Occupazione Usa in crescita e le Borse mettono il turbo
Nasdaq a un soffio dal record, Wall Street vola. In Europa rialzi in media del 2,5%, Piazza Affari supera i 20mila punti (+2,82%): i mercati credono nella ripresa dell’economia
Dopo gli oltre 20 milioni di posti di lavoro persi ad aprile e la disoccupazione al 14,7%, negli Stati Uniti ci si aspettava un altro crollo dell’occupazione. A sorpresa, invece, a maggio i posti di lavoro sono cresciuti di 2,5 milioni. Festeggiano le Borse: Wall Street guadagna più del 3% e a Milano il Ftse Mib torna sopra i 20mila punti.
La giornata.
Le ultime settimane sono state caratterizzate da uno stillicidio di dati macro negativi che hanno fotografato gli effetti del virus sull’economia. Ma i mercati spesso li hanno ignorati perchè in qualche modo non hanno fatto altro che confermare uno scenario già scontato: quello di una recessione durissima a fronte della quale solo un massiccio stimolo fiscale e monetario può agire da antidoto. I numeri positivi del mercato del lavoro Usa (a maggio ci si aspettava un calo di 5,5 milioni di posti, c’è stato un aumento 2,5 milioni) hanno smontato la narrativa del declino economico post pandemia dimostrando, in maniera del tutto inattesa, che il paziente è in realtà più sano di quanto si potesse immaginare. E così la reazione positiva delle Borse, una volta tanto, è stata frutto non tanto della promessa di nuova medicina monetaria ma di un concreto segnale dall’economia reale.
Per le Borse, reduci da una lunga striscia positiva, è stato il pretesto giusto per un altro rally: a Wall Street il Dow Jones ha messo a segno un rialzo di oltre il 3% e il Nasdaq tecnologico si è riportato a un passo dai record di febbraio. In Europa i rialzi sono stati in media di due punti e mezzo percentuali con Francoforte a fare da traino. Il Dax ieri ha chiuso a 12847 punti in rialzo del 3,36 per cento. Sono numeri che non si vedevano dal 24 febbraio, appena prima che scoppiasse la pandemia nel Vecchio Continente. Dai minimi di fine marzo l’indice della Borsa di Francoforte ha recuperato oltre il 50% ed è a un passo dall’azzerare le perdite da inizio anno: il saldo da gennaio mostra un ribasso di appena 3 punti percentuali. È ancora lontana da questo traguardo Piazza Affari (- 14% da inizio anno) ma anche a Milano il recupero è stato notevole. In particolare nell’ultima settimana: quasi + 11% il rialzo del Ftse Mib che ieri ha guadagnato il 2,82% riportandosi oltre la soglia dei 20mila punti come non accadeva dai primi di febbraio.
I positivi dati macro americani hanno alimentato le speranze su una rapida ripresa dell’economia dopo il crollo senza precedenti delle attività per effetto del lockdown. Chi ne ha beneficiato di più sono stati i comparti “ciclici” più penalizzati dalla prospettiva di una recessione post- pandemia: rialzi consistenti si sono registrati sui titoli delle compagnie aeree (+ 4,88%), delle società petrolifere (+ 5,8%), delle case automobilistiche (+ 5,17%), delle assicurazioni (+ 4,15%) e delle banche (+ 6,19%). Questi ultimi due settori sono anche quelli che hanno guadagnato di più nell’ultima settimana registrando rialzi di oltre 16 punti percentuali. Il peso storicamente preponderante della finanza a Piazza Affari è una delle ragioni che spiegano il recente exploit della Borsa di Milano. I titoli degli istituti di credito, che nell’ultimo mese hanno recuperato oltre il 27%, hanno beneficiato del forte recupero dei BTp di cui sono i principali sottoscrittori. Lo spread si è ridotto di quasi 30 punti rispetto ai livelli di una settimana fa. Soprattutto grazie alla decisione della Bce di ampliare di 600 miliardi di euro la dotazione del Pepp (il piano straordinario di acquisto titoli varato per far fronte alla pandemia). Ieri lo spread è sceso di altri 4 punti ma non tanto per effetto di acquisti sui
BTp, i cui rendimenti sono rimasti relativamente stabili, quando per effetto del balzo dei tassi Bund. La forte propensione al rischio alimentata dai dati macro americani ha spinto gli investitori a scommettere sulle Borse scaricando la classe di investimento più gettonata con la pandemia: i beni rifugio. Così si spiegano le vendite sui titoli di Stato delle economie più solide come la Germania. Ma anche il calo del prezzo dell’oro.
Il Brent ha guadagnato il 5%, mentre il Wti sfiora oramai quota 40 dollari: cancellato l’effetto Covid