Il Sole 24 Ore

Auto, tagli e 130 miliardi bruciati Così il Covid riscrive le gerarchie

La crisi. Nissan licenzia 3 mila operai. Renault programma 15 mila uscite e 2 miliardi di risparmi Fca chiede 6,3 miliardi di prestiti garantiti allo Stato. E in Borsa il settore paga lo scotto del lockdown

- Laura Galvagni Marigia Mangano

A Barcellona Nissan chiude uno stabilimen­to ed esplode esplode la rabbia dei 3 mila la rabbia dei 3 mila operai licenziati. In Francia il presidente Emmanuel Macron mette nero su bianco un piano da 8 miliardi di euro per sostenere l’auto transalpin­a e Renault risponde programman­do 15 mila taglie 2 miliardimi­la taglie 2 miliardi di risparmi.di risparmi. In Italia Fca chiede 6,3 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato. Il settore auto è ufficialme­nte di nuovo in crisi travolto da uno tsnunami inatteso, generato dal Covid19, e da un rivoluzion­e sottotracc­ia che l’emergenza dettata dalla pandemia ha accelerato in maniera repentina: l’avvento della nuova mobilità sostenibil­e.

In pochi mesi lo storico paradigma che ha sempre guidato la classifica dei gruppi automobili­stici top al mondo è stato stravolto: il numero di vetture vendute conta solo parzialmen­te, ora prevale la capacità di guardare lontano. E la Borsa si è rivelata lo specchio più limpido di questa trasformaz­ione. Ancora prima che il lockdown facesse crollare le immatricol­azioni, Tesla aveva già imposto il proprio modello. La creatura di Elon Musk lo scorso gennaio ha superato per la prima volta i 100 miliardi di dollari di capitalizz­azione, ora ne vale in Borsa 150 miliardi di dollari, scavalcand­o Volkswagen e diventando la seconda casa auto al mondo immediatam­ente alle spalle di Toyota, nonostante il colosso tedesco produca ben 30 volte l’ammontare di vetture rispetto a Tesla. Tanto che il 19 febbraio scorso, prima che l’Europa e poi lentamente anche il resto del mondo venissero sconvolti dal Covid-19, la compagnia valeva 170 miliardi di dollari contro i circa 79 miliardi di dollari di Volkswagen (ordinarie e risparmio): trattava oltre due volte il gruppo di Wolfsburg. E questi mesi difficili non hanno modificato questo curioso equilibrio. Tesla ha perso circ al ’11,6% eVolkswage­nl ’11%.

Frutto, queste due performanc­e, della forte correzione dei mercati legata allo scoppio della pandemia, una crisi che, come detto, ha fermato fabbriche e stabilimen­ti mettendo in ginocchio i grandi gruppi mondiali del settore già alle prese con un complesso processo di consolidam­ento e di transizion­e verso l’elettrico.

E a poco, per il momento, sono valse le misure messe in campo dai singoli Stati per sostenere il comparto. Interventi non coordinati e che solo nel non coordinati e che solo nel caso del pianocaso del piano francese son ostati veicolati direttamen­te al mondo delle quattro ruote.

Lo scenario che ne emerge racconta così di qualcosa come 130 miliardi bruciati in Borsa ai tempi del Covid. La sola Fca ha visto il proprio valore a Piazza Affari scendere del 38% da inizio anno, Bmw del 25% sebbene sia una di quelle che ha parato meglio i colpi della crisi sul fronte delle vendite. Questi movimenti, d’altra parte, sono lo specchio di una performanc­e che sul piano industrial­e fotografa una situazione al limite del sostenibil­e. Guardando al solo mese di aprile Volkswagen ha visto crollare le immatricol­azioni del 76,2% in Europa, Psa dell’83,3%, Renault dell’82% Fca addirittur­a dell’88,6%. E se si guardano i numeri tra gennaio e aprile il quadro non consola, anzi, gli andamenti sono tutti compresi tra il -52% segnato da Mazda e il -28% di Toyota. Numeri tanto più eclatanti se si pensa che il settore normalment­e nella sola Ue produce ogni anno oltre 20 milioni di veicoli pari al 23% della produzione mondiale. Un traino per il Vecchio Continente e che ora rischia di soccombere sotto il peso di queste due variabili inattese: la pandemia e la scalata di Tesla.

La correzione dei mercati degli ultimi mesi costruisce così una nuova classifica mondiale. Se la vetta resta presidiata nel pre e nel post Covid dalla casa giapponese Toyota con i suoi 211 miliardi di capitalizz­azione, da questa posizione in giù cambia tutto. Tesla, come si diceva, è arrivata a capitalizz­are 150 miliardi di dollari, occupando in modo stabile il secondo posto della graduatori­a che nei volumi di vendita è presidiato da Volkswagen. La casa tedesca con i suoi 79 miliardi tra ordinarie e privilegia­te scivola in terza posizione. In pratica la capitalizz­azione di mercato del gruppo di Musk oggi supera la somma di quelle di GM (38 miliardi), Ford (22), Daimler (41 miliardi) e FCA (14 miliardi). Questo, a fronte del fatturato cumulato di queste aziende nell’anno scorso, pari a 608 miliardi di dollari, che vale quasi 25 volte quello di Tesla (25 miliardi) che per la cronaca nei suoi quasi 17 anni di vita non ha mai prodotto un utile annuo. Per incontrare l’alleanza Renault Nissan, il terzo gruppo mondiale auto con 8,1 milioni di vetture vendute , bisogna scendere fino alla 12° posizione per la casa giapponese (17 miliardi) e alla 22esima per il gruppo di Dominique Senard (7 miliardi). Un paradosso assai difficile da spiegare con i multipli, indicatori a cui normalment­e si affida la Borsa per assegnare un valore prospettic­o a un’azienda. Certamente Tesla è la compagnia più attrezzata per affrontare le prossime sfide ma d’altro canto i numeri ad oggi non giustifica­no una simile valutazion­e. Qualcuno comincia già a parlare di bolla. Ma altri invece preferisco­no mettere in fila i punti di forza del gruppo. Per molti oggi si tratta di trovare una nuova strada da percorrere in tempi piuttosto rapidi. E in proposito le leve sembrano essere fondamenta­lmente tre: veicoli elettrici, economia circolare e innovazion­e ad alto valore aggiunto. Tasselli che in parte già compongono il mosaico realizzato da Musk negli ultimi anni.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy