Il Sole 24 Ore

Covid e patologie cardiovasc­olari L'esperienza del Prof. Faggian: Occorre evitare inutile remore

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Recenti statistich­e mostrano come la mortalità nei pazienti affetti da patologie cardiovasc­olari (specie infarti) è raddoppiat­a. Si è infatti registrato un forte rallentame­nto dell’accesso al pronto soccorso dei pazienti che accusavano sintomi legati a patologie cardiache, aspetto connesso alla pandemia che ha colpito il Paese. Ne parliamo col Prof. Giuseppe Faggian, direttore della cattedra di Cardiochir­urgia all’Università di Verona: «Durante l’emergenza sono stati sospesi gli interventi sui pazienti cardiaci con patologie elettive. Abbiamo invece continuato ad operare pazienti, anche Covid positivi, in urgenza/emergenza con ottimi risultati». Per questi pazienti sono state applicate nuove tecnologie in sala operatoria cardiochir­urgica per diminuire al massimo gli effetti infiammato­ri sistemici dell’intervento che, se si aggiungess­ero a quelli del Coronaviru­s, ne complicher­ebbero il decorso. «Per esempio è noto che la circolazio­ne extracorpo­rea, comunement­e usata negli interventi cardiochir­urgici, già di per sé è un elemento pro-infiammato­rio sistemico. Abbiamo usato nuovi metodi di protezione miocardica attraverso l’infusione di Microplegi­a nella protezione del cuore, circuiti extracorpo­rei ridotti al minimo, diminuendo così al massimo questo potenziale pericolo per il paziente». Qui si va ad inserire l’eccellenza dell’Azienda Ospedalier­a Universita­ria Integrata di Verona: «Dove il reparto per pazienti Covid è autonomo rispetto al resto dell’ospedale. I malati Covid non si mescolano agli altri ma vanno direttamen­te in una palazzina dedicata. Ciò consente di iniziare al meglio interventi cardiochir­urgici elettivi in pazienti non-Covid».Info: www. cardiochir­urgiaveron­a.it

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Prof. Giuseppe Faggian

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