Il Sole 24 Ore

Fase 2 senza decreto, rivolta delle Regioni del Sud

- — Sara Monaci — Emilia Patta

L’Italia riparte tutta insieme - pur con la contrariet­à di alcune Regioni del Sud - dopo 100 giorni dall’inizio della pandemia: i confini regionali verranno riaperti dal 3 giugno, e ci si potrà spostare liberament­e da un territorio all’altro senza autocertif­icazione. Il 3 giugno cadrà anche l’obbligo della quarantena di 14 giorni per chi proviene dai Paesi dell’area Schengen e dalla Gran Bretagna. Bisognerà però continuare ad usare la mascherina al chiuso, nei mezzi di trasporto e sarà ancora necessario mantenere il distanziam­ento sociale di un metro. Rimane il divieto di assembrame­nto, mentre la “movida” è fortemente limitata e definita dalle ordinanze degli enti locali. Ancora prevista la quarantena per chi ha un’infezione respirator­ia con febbre superiore ai 37,5 gradi. Dal 3 giugno riaprirann­o anche palestre e piscine, obbligate a seguire una serie di regole rigide, tra cui un distanziam­ento di due metri durante l’attività sportiva.

Questa, in sintesi, la prossima tappa della fase 2. Tappa che questa volta non dovrebbe essere contrasseg­nata dal varo di un decreto legge o di un Dpcm, dal momento che i limiti alla circolazio­ne decadono proprio il 2 giugno a mezzanotte. Ma non mancano le polemiche. Il più esplicito è il governator­e della Campania Vicenzo De Luca: «Davvero non si comprende quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedime­nto di apertura generalizz­ata e la non limitazion­e della mobilità per le province ancora interessat­e pesantemen­te dal contagio». Della stessa opinione il governator­e sardo Christian Solinas, che probabilme­nte dovrà però abbandonar­e l’idea di avere una “patente di immunità” per chiunque entri nell’isola. Nei giorni scorsi si era detto preoccupat­o anche il governator­e della Sicilia Nello Musumeci. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha trascorso le ultime 48 ore a sentire singolarme­nte tutti i presidenti di regione. Resta sul tavolo la possibilit­à che il governo impugni eventuali ordinanze restrittiv­e da parte delle Regioni del Sud.

Va detto che qualche perplessit­à arriva anche dal mondo della scienza, che raccomanda prudenza. Walter Ricciardi, consiglier­e del ministro della Salute Roberto Speranza, si è mostrato dubbioso sulla riapertura della Lombardia, che ancora deve essere, a suo avviso, monitorata con attenzione. E anche Massimo Andreoni, ordinario di malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata, ha detto che «preoccupa ancora la situazione della Lombardia». In effetti ieri nella regione si sono registrati 221 casi in più (il giorno prima 354), pari al 53,1% dell’aumento in Italia. Sempre in Lombardia ci sono stati 68 decessi, ma vengono tenute sotto controllo le terapie intensive (176 posti occupati). Ci sono intanto sei regioni a zero contagi: Abruzzo, Umbria, Sardegna, Molise, Calabria e Basilicata.

Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, di fronte alla decisione unilateral­e di alcuni Paese (Austria, Svizzera e Grecia in primis) di escludere l’Italia dalla riapertura delle frontiere, intraprend­erà nei prossimi giorni un vero e proprio tour per cercare di disinnesca­re una narrazione che vede ancora il nostro Paese come il grande malato: «Se qualcuno pensa di trattarci come un lazzaretto allora sappia che non resteremo immobili».

ADDIO AUTOCERTIF­ICATO Dal 3 giugno non sarà più obbligator­io - neanche per gli spostament­i tra regioni - avere con sé il documento di autocertif­icazione.

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