Il settore dei libri è bloccato: danni 2020 fino a 1 miliardo
Nei primi 4 mesi dell’anno vendite calate di 134 milioni Bloccate il 91,1% delle novità Levi (Aie): 1 milione di buoni da 100 euro a famiglie con figli di cinque o sei anni
Titoli in meno, libri che non saranno tradotti, piccoli e medi editori a rischio sopravvivenza. L’emergenza Coronavirus è piombata come uno tsunami sull’editoria libraria.
Il presidente dell’Associazione degli editori di libri (Aie), Ricardo Franco Levi, si affida alla pesantezza dei numeri: «Se prendiamo a esame tutto il mondo del libro, considerando anche i libri scolastici, universitari e professionali più la vendita dei diritti, ci aspettiamo una perdita di giro d’affari a fine anno oscillante fra qualcosa di più di 600 milioni e qualcosa meno di un miliardo». Il che vorrebbe dire quasi un terzo del totale per un settore che nel 2019 si attestava sui 3,2 miliardi di euro.
La ricerca dell’Aie, in collaborazione con Nielsen e IE-Informazioni Editoriali, sull’impatto del Covid-19 sul mercato del libro mette in fila segnali e numeri pesanti come macigni e che lasciano tanto più amaro in bocca considerando l’andamento del settore a fine 2019 e nella prima parte dell’anno. «Nel 2019 – spiega Giovanni Peresson, del Centro studi Aie – il mercato era cresciuto di quasi il 5 per cento a valore e, per la prima volta dal 2010, anche nelle copie» su del 3,3 per cento.
Dal 24 febbraio tutto è cambiato, con la chiusura – andata avanti fino al 14 aprile – delle librerie: canale in cui si genera il 66% del mercato e usato dal 74% dei lettori.
Gia in quelle settimane i mancati ricavi e i costi a vuoto sostenuti per presentazioni, eventi e quant’altro hanno inevitabilmente segnato il percorso. Una boccata d’ossigeno è arrivata con le riaperture del 4 maggio, ma con tutte le criticità del caso legate alla regolazione stringente degli accessi alle librerie, spostamento di titoli, blocco delle manifestazioni e del sistema fieristico che, da solo, vale 1,4 milioni di clienti.
Risultato? Il mercato dell’editoria di varia in librerie, store online e Gdo registra, dall’1 gennaio al 3 maggio, una perdita netta di 90,3 milioni. Considerando anche le vendite fuori dai canali rilevati dagli istituti di ricerca (cartolibrerie, vendite dirette, fiere, librerie specialistiche e universitarie) si sale a 134 milioni di euro con un circolo vizioso anche sul versante offerta: paralisi nei lanci dei nuovi titoli ed editori che dal 16 marzo al 3 maggio hanno congelato il 91,1% delle uscite.
Non che non ci si sia provato a stare in piedi. Ad esempio le librerie durante il lockdown hanno perso l’85% delle vendite, ma chi si è attivato con consegne a domicilio e grazie a una buona presenza sui social ha ridotto il calo al 71%. E ci sono 17 librerie che sono riuscite a vendere addirittura di più rispetto allo stesso periodo del 2019, si legge nell’indagine di IE-Informazioni Editoriali presentata dall’ad Simonetta Pillon.
Sono cambiate le abitudini. E necessariamente in queste prime settimane dell’anno gli store online sono diventati il primo canale di acquisto dei libri (47% del totale contro il 26,7% del 2019) con Gdo stabile al 7,3% e librerie scese dal 66,2% al 45%. «Restare uniti» è ora l’imperativo per tutte le componenti del settore, secondo il presidente Aie che mette sul tavolo «una proposta». Anche facendo leva sul Fondo per la Cultura da 210 milioni previsto dal Dl Rilancio, «chiediamo di prevedere 1 milione di buoni spesa da 100 euro l’uno da destinare a chi ha un figlio di 5 o 6 anni». Niente contributi diretti, quindi, ma voucher «che in questo modo aiuterebbero tutti gli attori della filiera». E visto che è destinato a chi ha figli di 5 o 6 anni, punterebbe «verso quei nuclei in cui si inizia la stagione dell’istruzione scolastica. E questo vuol dire legare il momento dell’emergenza alla costruzione del futuro».