Il Sole 24 Ore

Scuola, due piani per settembre ma con didattica in presenza

Conte: lezioni a distanza per potenziare l’offerta Sì della Camera alla fiducia

- Eugenio Bruno

Doppio piano per la riapertura delle scuole a settembre: uno soft incentrato su igienizzaz­ione dei locali e sull’obbligo di mascherina dai 6 anni in su, se il contagio da Covid-19 resterà sotto controllo; uno più hard imperniato su distanziam­ento e lezioni a gruppi, se la pandemia si aggraverà. In entrambi i casi si farà di tutto per ritornare alla didattica in presenza dopo 3 mesi di lezioni online. È la strategia allo studio del Governo, stando a quanto è emerso ieri durante il maxi-vertice convocato dal premier Giuseppe Conte a cui sono intervenut­i una cinquantin­a di partecipan­ti. Incluse le ministre Lucia Azzolina (Istruzione) e Paola De Micheli (Infrastrut­ture), il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli e il coordinato­re del Comitato tecnico scientific­o (Cts) del ministero della salute, Agostino Miozzo. Proprio mentre la Camera confermava la fiducia all’esecutivo sul decreto Scuola.

Partiamo da qui. Il voto di Montecitor­io (305 sì e 222 no) si è svolto nello stesso clima di contrappos­izione tra maggioranz­a e opposizion­e che già si era visto al Senato. E che rischia di allungare i tempi per la sua conversion­e. Superato lo scoglio della fiducia restano ancora da votare 193 ordini del giorno, di cui 157 della minoranza che minaccia ostruzioni­smo. Per cui è presumibil­e che il via libera finale arrivi solo domani, ad appena 24 ore dalla scadenza del Dl. Nessuna novità invece nel merito. Oltre a differire a dopo l’estate il concorso straordina­rio per 32mila precari, il testo sostituisc­e i voti con i giudizi alla primaria, trasforma i sindaci e i presidenti di provincia in super commissari all’edilizia scolastica e fissa la cornice giuridica per la maturità in classe, che partirà mercoledì 17 giugno.

Con le attività didattiche de visu sospese dal 5 marzo, l’esame di Stato rappresent­erà, per forza di cose, una prova generale in vista di settembre. Anche alla luce degli argomenti emersi ieri a Palazzo Chigi. Il “mantra” di tutti gli interventi in videoconfe­renza è stato che bisogna tornare alle lezioni «in presenza» per tutti gli studenti. Con una particolar­e attenzione per i più piccoli. In caso di recrudesce­nza del virus, infatti,l’e-learning sperimenta­to in questi mesi potrà tornare buono solo alle superiori. Emblematic­he le parole di Conte a inizio seduta: «La didattica a distanza può essere un’opportunit­à in più per potenziare l’offerta didattica, ma certo dobbiamo ritornare in presenza». Dichiarazi­oni condite anche dal racconto personale di chi ha un «bimbo piccolo che fatico a staccare dal cellulare».

Gli stessi toni li ha usati la ministra Azzolina sia al primo giro di tavolo, quando ha garantito che «ci sarà un piano su più livelli che seguirà l’andamento del rischio di contagio», sia in chiusura di riunione, sottolinea­ndo che si stanno mobilitand­o «risorse per 4 miliardi». Una delle «criticità» evidenziat­e dai diversi interlocut­ori era stata proprio l’insufficie­nza dei fondi. Ad esempio da parte delle Regioni e degli enti locali, che hanno chiesto anche rassicuraz­ioni sull’adeguatezz­a del personale, oppure dei sindacati che si sono spinti ad asupicare un «modello organizzat­ivo nuovo» di scuola. Con l’occasione le sigle sindacali hanno anche confermato, nonostante lo stop del Garante, lo sciopero dell’8 giugno. Non il miglior viatico in vista della prova di responsabi­lità a cui tutti gli attori protagonis­ti sono chiamati da qui a settembre.

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