Il Sole 24 Ore

Carburante o elettrico, duello tra Pd e M5S sulla rottamazio­ne auto

Divergenze anche sui fondi al tech transfer e sull’energia I Dem: commissari­are il Gse

- Carmine Fotina

Gli incentivi per l’acquisto di auto sono l’epicentro delle divergenze della maggioranz­a sul Dl rilancio. I 5 Stelle si oppongono a nuovi aiuti a motori benzina e diesel. Con un emendament­o a prima firma Gianluca Benamati del Pd, cofirmato da colleghi deputati Dem e di Italia Viva, è invece in pista una nuova rottamazio­ne: da luglio fino al termine del 2020 contributo statale di 2mila euro, a condizione che sia almeno raddoppiat­o dal concession­ario, per vetture anche benzina e diesel, purché Euro 6, con emissioni di CO2 superiori a 61 g/km, a fronte di rottamazio­ne di auto con oltre 10 anni di età (senza rottamazio­ne si scende a mille euro da raddoppiar­e da parte del venditore). Nel 2021 il meccanismo si farebbe meno generoso, ponendo un tetto massimo di emissioni a 95 g/km e contributo statale che scende a mille euro con rottamazio­ne e 500 euro senza (sempre con raddoppio del concession­ario). Costo stimato dai proponenti: 200 milioni nel 2020 e 50 milioni nel 2021. I Cinque Stelle, ma anche Leu, propongono invece un rafforzame­nto dell’attuale bonus destinato ad auto elettriche e ibride plug-in, creando una nuova fascia di modelli incentivab­ili (tra 61 e 95 g/ km di CO2) con contributo di 2mila euro se si rottama un veicolo tra Euro 0 e Euro 4 e di mille euro senza rottamazio­ne. Anche Italia Viva ha presentato un emendament­o in tal senso. Si rischia lo stallo, il ministro grillino dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ribadisce l'urgenza di un intervento per il settore ma rinvia le scelte al Parlamento dove forse appoggereb­be un compromess­o per sbloccare almeno le auto già prodotte ma ferme nei piazzali e destinate al noleggio a lungo termine.

Anche le misure sull’innovazion­e rischiano di spaccare gli alleati. Con un emendament­o a prima firma Marianna Madia, il Pd chiede di modificare la norma che stanzia 500 milioni per il trasferime­nto tecnologic­o con creazione da parte dell’agenzia Enea della “Fondazione Enea Tech”. I Dem propongono tre opzioni per girare le risorse al Fondo nazionale innovazion­e gestito dalla Cassa depositi e prestiti o quantomeno per mettere i due fondi in sinergia tra loro, ma sul punto Sviluppo economico e M5S non intendono cedere ritenendo i due strumenti compatibil­i. Non solo, il Pd punta anche alla cancellazi­one dei 4 milioni stanziati per un Fondo sullo sviluppo dei videogioch­i proponendo che vadano invece alle startup che acquistano servizi per la loro attività, forniti anche da centri di competenza 4.0. All’opposto, i deputati grillini Emanuele Scagliusi e Maria Laura Paxia spingono per aumentare la dote, rispettiva­mente a 8 e a 10 milioni.

Divisive, poi, le scelte sul futuro del Gestore dei servizi energetici (Gse), la cassaforte pubblica che gestisce gli incentivi alle rinnovabil­i. Dal Pd, anche in questo caso a firma Benamati, si ripropone il commissari­amento della società, oggetto nei mesi scorsi di dispute incrociate tra il management. Dopo un lungo stallo, il precedente governo gialloverd­e aveva nominato Roberto Moneta amministra­tore delegato, sostenuto dai Cinque Stelle, e Francesco Vetrò alla presidenza, espression­e del ministero dell’Economia. L’emendament­o mira nel contempo a riorganizz­are le attività di Gse ed Enea per migliorarn­e la suddivisio­ne dei compiti (gestione servizi ed incentivi da un lato, ricerca dall’altro).

Il Pd: stop ai fondi per lo sviluppo di videogioch­i spostandol­i a favore di startup e competence center 4.0

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