Fineco avvia la campagna di crescita all’estero
Avviato il business in Inghilterra: dopo il consolidamento la volontà è guardare a Paesi come Francia e Germania Il Covid-19 impatta l’attività? L’istituto risponde che nel nuovo contesto il suo modello digitale è favorito
Sfruttare la crescita, agevolata dal digitale, dell’attività d’intermediazione degli investimenti sui mercati. Inoltre: espandersi all’estero. Oggi in Gran Bretagna per poi, consolidato il business in quello Stato, guardare a Paesi come Francia e Germania. Sono tra i focus di Fineco nella strategia di sviluppo.
Il conto economico
L’istituto finanziario, di recente, ha pubblicato i dati del primo trimestre 2020. Il “quarter” è contraddistinto da margine d’intermediazione e redditività in rialzo.
I ricavi sono di 201,3 milioni (+27,2% rispetto allo stesso periodo del 2019). La dinamica è stata sostenuta, dapprima, dalle commissioni nette (+35,8%). Tra queste sono salite, in scia alla maggiore volatilità dei mercati, quelle dell’intermediazione degli ordini d’investimento (Brokerage). Ad esse si è, poi, unito il rialzo delle “fee” legate all’ “Investing” (essenzialmente il risparmio gestito). In quest’ultima area è proseguita, tra le altre cose, la crescita dei “guided products”. Vale a dire: soluzioni in cui la società supporta il promotore nell’asset allocation del cliente. Un meccanismo che, da una parte, offre all’utente più servizi. E, dall’altra permette all’istituto d’incassare maggiori commissioni. I “guided products”, alla fine dell’Aprile scorso, valevano il 72% degli “Asset under Management” (AuM). Al di là delle commissioni la spinta al margine d’intermediazione è arrivata, anche, dai ricavi da trading, di fatto l ’internaliz zatore, della banca.
In un simile contesto, la stessa profittabilità ne ha tratto beneficio: il risultato netto di gestione e l’utile netto rettificati sono anch’essi rispettivamente saliti a 132,8 e 92,2 milioni (+45,4% anno su anno).
Il margine d’interesse
Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Tra le voci che compongono il margine d’intermediazione ce n’è una in calo: il margine d’interesse. Il “Net interest income” è sceso del 3,2%. Una dinamica che, anche a fronte della riduzione del portafoglio delle obbligazioni UniCredit (caratterizzate, in quanto emesse in periodi con tassi di mercato maggiori, da più alti rendimenti), induce la preoccupazione si tratti di una debolezza non temporanea.
Fineco, ricordando che il “run off” del portafoglio UniCredit è spalmato su molti esercizi, si dice non preoccupato. La società in primis rimarca la resilienza del margine d’interesse che nei prossimi anni, nonostante il contesto sfidante, dovrebbe calare al massimo di qualche milione. Inoltre Fineco sottolinea che la debolezza del “Net interest income” sarà più che controbilanciata dalle altre voci che compongono i ricavi.
Ciò detto il gruppo ribadisce che, da una parte, non c’è intenzione di aumentare il suo già basso profilo di rischio (il costo del rischio di credito a fine 2020 è stimato a 10-15 punti base); ma che, dall’altra, proseguirà nella graduale espansione e diversificazione del portafoglio obbligazionario. Infine, oltre all’ effetto dell’incremento dei volumi e dei prestiti, l’istituto ricorda che il suo “Liquidity coverage ratio” è oltre il 900% (valore minimo richiesto è del 100%). Un dato, è l’indicazione, che gli permette, ad esempio, di realizzare Repo con altre banche e incassare, così, nuove commissioni. A fronte di un simile contesto il margine d’interesse non è visto come un problema.
La crescita internazionale
Fin qua alcune considerazioni sul conto economico. Quali, però, le strategie aziendali. Un focus, per l’appunto, è l’espansione estera. Fineco ha avviato lo sviluppo del business in Gran Bretagna. Qui la testa di ponte è l’attività di “brokerage”. Progressivamente, durante l’anno, verrà poi implementata l’offerta dell’ “Investing”. Così, i fondi realizzati dalla fabbrica prodotti interna (Fam) sono già disponibili. Successivamente, nell’ottica della rete aperta, saranno presenti sulla piattaforma le soluzioni di altre case . Non è prevista alcuna rete fisica. Inoltre non si ipotizza alcuna acquisizione né verrà svolta attività di erogazione prestiti.
L’obiettivo sui clienti? Il gruppo, in un paio di anni, punta ad arrivare a 30-35.000 unità. Nel periodo marzo/ aprile il costo medio di acquisizione di un cliente è stato di 608 euro e i ricavi annuali medi attesi sono di 1.115 euro. Gli utenti, a ben vedere, sono interessati anche, e soprattutto, all’operatività “Other the counter” (di fatto l’ interna lizzatore). Una dinamica che, vista la peculiarità del mercato inglese, non stupisce. Ciò detto Fineco, al fine di “catturare” i nuovi clienti, oltre alle maggiori efficienze della piattaforma e a servizi spesso a prezzi inferiori alla concorrenza, fa leva sul marketing. L’esborso su questo fronte è stimato fino 6,5 milioni nel 2020. Di là da ciò il gruppo prevede, al netto proprio delle spese di marketing, di raggiungere il break even a livello di utile netto nell’esercizio corrente.
