Il Sole 24 Ore

Infrastrut­ture Un piano di opere cantierabi­li da subito

Def infrastrut­ture al Cdm. Nel piano da 196 miliardi priorità a grandi opere in corso e manutenzio­ni subito attivabili Dl semplifica­zioni. La sburocrati­zzazione resta la partita decisiva per il premier, la maggioranz­a resta divisa

- Giorgio Santilli

Il documento sulle opere prioritari­e andrà all’esame del governo a giorni con il Piano nazionale riforme

È pronto il piano del governo per le infrastrut­ture, 196,5 miliardi di cui 129,6 già disponibil­i e 66,9 da trovare, anche con la candidatur­a al Recovery Plan. È il piano ufficiale, quello messo a punto dal ministero delle Infrastrut­ture e contenuto nell’allegato al Def, oltre 300 pagine che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri in questi giorni, insieme al Piano nazionale delle riforme.

La sfida politica del piano è riportare una maggiore concordia nella maggioranz­a, definendo un quadro intelligen­te e realistico di opere prioritari­e condivise, in un tema, quello dei cantieri, che oggi è fra i più divisivi all’interno della maggioranz­a. A dividere è soprattutt­o il nodo di come accelerare le opere, quindi quali norme inserire nel prossimo decreto semplifica­zioni: da una parte la ricetta radicale, modello Genova, di Palazzo Chigi, M5s e Italia Viva con commissari e una sostanzial­e sospension­e del codice appalti; dall’altra il Pd, niente affatto convinto che miliardi di opere affidate senza gara siano la soluzione giusta per risolvere i problemi del Paese e tutelare la trasparenz­a.

Delle procedure e del decreto semplifica­zioni – da cui dipende gran parte della capacità di sburocrati­zzazione su cui scommette il premier Conte – l’allegato Infrastrut­ture al Def non si occupa. Definisce invece le opere da fare indicando le priorità in due tempi: quelle immediate e quelle in un orizzonte decennale.

Si prova a ripartire da qui e non a caso la parte più interessan­te del piano è proprio quella delle opere del primo tempo: interventi ( anche grandi) già in corso da accelerare e le piccole opere di manutenzio­ne e innovazion­e tecnologic­a che si prestano a essere avviate e realizzate subito. Pesa per la metà del piano, 95,6 miliardi di cui 77,4 già disponibil­i. Questi 77,4 miliardi (di cui circa 40 di investimen­ti in corso) sono il cuore della politica di rilancio dei cantieri perché non hanno bisogno di progetti e autorizzaz­ioni, le due fasi che fanno perdere anche 7-8 anni nella messa in moto delle opere. Se si riuscirà a spendere in fretta e a invertire la curva degli investimen­ti sarà per queste opere, manutenzio­ni su rete stradale, ferroviari­a, ponti, viadotti, porti, incentivi alla logistica, acquisto di veicoli per le metropolit­ane, tecnologie di fluidifica­zione per ferrovie, trasporti locali, strade. Almeno su questi lavori dovrebbe essere più facile anche trovare un’intesa nella maggioranz­a.

A questi interventi vanno aggiunti 6,3 miliardi che la ministra Paola De Micheli e la struttura di missione del ministero guidata da Giuseppe Catalano hanno «messo a terra» o recuperato nelle pieghe del bilancio ministeria­le per finanziare interventi subito cantierabi­li come metropolit­ane (1,3 miliardi), le Olimpiadi 2026 (1 miliardo), infrastrut­ture portuali (quasi 800 milioni), ciclovie nazionali (580 milioni).

C’è poi il secondo tempo, quello lungo, decennale cui si è riferito ieri anche il premier parlando della rete Alta velocità che deve arrivare al Sud e non deve escludere nessuno. Oltre ad accelerare i grandi interventi in corso - Brennero, terzo valico, Adriatica, Av Brescia-Padova, Napoli-Bari - si tratta di progettare e avviare la velocizzaz­ione (parliamo spesso di linee a 200 km/h) per tratte come la Salerno-Reggio Calabria, la SalernoPot­enza-Taranto, la Taranto-Reggio Calabria, la Roma- Ancona, la RomaPescar­a, la Pisa-Genova-Ventimigli­a. L’allegato al Def non fa nessun riferiment­o al Ponte sullo Stretto di cui in questi giorni si è tornato a parlare, per altro senza una direzione chiara.

Resta il nodo delle semplifica­zioni su cui un confronto più serrato comincerà nelle prossime ore. Un tentativo di mediazione l’ha messo sul tavolo l’Anac: utilizzare le corsie di emergenza consentite dal codice appalti per affidament­i senza gara. Ma il vero nodo è nel taglio ai tempi di autorizzaz­ione che sono a monte della gara: progettazi­one, valutazion­e di impatto ambientale, autorizzaz­ioni paesistich­e. Una sorta di azzerament­o della burocrazia almeno per un periodo di 6- 12 mesi. L’unico segnale veramente forte ribadito ieri dal premier è la volontà di riformare l’abuso di ufficio e il danno erariale. Un segnale che significa volontà di andare avanti anche là dove una parte della maggioranz­a potrebbe non seguirlo.

 ??  ?? Spinta all’Alta velocità.
Obiettivo accelerare i grandi interventi in corso e progettare nuove tratte
GETTYIMAGE­S
Spinta all’Alta velocità. Obiettivo accelerare i grandi interventi in corso e progettare nuove tratte GETTYIMAGE­S

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy