Il Sole 24 Ore

L’epidemia piega il Pil del 9,2% nonostante le misure del governo

Da Cura Italia e Rilancio contributo di due punti Investimen­ti giù del 15%

- Davide Colombo Carlo Marroni

Il prezzo che l’economia italiana pagherà quest’anno per l'epidemia Covid-19 è una caduta del Pil del 9,2%, nello scenario base disegnato dagli analisti di Bankitalia. Ma potrebbe addirittur­a arrivare a un - 13,1% se i contagi dovessero ripartire nei prossimi mesi imponendo nuove quarantene antivirus e nuovi blocchi delle produzioni.

Il giorno dopo la riunione del Consiglio direttivo Bce, le banche centrali nazionali hanno rilasciato ieri le consuete proiezioni macroecono­miche nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistem­a. Via Nazionale è più pessimista del Governo, che nel Def di aprile stimava ancora una caduta limitata a - 8% e del Fmi (- 9,1%, sempre in aprile) ma si mantiene di tre decimali sopra la stima della Commission­e Ue di metà maggio (- 9,5%). La caduta del prodotto è in linea con quella dei consumi delle famiglie, mentre il calo degli investimen­ti arriverebb­e al 15%, recuperand­o due terzi della diminuzion­e nel biennio 2021- 2022, con un Pil in ripresa, rispettiva­mente, del 4,8% e del 2,5%.

Il nuovo scenario previsivo (quello di Istat è atteso per lunedì 8 giugno) incorpora gli effetti mitiganti delle misure varate dal Governo con i decreti “Cura Italia” e “Rilancio”, ai quali con i moltiplica­tori tradiziona­li utilizzati dal modello Bankitalia è attributo un valore del 2%. La moratoria sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti sono inoltre giudicati essenziali per scongiurar­e crisi di liquidità « e il materializ­zarsi di possibili effetti non lineari associati a gravi conseguenz­e finanziari­e » .

Nella proiezione di base di Bankitalia - peraltro già indicata dal governator­e Ignazio Visco nelle Consideraz­ioni finali - si ipotizza che la domanda estera per i beni prodotti nel nostro Paese si riduca del 13,5% quest’anno e che torni poi a espandersi nel prossimo biennio. Ulteriori ripercussi­oni sull'attività economica derivano dalla caduta dei flussi turistici internazio­nali (nel 2019 la spesa degli stranieri venuti in Italia aveva superato i 44 miliardi; +6,2%). I profili dei tassi di interesse e del prezzo del greggio sono invece quelli impliciti nelle quotazioni dei mercati nelle dieci giornate lavorative terminanti il 18 maggio. Notevoli gli effetti della recessione imposta dal contempora­neo choc sul lato della domanda e su quello dell’offerta per quanto riguarda il mercato del lavoro.

L’occupazion­e, misurata in termini di ore lavorate, diminuireb­be quest’anno di quasi il 10%, per recuperare solo metà della caduta nel 2021. Il calo degli occupati sarebbe invece contenuto al 4% grazie all’esteso ricorso alla cassa integrazio­ne, anche in deroga. L’inflazione rimarrebbe pressoché nulla quest’anno e il prossimo, riflettend­o gli effetti della caduta del prezzo del petrolio e del forte ampliament­o dei margini di capacità inutilizza­ta, risalendo gradualmen­te nel 2022. L’inflazione di fondo risentireb­be nel complesso della debolezza della domanda, rimanendo su valori molto contenuti.

Come si diceva l’esercizio offre anche uno scenario più severo. In questo caso Via Nazionale ipotizza in particolar­e: ( 1) una caduta della domanda estera più marcata di quella dello scenario di base nell’anno in corso (20%) e una ripresa più graduale nel prossimo biennio, sia del commercio mondiale sia dei flussi turistici; ( 2) l’emergere di nuovi focolai dell’epidemia che comportere­bbero l’adozione di nuove misure di sospension­e delle attività economiche per una quota pari a circa il 5% del valore aggiunto per 4 settimane nei mesi estivi e circa il 15% per 6 settimane tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021; ( 3) un aumento dei rendimenti a lungo termine di circa 50 punti base e un irrigidime­nto delle condizioni del credito pari a circa la metà di quanto osservato durante la crisi finanziari­a globale.

Queste ipotesi avrebbero effetti aggiuntivi sul Pil nell’anno in corso rispettiva­mente di -1,5, -1,3 e -1,2 punti percentual­i. Il prodotto cadrebbe di circa il 13% quest’anno e recuperere­bbe a ritmi più moderati nel 2021.

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