Fin qui alcune considerazioni sulla Gran Bretagna. Ma Fineco guarda anche altri Paesi? L’istituto risponde che, dopo avere avviato e consolidato la presenza Oltremanica, la volontà è andare verso altri mercati. In particolare si guarda a Germania e Francia. Insomma: con la Gran Bretagna Fineco ha avviato la campagna d’internazionalizzazione del business in Europa.
L’intermediazione
Dalla crescita all’estero al mondo del brokerage. Quest’ultimo è un altro focus della società. L’attività d’intermediazione degli ordini d’investimento, nei mesi passati, è stata indubbiamente sostenuta dall’incremento della volatilità. Tuttavia il gruppo sottolinea che non si tratta di un evento passeggero. Dapprima c’è la sempre maggiore digitalizzazione del settore che il Covid-19, con il confinamento casalingo e lo smart working, ha agevolato. Un contesto in cui istituti come Fineco, nati digitali, possono, a detta degli esperti, sfruttare il vantaggio competitivo. Inoltre, nonostante l’attuale erraticità dei mercati spinga molti ad aumentare le posizioni in liquidità, cresce la consapevolezza sulla necessità d’investire. Una dinamica di mediolungo periodo che induce Fineco a prevedere l’espansione dei clienti del brokerage (ad oggi circa 250.000).
A fronte di ciò l’istituto, oltre a a proseguire sull’ulteriore efficienza delle sue piattaforme, punta da una parte a realizzare sempre più nuovi prodotti ( ed esempio opzioni per operare con la volatilità); e, dall’altra, ad incrementare la loro diversificazione (sia per asset class che per mercati). In un simile contesto (con la stessa “volatility” prevista su livelli superiori al passato) il gruppo stima che, nel 2020, il “Brokerage” rimarrà forte. Il che, grazie alla sua natura anticiclica, è un “appeal” da non sottovalutare.
A fine dell’anno in corso la società stima il costo del rischio di credito tra 10 e 15 punti base
L’Investing
Ma non è solo questione di estero o della “Fase2” dell’intermediazione. C’è anche il risparmio gestito. Qui, nel primo trimestre del 2020, le commissioni di gestione (seppure in discesa “quarter su quarter”) sono salite rispetto allo stesso periodo del 2019. Più in generale i ricavi dell’area “Investing”, anno su anno, sono cresciuti del 12,4% . Di là dai singoli numeri il risparmiatore esprime un dubbio. In generale il mondo del risparmio gestito è destinato a subire la pressione dei margini. Un pressing che, a causa della stessa crisi, può aumentare e incidere sullo sviluppo di Fineco.
Il gruppo professa fiducia. Dapprima perchè, è l’indicazione, l’istituto fa leva sulla qualità dei servizi. Un atout che il mercato apprezza, riconoscendo spesso un “premium price”. Inoltre perchè, dice sempre la società, la continua spinta sull’efficienza operativa e tecnologica consente, da un lato, di abbassare ad esempio il Ter (Total expence ratio, ndr) di un prodotto; e, dall’altro, di migliorarne i margini. Infine perchè, grazie a Fineco AM (Fam), la banca è in grado di offrire soluzioni flessibili adeguate alle esigenze dei clienti e all’evoluzione dei mercati.
Ciò detto, tuttavia, può ulteriormente obiettarsi che proprio la volatilità dei listini, come mostra la raccolta di Marzo, induce il risparmiatore a non acquistare prodotti finanziari. Il che è un ostacolo alla crescita del risparmio gestito. Fineco, rimarcando che in Aprile la sua raccolta AuM si è ripresa ed è aumentata rispetto a 12 mesi prima, sottolinea che si tratta di un atteggiamento contingente. Una dinamica che può essere gestita grazie all’offerta di soluzioni ad hoc (ad esempio i prodotti di decumulo).
Non solo. Più in generale l’istituto è confidente che, anche grazie alla maggiore capillarità e produttività della sua rete di consulenti, l’area del risparmio gestito sarà contraddistinta dall’espansione nel mediolungo periodo.
Un’incremento, però, che può essere ostacolato dal distanziamento sociale dovuto al Covid-19. Il gruppo rigetta la considerazione. Il modello ibrido del “cyborg advisory”, da tempo lanciato da Fineco, si adatta perfettamente al nuovo contesto. La digitalizzazione cui si assiste, conclude l’istituto, offre grandi opportunità alla Banca per accelerare la propria crescita.