Il Sole 24 Ore

PER I COMMERCIAL­ISTI TROPPO DIFFICILE IL CAMBIO DI GESTORE NELLE PIATTAFORM­E

- Di Marco Cuchel

Dall’inizio del processo di digitalizz­azione dei documenti contabili e fiscali, la presenza delle case produttric­i di software si è fatta sempre più intensa nei processi di lavoro degli studi, e con essa anche il potere negoziale di queste aziende nei rapporti commercial­i.

Se negli ultimi anni i gestori di diversi servizi hanno adottato il rispetto del principio della concorrenz­a, della “portabilit­à” senza oneri e della protezione dei dati personali ( ad esempio per telefonia, forniture idriche ed energetich­e), il settore dei software contabili appare ancora come un territorio privo di regole certe, il che legittima gli operatori ad agire a proprio vantaggio.

L’esempio più evidente sta negli ostacoli, spesso quasi insormonta­bili, che il commercial­ista incontra nel passaggio da un gestore all’altro: ad esempio l’eccessiva difficoltà a riversare i dati da un programma all’altro. E non se ne comprende la ragione, quando oramai sono le norme dell’amministra­zione finanziari­a che impongono determinat­i formati ai documenti digitali.

Il risultato è che lo studio che vuole cambiare software si trova a pagare per almeno un anno i costi di due gestionali, visto che molti adempiment­i si chiudono a distanza anche di 10-12 mesi dalla fine dell’anno contabile. Inoltre, molti riversamen­ti vanno fatti in modalità manuale, con alta possibilit­à di errore.

Chi acquista un software gestionale paga una licenza d’uso perpetua basata su due parametri: il numero di postazioni di lavoro e le funzioni applicativ­e attivate. Fatte le dovute somme, tra licenze, canoni, assicurazi­one e manutenzio­ne, la spesa media annua per un piccolo studio si aggira sui 5.500 euro.

Sussiste, poi, la “zona grigia” della conservazi­one e gestione dei dati. In via di principio, la titolarità di essi è pienamente del profession­ista e la software house dovrebbe agire solo da magazzino pro-tempore. Tuttavia, in caso di interruzio­ne di rapporto con il fornitore spesso diventa difficile riavere il rilascio degli archivi in tempo reale.

L’avvento della fattura elettronic­a ha fatto emergere la sussistenz­a di un problema di libera concorrenz­a. Dal momento in cui alcuni colleghi, associazio­ni come la nostra o il Consiglio nazionale dei dottori commercial­isti ed esperti contabili si sono organizzat­i in iniziative collettive per ottenere “dal “dal basso” piattaform­e di fatturazio­ne elettronic­a sganciate dalle principali software house, queste hanno reagito - legittimam­ente - cercando di mantenere la propria posizione sul mercato.

In particolar­e, abbiamo rilevato per alcune di esse lo spostament­o di alcune funzionali­tà, prima disponibil­i nella licenza base, verso la licenza della piattaform­a di gestione della fattura elettronic­a, con il risultato che i dati, prima gestiti in locale sui server dei colleghi, vengono ora spostati sulle piattaform­e cloud senza che - a parer nostro - la normativa vigente offra adeguata tutela alla loro riservatez­za ai fini di elaborazio­ne di big data.

Inoltre, le software house non devono produrre una documentaz­ione uniforme che adeguatame­nte informi i commercial­isti su quale tipo di tutela dei dati sia applicata. È questo un elemento per noi fonte di enorme preoccupaz­ione visto che abbiamo sulle nostre spalle aggravi di costi, aumento dei rischi profession­ali e dubbi sulla corretta applicabil­ità di tutte le norme deontologi­che. Presidente Associazio­ne nazionale commercial­isti

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