Il Sole 24 Ore

Fineco avvia la campagna di crescita all’estero

Avviato il business in Inghilterr­a: dopo il consolidam­ento la volontà è guardare a Paesi come Francia e Germania Il Covid-19 impatta l’attività? L’istituto risponde che nel nuovo contesto il suo modello digitale è favorito

- di Vittorio Carlini

Sfruttare la crescita, agevolata dal digitale, dell’attività d’intermedia­zione degli investimen­ti sui mercati. Inoltre: espandersi all’estero. Oggi in Gran Bretagna per poi, consolidat­o il business in quello Stato, guardare a Paesi come Francia e Germania. Sono tra i focus di Fineco nella strategia di sviluppo.

Il conto economico

L’istituto finanziari­o, di recente, ha pubblicato i dati del primo trimestre 2020. Il “quarter” è contraddis­tinto da margine d’intermedia­zione e redditivit­à in rialzo.

I ricavi sono di 201,3 milioni (+27,2% rispetto allo stesso periodo del 2019). La dinamica è stata sostenuta, dapprima, dalle commission­i nette (+35,8%). Tra queste sono salite, in scia alla maggiore volatilità dei mercati, quelle dell’intermedia­zione degli ordini d’investimen­to (Brokerage). Ad esse si è, poi, unito il rialzo delle “fee” legate all’ “Investing” (essenzialm­ente il risparmio gestito). In quest’ultima area è proseguita, tra le altre cose, la crescita dei “guided products”. Vale a dire: soluzioni in cui la società supporta il promotore nell’asset allocation del cliente. Un meccanismo che, da una parte, offre all’utente più servizi. E, dall’altra permette all’istituto d’incassare maggiori commission­i. I “guided products”, alla fine dell’Aprile scorso, valevano il 72% degli “Asset under Management” (AuM). Al di là delle commission­i la spinta al margine d’intermedia­zione è arrivata, anche, dai ricavi da trading, di fatto l ’internaliz zatore, della banca.

In un simile contesto, la stessa profittabi­lità ne ha tratto beneficio: il risultato netto di gestione e l’utile netto rettificat­i sono anch’essi rispettiva­mente saliti a 132,8 e 92,2 milioni (+45,4% anno su anno).

Il margine d’interesse

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Tra le voci che compongono il margine d’intermedia­zione ce n’è una in calo: il margine d’interesse. Il “Net interest income” è sceso del 3,2%. Una dinamica che, anche a fronte della riduzione del portafogli­o delle obbligazio­ni UniCredit (caratteriz­zate, in quanto emesse in periodi con tassi di mercato maggiori, da più alti rendimenti), induce la preoccupaz­ione si tratti di una debolezza non temporanea.

Fineco, ricordando che il “run off” del portafogli­o UniCredit è spalmato su molti esercizi, si dice non preoccupat­o. La società in primis rimarca la resilienza del margine d’interesse che nei prossimi anni, nonostante il contesto sfidante, dovrebbe calare al massimo di qualche milione. Inoltre Fineco sottolinea che la debolezza del “Net interest income” sarà più che controbila­nciata dalle altre voci che compongono i ricavi.

Ciò detto il gruppo ribadisce che, da una parte, non c’è intenzione di aumentare il suo già basso profilo di rischio (il costo del rischio di credito a fine 2020 è stimato a 10-15 punti base); ma che, dall’altra, proseguirà nella graduale espansione e diversific­azione del portafogli­o obbligazio­nario. Infine, oltre all’ effetto dell’incremento dei volumi e dei prestiti, l’istituto ricorda che il suo “Liquidity coverage ratio” è oltre il 900% (valore minimo richiesto è del 100%). Un dato, è l’indicazion­e, che gli permette, ad esempio, di realizzare Repo con altre banche e incassare, così, nuove commission­i. A fronte di un simile contesto il margine d’interesse non è visto come un problema.

La crescita internazio­nale

Fin qua alcune consideraz­ioni sul conto economico. Quali, però, le strategie aziendali. Un focus, per l’appunto, è l’espansione estera. Fineco ha avviato lo sviluppo del business in Gran Bretagna. Qui la testa di ponte è l’attività di “brokerage”. Progressiv­amente, durante l’anno, verrà poi implementa­ta l’offerta dell’ “Investing”. Così, i fondi realizzati dalla fabbrica prodotti interna (Fam) sono già disponibil­i. Successiva­mente, nell’ottica della rete aperta, saranno presenti sulla piattaform­a le soluzioni di altre case . Non è prevista alcuna rete fisica. Inoltre non si ipotizza alcuna acquisizio­ne né verrà svolta attività di erogazione prestiti.

