Il Sole 24 Ore

Il BTp sindacato piace all’estero: il 76% a investitor­i internazio­nali

I titoli per 14 miliardi andati in 40 Paesi, privilegia­to chi opera sul lungo periodo

- Cellino

Tre titoli su quattro del BTp sindacato collocato due giorni fa varcherann­o le frontiere appena riaperte per entrare nei portafogli di investitor­i esteri

Tre titoli su quattro varcherann­o le frontiere appena riaperte per entrare nei portafogli di investitor­i esteri. Le note di dettaglio sull’emissione da primato del BTp decennale confermano le anticipazi­oni emerse alla chiusura del collocamen­to da 14 miliardi di euro effettuato due giorni fa dal Tesoro. Le cifre offrono in teoria un’indicazion­e di buon auspicio sul ritorno di interesse sul nostro debito da parte dei soggetti internazio­nali che invece avevano inscenato una vera e propria fuga al sorgere dell’emergenza coronaviru­s, ma non rappresent­ano in realtà una novità.

La quota del 76% assegnata a investitor­i residenti oltre confine è infatti del tutto in linea con la distribuzi­one dell’ultimo (e primo post-Covid) collocamen­to sindacato effettuato dal ministero lo scorso 21 aprile. Allora gli esteri si aggiudicar­ono rispettiva­mente il 76% e l’81% delle due tranche di titoli a 5 e a 30 anni emessi. Simile era stata anche la portata complessiv­a della domanda: 110 miliardi contro i 108 miliardi registrati due giorni fa, che sono appunto valsi il record relativame­nte a un’unica tipologia di titolo.

Ciò che è cambiato, semmai, sono il numero degli investitor­i coinvolti, aumentato a 490 per il nuovo BTp decennale rispetto ai 360 di quaranta giorni prima, e la suddivisio­ne fra le categorie di sottoscrit­tori. Stavolta il Tesoro ha infatti ulteriorme­nte privilegia­to gli investitor­i con un orizzonte di investimen­to di lungo periodo, che hanno acquistato il 19,7% dell’emissione (in particolar­e il 15,1% è andato a fondi pensione e assicurazi­oni, mentre il 4,6% è stato allocato a banche centrali e istituzion­i governativ­e) rispetto a circa il 10% dell’operazione precedente, a scapito degli hedge fund che si sono dovuti invece accontenta­re del 5,5% (dal 7%).

Ora come allora la quota prepondera­nte è stata riservata ai fund manager, che però hanno stavolta sottoscrit­to il 38,7% quando per i BTp a 5 e 30 anni si erano aggiudicat­i addirittur­a più del 50%, mentre le banche hanno «arrotondat­o» al 35,6% da circa il 30% dell’ammontare complessiv­o. Residuale infine la quota che si sono aggiudicat­e le imprese non finanziari­e (0,5%).

Il dettaglio sulla distribuzi­one geografica del titolo offre uno spaccato estremamen­te diversific­ato, con una partecipaz­ione che ha visto il coinvolgim­ento di circa 40 paesi. Tra gli investitor­i esteri, la quota più rilevante del collocamen­to, pari al 71,3%, è stata sottoscrit­ta da investitor­i europei, provenient­i in particolar­e da Regno Unito (23%), Germania, Austria e Svizzera (14,4%), penisola iberica (11,1%), Francia (7,4%), Paesi Scandinavi (7%), Benelux (3,5%), paesi dell’Europa centro-orientale (3,1%) e altri paesi europei (1,8%). Fuori dal Vecchio Continente è stato infine collocato appena il 4,7%, con «briciole» finite negli Stati Uniti (3,3%), in Asia (1,1%) e nel Medio Oriente (0,3%).

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