Abruzzo, tassazione agevolata per rilanciare il Centro Italia
Podda (Confindustria): riconoscere un’area di crisi per le zone colpite dal sisma In provincia dell’Aquila bloccato il 50% di imprese: il 90% di quelle turistiche
Una crisi nella crisi. Il Covid-19 che arriva come un colpo di grazia su un’economia ancora in difficoltà dopo l’emergenza terremoto, quello del 2009, innanzitutto, ma anche quelli successivi del 2016 e 2017 che hanno coinvolto l’Italia centrale.
La provincia dell’Aquila e il territorio circostante del teramano cominciavano a dare segni di risveglio. Con il coronavirus si è tornati indietro. Anzi, i dati sono drammatici: nella provincia dell’Aquila sono 3500 le persone in cassa integrazione su un totale di circa 19mila lavoratori, il lockdown ha bloccato il 50% delle imprese industriali e il 90% di quelle turistiche.
Dal territorio arriva un appello al governo: « Il riconoscimento di un’area di crisi per i territori colpiti dal sisma del 2009 e di quello del Centro Italia», dice il presidente di Confindustria L’Aquila-Abruzzo Interno, Riccardo Podda. Le aree cui si riferisce coinvolgono quelle del cratere dell’Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio. «La provincia dell’Aquila ha importanti poli industriali, il chimicofarmaceutico, l’aerospaziale, l’elettronico, ma il tracollo del pil e la contrazione dei consumi impongono una visione strategica, che aumenti digitale e smart working», continua Podda. Dai dati dell’area della provincia dell’Aquila emerge che c’è una perdita di pil a causa del coronavirus che oscilla tra l’8 e il 12 per cento. L’84,5% delle imprese ha avuto un rallentamento della domanda sul mercato nazionale e internazionale; il 59,3% delle aziende ha avuto effetti negativi sulla propria attività a causa delle chiusure imposte dal governo.
«Sono soprattutto le aziende più piccole e le micro imprese a soffrire», specifica Ezio Rainaldi, il delegato alla ricostruzione di Confindustria Abruzzo. Gli imprenditori sollevano altre questioni, oltre a sollecitare il riconoscimento di area di crisi, a tassazione agevolata e burocrazia zero: il bisogno di liquidità e la facilitazione di accesso al credito, più la risoluzione definitiva della restituzione, da parte delle imprese, delle tasse sospese dopo il sisma del 2009, che ammonta a circa 100 milioni di euro e che coinvolge 200 aziende (sta andando avanti una trattativa in sede Ue per limitare il più possibile quota e imprese coinvolte).
«La liquidità è importante per reagire, ma ancora di più è la burocrazia», dice Rainaldi. Per questo, sottolinea, è necessario il riconoscimento di area di crisi per la zona del cratere dell’Italia Centrale. «È la lentezza burocratica che ha frenato finora la parte pubblica della ricostruzione post terremoto», continua. Da parte dei privati le risorse disponibili, circa un miliardo di euro, sono state spese. Della parte pubblica, dice ancora Rainaldi, la situazione è ferma all’utilizzo di circa il 20% dei finanziamenti. A causa del Covid-19 i cantieri si sono fermati e stanno ripartendo con lentezza. «Occorre accelerare, sia la ricostruzione degli edifici, sia le infrastrutture, a partire dalla Roma Pescara», continua Rainaldi. Liquidità, rilanciare gli investimenti si traduce in lavoro: «Occorrono procedure in deroga. Lo dimostra il Ponte Morandi a Genova: la burocrazia è il peggior nemico dello sviluppo».