Il Sole 24 Ore

Dal Titolo quinto alla digitalizz­azione, le ricette per la Pa

Sei proposte per la sfida di rinnovare la macchina dell’amministra­zione

- Francesco Paolo Bello

Problemi inediti, imprevisti e imprevedib­ili, per i quali servono risposte nuove e urgenti. È la sfida che il coronaviru­s impone allo Stato e alle Pa. Il virus ha rallentato l’attività delle amministra­zioni, chiamate a tutelare i propri dipendenti e l’utenza. La sospension­e di tutti i procedimen­ti «non urgenti» ne è la plastica rappresent­azione. L’esigenza di dare risposte immediate ha fatto poi conferire ampi poteri autoritati­vi alla gestione commissari­ale e alla Protezione civile, oltre a prevedere ampie deroghe alle norme del Codice dei contratti pubblici per le procedure di acquisto di beni e servizi.

Sul versante dei contratti pubblici è stata avvertita la necessità di derogare alle disposizio­ni vigenti per velocizzar­e le procedure di acquisto e far fronte all’emergenza. La possibilit­à di ricorrere a procedure semplifica­te come la somma urgenza e la procedura negoziata senza previa pubblicazi­one di un bando di gara (articoli 63 e 163 Codice dei contratti pubblici) è stata ribadita all’interno del Dl Cura Italia, e ulteriori strumenti derogatori sono stati previsti dalle ordinanze del capo della Protezione civile. Non è una novità: da Italia ’90 al Ponte Morandi a Genova.

Anche la Commission­e Europea è intervenut­a legittiman­do l’utilizzo di procedure in deroga e ha fornito importanti indicazion­i per le stazioni appaltanti e per gli operatori economici. Il corpus di disposizio­ni del Codice dei contratti pubblici è risultato rigido e di certo non ha semplifica­to la vita agli operatori economici e alle stazioni appaltanti, con i continui revirement legislativ­i, dal primo correttivo allo Sblocca cantieri, dal superament­o delle Linee guida dell’Anac al prossimo ritorno del regolament­o unico di attuazione.

È questo il momento di pensare a interventi “urgenti” di riordino legislativ­o che diano impulso al cambiament­o, mai realmente intrapreso dalla pubblica amministra­zione.

Le azioni più urgenti:

• allineare la normativa interna al quadro europeo in materia di appalti, eliminando le previsioni che costituisc­ano livelli di regolazion­e superiori rispetto a quelli europei (divieto di gold plating) a cominciare dai limiti previsti per il ricorso al subappalto;

• digitalizz­are la Pa, e la società in generale, mediante ad esempio la creazione di un domicilio elettronic­o per ciascun cittadino;

• digitalizz­are il processo amministra­tivo con l’abbandono del doppio binario delle copie di cortesia e, gradualmen­te, con la possibilit­à di celebrare da remoto alcune fasi del processo;

• creare una rete che tenga insieme le strutture amministra­tive in grado di fare da guida nell’elaborazio­ne di strategie per affrontare problemi complessi;

• ripensare la riforma del titolo V della Costituzio­ne, per evitare (dopo quasi 20 anni) ripetuti conflitti di attribuzio­ne tra Regioni e Stato;

• ripensare il ruolo dello Stato nell’economia: con lo Stato che si faccia carico della tutela e del governo di alcune imprese “strategich­e” svolgendo gradualmen­te, poteri di regolazion­e effettivi.

La sfida è adattare la Pa al new normal, cogliendo il cambiament­o, o affrontare il mondo nuovo con strumenti obsoleti. In questo secondo caso avremo solo partecipat­o alla sfida.

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