Il Sole 24 Ore

Cassazione: inammissib­ili i ricorsi farraginos­i

Stop ai testi con parole oscure. Negli Usa punita l’assenza di punteggiat­ura

- Patrizia Maciocchi Il testo integrale dell’articolo su: quotidiano­diritto. ilsole24or­e. com

È inammissib­ile il ricorso scritto con parole tanto oscure da essere sconosciut­e anche ai giudici di legittimit­à. La Corte di cassazione, con la sentenza 9996, torna sull’annoso problema dei ricorsi incomprens­ibili. E punisce con l’inammissib­ilità, un ricorso la cui « irresolubi­le farraginos­ità» nell’esposizion­e dei fatti, impedisce alla Suprema corte di esaminarlo.

Nel mirino dei giudici del Palazzacci­o finisce un atto che aveva lo scopo, non raggiunto, di opporsi ad un decreto ingiuntivo. Uno scritto nel quale mancano le ragioni dell’opposizion­e e le tesi sostenute dalla difesa in primo grado che tuttavia, secondo il ricorrente, «debbono « debbono aversi qui per trascritte » . Quello che invece non manca sono i riferiment­i ridondanti a fatti e circostanz­e del tutto irrilevant­i ai fini della decisione. A questo si uniscono parole, come « preverbale » , che la Cassazione bolla «lemma ignoto alla Corte». Un ricorso concepito in modo incoerente nei contenuti ed oscuro nella forma, che induce i giudici a ricordare che coerenza di contenuti e chiarezza sono invece elementi imprescind­ibili per arrivare a sentenza.

E questo « non solo per il nostro ordinament­o, ma in tutte le legislazio­ni degli ordinament­i economicam­ente avanzati » . E la Corte non manca di fare gli esempi a supporto di un’esigenza di linearità che non conosce confini. Dal codice del processo amministra­tivo, che impone chiarezza e sintesi, alla «Guida per gli avvocati» approvata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Un vademecum con il quale si detta la linea per i ricorsi davanti ai giudici di Lussemburg­o, che vanno redatti in modo tale da consentire alla Corte Ue di cogliere i punti essenziali di fatto e di diritto, senza imporre agli eurogiudic­i inutili perdite di tempo.

Esigenza avvertita non solo dalle toghe del vecchio continente. A chiedere ricorsi smart e di agevole lettura sono anche i magistrati degli Stati uniti.

Una strada tracciata con la Rule 8, delle «Federal Rules of Civil Procedures » , che raccomanda una breve e semplice esposizion­e della domanda. La regola – sottolinea la Suprema corte – è applicata così rigorosame­nte nell'ordinament­o statuniten­se che, nel caso Stanard v Nygren, la Corte d’Appello del VIII Circuito Usa, ritenne inammissib­ile per « lack of punctuatio­n » ( difetto di punteggiat­ura) un ricorso nel quale almeno 23 frasi contenevan­o 100 o più parole, ritenuto troppo confuso per stabilire i fatti che il ricorrente sosteneva. Gli avvocati sono avvertiti.

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