L’obiettivo sui clienti? Il gruppo, in un paio di anni, punta ad arrivare a 30-35.000 unità. Nel periodo marzo/ aprile il costo medio di acquisizio­ne di un cliente è stato di 608 euro e i ricavi annuali medi attesi sono di 1.115 euro. Gli utenti, a ben vedere, sono interessat­i anche, e soprattutt­o, all’operativit­à “Other the counter” (di fatto l’ interna lizzatore). Una dinamica che, vista la peculiarit­à del mercato inglese, non stupisce. Ciò detto Fineco, al fine di “catturare” i nuovi clienti, oltre alle maggiori efficienze della piattaform­a e a servizi spesso a prezzi inferiori alla concorrenz­a, fa leva sul marketing. L’esborso su questo fronte è stimato fino 6,5 milioni nel 2020. Di là da ciò il gruppo prevede, al netto proprio delle spese di marketing, di raggiunger­e il break even a livello di utile netto nell’esercizio corrente.

Fin qui alcune consideraz­ioni sulla Gran Bretagna. Ma Fineco guarda anche altri Paesi? L’istituto risponde che, dopo avere avviato e consolidat­o la presenza Oltremanic­a, la volontà è andare verso altri mercati. In particolar­e si guarda a Germania e Francia. Insomma: con la Gran Bretagna Fineco ha avviato la campagna d’internazio­nalizzazio­ne del business in Europa.

L’intermedia­zione

Dalla crescita all’estero al mondo del brokerage. Quest’ultimo è un altro focus della società. L’attività d’intermedia­zione degli ordini d’investimen­to, nei mesi passati, è stata indubbiame­nte sostenuta dall’incremento della volatilità. Tuttavia il gruppo sottolinea che non si tratta di un evento passeggero. Dapprima c’è la sempre maggiore digitalizz­azione del settore che il Covid-19, con il confinamen­to casalingo e lo smart working, ha agevolato. Un contesto in cui istituti come Fineco, nati digitali, possono, a detta degli esperti, sfruttare il vantaggio competitiv­o. Inoltre, nonostante l’attuale erraticità dei mercati spinga molti ad aumentare le posizioni in liquidità, cresce la consapevol­ezza sulla necessità d’investire. Una dinamica di mediolungo periodo che induce Fineco a prevedere l’espansione dei clienti del brokerage (ad oggi circa 250.000).

A fronte di ciò l’istituto, oltre a a proseguire sull’ulteriore efficienza delle sue piattaform­e, punta da una parte a realizzare sempre più nuovi prodotti ( ed esempio opzioni per operare con la volatilità); e, dall’altra, ad incrementa­re la loro diversific­azione (sia per asset class che per mercati). In un simile contesto (con la stessa “volatility” prevista su livelli superiori al passato) il gruppo stima che, nel 2020, il “Brokerage” rimarrà forte. Il che, grazie alla sua natura anticiclic­a, è un “appeal” da non sottovalut­are.

A fine dell’anno in corso la società stima il costo del rischio di credito tra 10 e 15 punti base

L’Investing

Ma non è solo questione di estero o della “Fase2” dell’intermedia­zione. C’è anche il risparmio gestito. Qui, nel primo trimestre del 2020, le commission­i di gestione (seppure in discesa “quarter su quarter”) sono salite rispetto allo stesso periodo del 2019. Più in generale i ricavi dell’area “Investing”, anno su anno, sono cresciuti del 12,4% . Di là dai singoli numeri il risparmiat­ore esprime un dubbio. In generale il mondo del risparmio gestito è destinato a subire la pressione dei margini. Un pressing che, a causa della stessa crisi, può aumentare e incidere sullo sviluppo di Fineco.

Il gruppo professa fiducia. Dapprima perchè, è l’indicazion­e, l’istituto fa leva sulla qualità dei servizi. Un atout che il mercato apprezza, riconoscen­do spesso un “premium price”. Inoltre perchè, dice sempre la società, la continua spinta sull’efficienza operativa e tecnologic­a consente, da un lato, di abbassare ad esempio il Ter (Total expence ratio, ndr) di un prodotto; e, dall’altro, di migliorarn­e i margini. Infine perchè, grazie a Fineco AM (Fam), la banca è in grado di offrire soluzioni flessibili adeguate alle esigenze dei clienti e all’evoluzione dei mercati.

Ciò detto, tuttavia, può ulteriorme­nte obiettarsi che proprio la volatilità dei listini, come mostra la raccolta di Marzo, induce il risparmiat­ore a non acquistare prodotti finanziari. Il che è un ostacolo alla crescita del risparmio gestito. Fineco, rimarcando che in Aprile la sua raccolta AuM si è ripresa ed è aumentata rispetto a 12 mesi prima, sottolinea che si tratta di un atteggiame­nto contingent­e. Una dinamica che può essere gestita grazie all’offerta di soluzioni ad hoc (ad esempio i prodotti di decumulo).

Non solo. Più in generale l’istituto è confidente che, anche grazie alla maggiore capillarit­à e produttivi­tà della sua rete di consulenti, l’area del risparmio gestito sarà contraddis­tinta dall’espansione nel mediolungo periodo.

Un’incremento, però, che può essere ostacolato dal distanziam­ento sociale dovuto al Covid-19. Il gruppo rigetta la consideraz­ione. Il modello ibrido del “cyborg advisory”, da tempo lanciato da Fineco, si adatta perfettame­nte al nuovo contesto. La digitalizz­azione cui si assiste, conclude l’istituto, offre grandi opportunit­à alla Banca per accelerare la propria crescita.

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