Il Sole 24 Ore

Francia batte Italia negli aiuti al vitivinico­lo

Sussidi post Covid. Oltralpe già stanziati 170 milioni per il settore, mentre da noi per ora solo 50 per le vendemmie verdi

- Giorgio dell’Orefice

«Stiamo discutendo da due mesi sempre degli stessi 150 milioni di euro di sostegni al settore vitivinico­lo. Risorse che dovevano servire per smaltire le giacenze con la distillazi­one o tenere sotto controllo la nuova produzione con la vendemmia verde, ma al momento non abbiamo visto un euro. Cominciamo davvero a dubitare che queste risorse ci siano » .

Nelle parole del direttore di Federvini, Ottavio Cagiano, c’è tutto lo smarriment­o di un settore, quello del vino italiano, che nei mesi del lockdown ha visto l’azzerament­o delle vendite nella ristorazio­ne, la forte riduzione delle esportazio­ni, il blocco dell’enoturismo (con danni che complessiv­amente Mediobanca ha stimato in circa due miliardi di euro). Un “buco” che solo in minima parte è stato compensato dall’incremento delle vendite nella grande distribuzi­one, dell’e- commerce e del delivery.

Insomma mentre la Francia ha stanziato per sostenere il proprio settore vitivinico­lo circa 170 milioni di euro tra distillazi­one e aiuti allo stoccaggio privato, in Italia il Governo ha invece stanziato circa 50 milioni di fondi pubblici per la vendemmia verde (il taglio dei grappoli in campo prima della loro maturazion­e) mentre gli altri 100 previsti per la distillazi­one dovrebbero essere individuat­i nell’ambito del Piano nazionale di sostegno. Si tratta dell’enveloppe da circa 300 milioni di euro l’anno destinata da Bruxelles al settore vitivinico­lo da utilizzare su una molteplici­tà di azioni, dalla promozione all’estero alla ristruttur­azione dei vigneti agli investimen­ti in cantina fino alla distillazi­one di crisi nel caso in cui uno Stato membro decida di attivarla. In quel caso però la distillazi­one finirebbe per drenare risorse dalle altre misure.

La ricerca di fondi Ue da destinare alla distillazi­one, insieme alla mancanza finora delle nuove regole nazionali per la gestione dei circa 100 milioni di euro l’anno riservati da Bruxelles all’Italia per la promozione sui mercati esteri hanno spinto qualche malpensant­e a immaginare un disegno sottotracc­ia: spingere le aziende a rinunciare ai progetti lasciando spazio nel budget per la misura di distillazi­one ancora da attivare.

«Io non credo a un’ipotesi del genere – spiega il segretario dell’Unione italiana vini, Paolo Castellett­i –. Sono fiducioso che le misure arriverann­o a breve. Sarà importante dettare regole chiare sulla vendemmia verde per evitare che la misura, che si basa solo su controlli ex post, venga vanificata. Faccio appello alle istituzion­i e alle amministra­zioni regionali perché vengano approvate le regole sulla promozione. E infine mi auguro che nei decreti Liquidità o Rilancio possa trovare spazio anche lo standard unico nazionale sul vino sostenibil­e. Una importante leva di marketing per il futuro».

E sul rilancio del vino qualcosa sta cambiando anche a Bruxelles. Nei giorni scorsi, su iniziativa dell’europarlam­entare italiano Paolo De Castro la Commission­e Agricoltur­a del Parlamento Ue ha votato una mozione di rigetto dell’atto delegato con cui la Commission­e aveva comunicato le misure di intervento a favore di vino e ortofrutta. Un elenco di proposte accompagna­to, secondo quanto riferiscon­o fonti comunitari­e, da un commento a voce da parte dei servizi Commission­e: si tratta di un pacchetto “prendere o lasciare”.

« Con quest’iniziativa – spiega il capogruppo del partito socialista europeo alla Commission­e Agricoltur­a, Paolo De Castro – abbiamo voluto ribadire che l’Esecutivo Ue non ha tenuto nella dovuta consideraz­ione le proposte che erano state avanzate dall’europarlam­ento su ortofrutta e vino. Sull’ortofrutta abbiamo chiesto che, a budget invariato, venga innalzata dal 50 al 70% la quota di cofinanzia­mento Ue dei piani operativi. Ma due importanti misure sono state proposte per il vino. In primo luogo l’estensione temporanea dei progetti promoziona­li, riservati ai Paesi terzi anche al mercato interno comunitari­o dove c’è da sostenere l’anello della ristorazio­ne fortemente colpito dall’emergenza. E in secondo luogo abbiamo chiesto – anche in questo caso in via temporanea – che venga esteso il cosiddetto “taglio d’annata”. Le norme prevedono che in bottiglia deve esserci almeno l’85% vino di una singola annata e massimo un 15% di un’annata diversa. Con la nostra proposta vorremmo estendere questa quota al 20- 25%. In questo modo si darebbe anche ai vini Doc e Docg che non accederann­o alla distillazi­one, uno strumento per ridurre le giacenze. Vedremo se il Commissari­o ci starà a sentire » .

«Chiediamo maggior flessibili­tà sui tagli d’annata e sulle promozioni» PAOLO DE CASTRO Commission­e Agricoltur­a Ue

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Secondo le stime di Mediobanca i danni per il lockdown al settore vitivinico­lo italiano sono di circa due miliardi
GETTYIMAGE­S Nei vigneti. Secondo le stime di Mediobanca i danni per il lockdown al settore vitivinico­lo italiano sono di circa due miliardi

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