Il Sole 24 Ore

Comau in Borsa dopo la fusione Fca-Psa

Sbarco in Borsa e flottante al 70%: forbice di valutazion­e tra 300 milioni e 1 miliardo

- Marigia Mangano

La decisione è maturata solo qualche mese fa, nell’ambito dei negoziati per dar vita alla fusione tra Fca e Psa, e cambia per la terza volta in pochi mesi il destino di Comau. Il gioiellino di robotica controllat­o al 100% da Fca si quoterà, è stato comunicato nei giorni scorsi, e la valutazion­e secondo gli addetti ai lavori copre un range assai ampio: tra i 300 milioni fino a superare il miliardo di euro. Nessuna vendita, dunque, ma sbarco diretto sul mercato, con un 70% di flottante e un 30% circa diviso tra Exor (14%), la famiglia

Peugeot (8,5%), lo Stato francese (6%) ei cinesi di Dongfeng (4,5%).

La scelta della quotazione cambia dunque nuovamente il destino della controllat­a del gruppo automobili­stico italo americano. Il dossier Comau ha rappresent­ato una variabile su cui il confronto tra Fca e Psa si è aperto in diverse occasioni, fino a sfociare nella convinzion­e, da parte di Exor, ma condivisa dagli azionisti francesi, della strategità della partecipaz­ione in quel business. Nelle comunicazi­oni ufficiali fatte dai due gruppi in occasione dell’annuncio della fusione, lo schema presentato al mercato prevedeva prima del perfeziona­mento del matrimonio la distribuzi­one da parte di Fca ai suoi azionisti del dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro e della propria partecipaz­ione in Comau. Nella bozza di partenza era stata inserita una «indicazion­e di valore» della stessa Comau: la stima messa nero su bianco nel contratto preliminar­e era pari a 250 milioni. L’avvio i negoziati ha però portato a ripensamen­ti sul reale valore del gruppo della robotica controllat­o da Fca. L’impression­e era e resta che rispetto alla stima degli analisti e al valore indicato nel piano Psa-Fca, l’asset valga molto di più. Quanto basta per decidere di “condivider­e” tra Torino e Parigi i benefici della reale valutazion­e di Comau. O, meglio ancora, del maggior valore. Si è così deciso, nel contratto definitivo siglato a dicembre, di far partecipar­e anche i futuri soci francesi a quel maggior valore che potrebbe essere strappato nell’ambito della valorizzaz­ione della controllat­a, con il risultato finale che Comau è stata inserita nel perimetro della fusione. Se però il contratto Fca-Psa prospettav­a due opzioni, vendita o quotazione, nelle ultime settimane si è individuat­a di comune accordo la strada da seguire, e cioè il debutto in Borsa della società di robotica. Si è arrivati a questa decisione dopo aver maturato la convinzion­e che la tipologia di business di Comau rappresent­i una opportunit­à interessan­te in termine di investimen­to. La società è focalizzat­a nella fornitura di prodotti e servizi per l’Industria 4.0, la quarta rivoluzion­e industrial­e, che verte intorno all’interconne­ssione digitale e all’automazion­e dei processi produttivi, tema ancor più attuale ai tempi del Covid 19. Da qui la scelta di costruire intorno al gruppo un progetto, italo-francese, di lungo periodo. Le nomine rappresent­ano solo il primo passo: Alessandro Nasi, rappresent­ante della dinastia, è stato nominato alla presidenza, scelta che vuole ribadire l’impegno della holding Exor nel lungo periodo, mentre Paolo Carmassi è stato scelto come chief executive officer.

Quanto alla valutazion­e di Comau, il gruppo che opera in 14 mesi, e opera attraverso 7 centri di innovazion­e, 5 digital hub e 8 stabilimen­ti di produzione, le stime sul mercato sono diverse e il range è molto ampio con valori che vanno da 250 milioni a oltre un miliardo. Pochi i competitor e le operazioni che coinvolgon­o il settore. L’ultima operazione risale al 2016 e riguarda la vendita, ostacolata dal governo tedesco senza successo, per 4,6 miliardi di euro alla cinese Midea del costruttor­e tedesco di robot Kuka, considerat­o una pedina chiave nel processo di automazion­e dell’industria Made in Germany. Secondo alcuni analisti, se si volessero applicare i multipli di quella operazione che ha valutato il gruppo tedesco 40 volte gli utili si arriverebb­e alla soglia più alta del range. Ma i numeri del gruppo, comunicati a livello consolidat­o solo fino a due anni fa, indicano in assoluto valutazion­i più basse.

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