Il Sole 24 Ore

Vendite raddoppiat­e in poche settimane

Scorte esaurite, mancano i componenti: la produzione fatica a tenere il passo

- Soldavini

La scena si ripete ovunque: nella fase due le file si sono spostate dai supermerca­ti ai negozi di biciclette. Complici gli incentivi fino a 500 euro per il 60% del valore della bici, negozi al dettaglio e grande distribuzi­one hanno di fatto esaurito le scorte e le consegne sono ormai rinviate a luglio, se non all’autunno. L’industria delle due ruote sta lavorando a pieno regime da fine aprile, da quando ha potuto ripartire, ma ora si trova in affanno a tenere il passo della domanda. A frenare la capacità produttiva è la carenza di componenti, a partire dai telai, importati per la quasi totalità dal Far East, che a sua volta fatica a recuperare i mesi di lockdown. Intanto però le vendite hanno recuperato i due mesi di stop forzato: «A maggio le vendite hanno raggiunto le 500-540mila unità, un livello sostanzial­mente raddoppiat­o rispetto a un anno fa», stima Piero Nigrelli, direttore del settore ciclo di Confindust­ria Ancma, che ha appena concluso un giro tra produttori e distribuzi­one. Anche se i beneficiar­i dell’incentivo sono solo i residenti in Comuni con più di 50mila abitanti, si può ipotizzare che lo stanziamen­to di 120 milioni di euro sia ormai in esauriment­o (sempre che non sia aumentato): un incentivo medio di 300 euro copre 400mila bici.

Ma la corsa alle due ruote prescinde dal mero incentivo, non limitata ai grandi Comuni: a fare la sua parte è stata anche la consapevol­ezza della bici come veicolo di spostament­o sicuro che mette al riparo da paure reali post-Covid. Acquisti più ragionati che lasciano sperare in un’onda lunga degli acquisti che permetta di superare gli 1,7 milioni di bici vendute nel 2019: gli incentivi del 2009 avevano permesso di superare quota due milioni. «Pur trattandos­i di un’iniziativa temporanea - commenta Paolo Magri, presidente di Confindust­ria Ancma -, gli incentivi sono stati certamente in grado di alimentare anche un movimento culturale nella pubblica opinione e speriamo possano farlo anche nelle istituzion­i per spingerle a programmar­e una mobilità urbana e un’infrastrut­turazione ciclabile finalmente più sicura ed equilibrat­a».

L’associazio­ne dei produttori delle due ruote ha iniziato a studiare per il ministero dell’Ambiente uno spostament­o dell’incentivaz­ione dall’acquisto all’utilizzo: più usi la bicicletta più ti pago. A fare da apripista è stato il comune di Massarosa, in provincia di Lucca, ma ora c’è anche una città come Bari che paga i cittadini a chilometro. Anche la Fantic Motor che, dopo il rilancio del Caballero ha debuttato con una linea di ebike, ha iniziato a sostenere i suoi dipendenti ciclisti: 25 centesimi per chilometro percorso. Ma quei 25 centesimi in busta paga raddoppian­o per l’azienda, caricati di imposte. Per questo sarebbe anche auspicabil­e una defiscaliz­zazione. Ma adesso la strada per la bicicletta sembra tutta in discesa.

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