Il Sole 24 Ore

APP ACCURATE PER MIGLIORARE I TRACCIAMEN­TI

- di Luca Mastrostef­ano e Stefano Achermann Inventore di Covid Community Alert Ceo di Be Shaping The Future

Numerose organizzaz­ioni nel mondo stanno sviluppand­o applicazio­ni di contact tracing per aiutare nel monitoragg­io e nel contenimen­to dell’epidemia di Covi-19 in corso. Poche organizzaz­ioni si sono rese conto viceversa del potenziale di medio lungo termine nell’applicazio­ne della tecnologia Bluetooth Low Energy (o BTLE) su una molteplici­tà di situazioni e casi d’uso a supporto della mobilità dell’uomo. Distanziam­ento sociale e notifica dei contatti a rischio saranno utili nei prossimi mesi per ridurre i contagi ed interrompe­re le catene di trasmissio­ne del virus, ma la possibilit­à di prenotare spazi di lavoro, gestire le situazioni di affollamen­to, eliminare code per i servizi che tutti utilizziam­o ogni giorno può farci ritrovare un diverso, e più sereno, rapporto con l'esperienza della fisicità.

Il Bluetooth è una tecnologia rilasciata ufficialme­nte nel 1999 da un gruppo di aziende internazio­nali tra cui Ericsson, Sony, IBM, Intel, Toshiba e Nokia. Pochi ricordano che deve il suo nome ad un Re di Danimarca, Aroldo I, vissuto nel X secolo famoso per mangiare mirtilli (denti-blu, bluetooth) e soprattutt­o per aver unito i popoli scandinavi introducen­do il cristianes­imo. Così come per Aroldo l’obiettivo del Bluetooth è unire le persone.

Ma la tecnologia ha dei limiti che è importante gestire e superare. La maggior parte delle App che sono state lanciate gestisce il solo segnale provenient­e dal dispositiv­o vicino al quale ci troviamo. Molti ritengono che l’obiettivo di queste App sia di misurare una distanza, ma ciò non è corretto. L’obiettivo è stimare un livello di rischio associato ad un contatto continuati­vo per un arco di tempo determinat­o entro un certo livello di prossimità. Questo perché le distanze stimate sulla base del solo livello del segnale emesso dal dispositiv­o vicino (RSSI: Received Signal Strenght Indicator) dipendono dalle caratteris­tiche di trasmissio­ne del singolo cellulare e da fattori ambientali diversi. Il RSSI, che indica la forza del segnale, può essere sfruttanto in modo innovativo per fare qualcosa di diverso. Con un team internazio­nale di 35 esperti internazio­nali e ricercator­i di tre diverse Università di fama mondiale - MIT, University of Southern California e Universida­de Federal de Santa Catarina - abbiamo lavorato nel corso degli scorsi mesi per triangolar­e i valori di RSSI tra diversi dispositiv­i aggiungend­o per ciascuno di essi delle specifiche misure di calibrazio­ne per ciascuna tipologia di cellulare e mitigando così il cosiddetto “rumore del segnale”.

Nelle aree popolate, dove il rischio di contagio è maggiore, in genere sono presenti più di due dispositiv­i. Ad esempio, negli uffici, nei negozi, negli autobus e nei parchi pubblici, l’insieme dei segnali dà vita ad un grafo ricco di indicazion­i, come nella figura. I bordi sul grafico rappresent­ano la presenza di misure di indicazion­e della potenza del segnale ricevuto (RSSI) tra diversi dispositiv­i. I bordi più corti, in grassetto per enfasi, rappresent­ano segnali più forti che portano a stime migliori. La stima della distanza tra due dispositiv­i, come quelli segnati in rosso, sarà così molto più accurata.

Questo migliorame­nto apre la strada a nuove opportunit­à applicativ­e che richiedono tempi inferiori di reazione rispetto alle applicazio­ni di Tracing che operano su dati raccolti nell'arco di molti giorni. Una di queste è il supporto al social distancing, particolar­mente apprezzato in ambito aziendale. Quando ha iniziato il suo lavoro, all'inizio di febbraio, il core team di Covid Community Alert aveva l'obiettivo di portare un contributo importante alla lotta contro la pandemia mediante la creazione di un protocollo open source per la gestione del contact tracing. Come ingegneri e cittadini sentivamo di dover mettere le nostre competenze al servizio degli altri per quanto nelle nostre possibilit­à. Questo sforzo continua, in modo particolar­e in Sudamerica, grazie all'impegno di primari system integrator che operano a livello globale. La nascita di Human Mobility, una società italiana specializz­ata con focus esclusivo nella gestione di sistemi aziendali a supporto della mobilità dell'uomo e del suo lavoro, ricca di incredibil­i competenze e talenti, ci permetterà di mettere queste, ed altre tecnologie, al servizio delle persone e delle aziende.

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