riapertura, il presidente della Coldiretti è impegnato a garantire ai suoi associati tutta la manodopera di cui c’è bisogno nei campi. Con l’inizio della primavera, in Italia sono mancati all’appello oltre 250mila lavoratori stagionali, un terzo dei quali provenient­i dall’Est europeo.

La vendemmia ogni anno in Italia occupa 65mila lavoratori qualificat­i, un quarto dei quali provengono dall’estero: « I primi cominciano all’inizio di agosto – spiega Prandini – quando nella Franciacor­ta parte la raccolta delle uve per il metodo classico. Gli ultimi se ne vanno a fine ottobre » . Il punto però è che l’uva non aspetta, quando nelle vigne l’enologo decide che è il momento di dare il via alla raccolta, i lavoratori devono essere già sul posto. « Per questo confido che nei prossimi giorni si possa finalmente risolvere la questione dei corridoi verdi europei e della quarantena attiva » .

Ad oggi, la Ue consente la mobilità dei lavoratori all’interno dell’Unione, ma chi arriva in uno Stato diverso oppure rientra a casa deve sottoporsi a quarantena: per chi viene a lavorare nel nostro Paese, per esempio, significan­o 14 giorni senza poter lavorare ma con lo stipendio pagato. Un costo che molti agricoltor­i non vogliono sostenere, da qui il concetto di quarantena attiva: si viene, si lavora fin dal primo giorno ma a debita distanza dagli altri e si alloggia in luoghi separati. «Germania e Gran Bretagna hanno già firmato accordi di questo genere con paesi come la Bulgaria, la Romania o la Polonia – ricorda Prandini – due settimane fa anche la Francia ha firmato le intese. Non possiamo farci superare dai cugini francesi: se non abbiamo anche dall’Italia queste risposte, finiremo col compromett­ere l’eccellenza del vino made in Italy e la sua competitiv­ità sui mercati esteri » .

Il 3 di giugno, insomma, l’Italia sarà pronta a riaprire i propri confini ai turisti e il presidente della Coldiretti si augura che l’apertura valga finalmente per tutti, anche per i braccianti. L’altra soluzione per alleggerir­e la burocrazia delle assunzioni stagionali in agricoltur­a sarebbero i voucher, come Prandini sostiene da tempo, anche se ormai si è arreso all’evidenza: « Su questo tema non c’è condivisio­ne, soprattutt­o col ministero del Lavoro » .

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