Il Private equity a caccia del tesoro delle pensioni
Risparmio. Non solo azioni e obbligazioni: sarà possibile investire le risorse dei piani pensionistici individuali in fondi con componenti più rischiose. Un fiume di denaro che vale oltre 6mila miliardi
È un tesoro da oltre seimila miliardi di dollari. E al quale i colossi del private equity si preparano ad attingere. L’amministrazione di Donald Trump, con un atto di deregulation, ha cominciato a consegnare ai leader dei buyout le chiavi della cassaforte che contiene i risparmi pensionistici individuali degli americani - i cosiddetti piani 401(k) finora investiti sul mercato ma in strumenti più sicuri. Sono risorse che potrebbero potenziare enormemente il potere di fuoco di questi protagonisti della finanza, che a metà maggio disponevano già di un arsenale da 914 miliardi, fornendo loro inedite munizioni per operazioni negli Stati Uniti come all’estero.
La decisione, per i critici, minaccia di moltiplicare i pericoli per decine di milioni di piccoli risparmiatori nelle mani dell’alta finanza. Sotto accusa sono l’opacità del private equity, i loro costi e performance che alternano guadagni a perdite. Rimane da verificare se grandi gestori di 401( k), da Fidelity a Vanguard, sosterranno in concreto il ricorso a simili opzioni.
La svolta del governo è un primo passo che può spianare la strada a progressive aperture. È contenuta in una lettera del Dipartimento del Lavoro che chiarisce come sia permesso investire i soldi dei 401( k) in una serie di fondi con una componente, seppur non esclusiva, nel private equity. Una scelta finora ritenuta vietata. Il governo afferma che questo offrirà un più ampio ventaglio di opportunità a consumatori a caccia di rendimenti superiori a puntate su azioni e obbligazioni. Il ministro del Lavoro Eugene Scalia ha invocato una diversificazione in « investimenti alternativi » e « robusti » .
Scalia ha agito di comune accordo con il chairman della Sec Jay Clayton. L’organismo di supervisione della Borsa ha a sua volta in corso sforzi per l’apertura al retail di classi di asset finora riservate a investitori d’èlite. Per ammorbidire, insomma, i limiti in vigore alla raccolta di capitali da parte di marchi del private equity del calibro di Apollo, Blackstone, Carlyle o Kkr. La svolta rappresenta di sicuro una vittoria per il settore, impegnato in una campagna di pressione a Washington sulla necessità di democratizzare gli investimenti. Al momento solo investitori qualificati, con un milione in asset casa esclusa o un reddito annuale di 200.000 dollari, hanno accesso a deal di private equity. E società quali Intel e Verizon sono state in passato denunciate da dipendenti per l’uso di investimenti alternativi nei piani pensionistici.
Parte delle pensioni americane, in realtà, è da anni esposta al private equity. Vi investono i colossali pension funds dei dipendenti pubblici. Ma sono soggetti considerati sofisticati. Una realtà molto diversa dai 401( k), il nome dalla sezione della legge fiscale che li agevola: questi ultimi sono piani individuali finanziati dal lavoratore, a volte con un contributo dell’azienda. Le possibilità di investimento sono messe a punto da grandi gestori ma, se non danno garanzie, finora apparivano prudenti. Perché fanno così gola? Perché, dopo anni di erosone nei benefit tradizionali, i 401(k) sono il pilastro del risparmio pensionistico. Dal Duemila i loro asset si sono impennati da 1.738 miliardi a 6.200 miliardi, per due terzi oggi in fondi comuni. Sono pari a quasi il 20% del totale dei risparmi pensionistici, con oltre 58 milioni di americani che vi partecipano.
La loro stessa diffusione è anche la ragione di cautela. Il private equity è finito ripetutamente nel mirino di associazioni dei consumatori e politici del partito democratico per pratiche di scarsa trasparenza, commissione elevate, utilizzo di ingente indebitamento, blocchi dei riscatti per periodi di 8- 10 anni. Il 10% dei fondi soffre di rendimenti negativi sui dieci anni. «Sono tra gli investimenti più rischiosi, per l’elevato indebitamento e le care commissioni » , ha detto Dennis Kelleher, Ceo di Better Markets. La loro reputazione è stata scossa da polemiche su acquisizioni di aziende che hanno caricato di oneri e svuotato di asset, remunerando soprattutto i propri vertici.
La decisione è controversa: per i critici minaccia di moltiplicare i pericoli per milioni di piccoli risparmiatori